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Il film da vedere nel weekend Momenti di trascurabile felicità

Il film da vedere nel weekend Momenti di trascurabile felicità
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Regia: Daniele Luchetti.
Con: Pif, Thony, Renato Carpentieri, Angelica Alleruzzo, Francesco Giammanco.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Daniele Lucchetti è uno dei casi in cui si può dire senza difficoltà che il transito fra i vari mestieri del cinema sia produttivo. Si è specificato spesso come non sempre sia una scelta vincente, per un attore, quella di mettersi dietro la macchina da presa (vale ovviamente anche il viceversa), ma qui il confine fra interprete e regista sembra poroso in senso particolarmente positivo. Lucchetti ha partecipato, come forse si ricorderà, a due piccoli capolavori del cinema italiano come Palombella rossa e Aprile, entrambi diretti da Nanni Moretti, eppure sin dal 1983 lo vediamo impegnato anche in qualità di regista (il suo debutto è con Juke-Box). Dal punto di vista autoriale, la sua carriera non è stata priva di cadute anche piuttosto evidenti (si pensi a La settimana della sfinge o ad Arriva la bufera), eppure Lucchetti è riuscito anche a regalarci alcune piccole gemme come La scuola, uno dei ritratti più memorabili di che cosa voglia dire insegnare in un Paese già profondamente attraversato da contraddizioni culturali.

 

 

Il suo ultimo lavoro, Momenti di trascurabile felicità, sembra superare ogni più rosea aspettativa e si presenta come un film intimo e lirico, dotato di una dimensione personale e che ricorda – appunto – i migliori lavori di Lucchetti. Protagonista è il palermitano Paolo, ingegnere sposato con due figli. La sua vita, apparentemente piuttosto ordinaria, viene scossa dalle fondamenta nel momento in cui viene tragicamente investito da un’auto. Il momento, sulla carta grandemente drammatico, dà in realtà il via a una esplorazione del Regno dei Cieli, in cui Paolo dovrà fare i conti con le sue inadempienze e con la sua (ormai evidente) mediocrità. Muovendo da due best-seller letterari di Francesco Piccolo, Lucchetti compone un film che supera l’impostazione originaria dei testi e produce una narrazione delicata ed elegante, capace di commuovere e interrogarsi, senza l’acredine che contraddistingue tanto cinema impegnato, sulle condizioni dell’uomo nell’Italia di oggi. Momenti di trascurabile felicità è un film interessante perché riesce, pur mantenendosi lontano dagli eccessi pensosi a cui il cinema d’autore solitamente ci abitua, a catturare tutta una serie di atteggiamenti, gesti, simboli e comportamenti in cui è facile rispecchiarsi.

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La morte di Francesco costituisce per lui un vero e proprio momento di riesame, tanto più che i nodi del film si situano tutti dopo questo evento (che diversamente avrebbe potuto essere capitale). È così che emerge l’idea dell’uomo/marito/padre che Lucchetti e Piccolo trasmettono nel film, un ritratto consapevole e mai amaro, ma anzi profondamente empatico, di un uomo qualunque, ordinario in tutto ciò che fa. Sembra esserci molto del Nanni Moretti migliore in questo film, di cui però Lucchetti non sembra abbracciare il pessimismo spesso amaro. Momenti di trascurabile felicità è un film leggero ma potente nel suo mobilitare emozioni comuni e mai banali. Una visione in grado di scavare trasversalmente nel pubblico, riuscendo a colpire – seppure con toni diversi – quasi ogni fascia di spettatori. Senza dubbio uno dei migliori lavori di Lucchetti.

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