Fino a sabato 6 dicembre

Quanti "grattanuvole" a Milano Una mostra sulla città che sale

Quanti "grattanuvole" a Milano Una mostra sulla città che sale
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Milano è una città che si alza davvero verso il cielo. Dalla torre Velasca (datata ormai 1958) agli attuali grattacieli, il capoluogo lombardo è il simbolo di una metropoli che cresce sempre di più, soprattutto in altezza. Con la mostra Grattanuvole. Un secolo di Grattacieli a Milano organizzata dalla Fondazione Riccardo Catella e aperta fino al 6 dicembre, la città rende omaggio alle sue vertiginose altezze e ai relativi panorami.

In verità, la mostra vede la collaborazione della Fondazione con il Politecnico di Milano e si propone di indagare, in prospettiva dei prossimi sconvolgimenti urbani del capoluogo, la visione urbana futura. Guardata dall’alto, Milano è una città che da sempre coniuga il suo apparato storico con la “sfida al cielo”, e in quest’ottica il suo profilo non ha nulla da invidiare a quello delle più famose metropoli mondiali. Dopo un periodo di fermo, in questi mesi di preparazione all’Expo, la rincorsa alle nuvole sta facendo segnare una notevole impennata e nuovi grattacieli spuntano all’orizzonte.

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La mostra. In pochi anni lo skyline di Milano ha spostato il suo limite oltre i 100 m di quota. Grattanuvole, curata da Alessandra Coppa, Giuseppe Marinoni e Lucia Tenconi, ripercorre questo orizzonte attraverso 80 grattacieli. Fotografie d’autore, prospetti, fasi di costruzione documentate da archivi comunali e privati raccontano questa storia partendo dal “grattanuvole” dell’ingegnere Achille Manfredini (1910) fino ai progetti di Porta Nuova della nuova Milano. In mezzo ci sono le visione futuriste dell’architetto Antonio Sant’Elia e gli avveniristici virtuosismi tecnologici di Cesar Pelli. Poi i nuovi grattacieli di Porta Nuova, simbolo dell’estensione del centro direzionale e i grattacieli di piazza della Repubblica, il Pirelli, la torre Galfa. Nel progetto anche un’opera site-specific dal titolo Nociòn Transversal Grattacielli 014-1/2, alta 8m e realizzata dall’artista messicano Raymundo Sesma.

Ampio spazio è dato al racconto di questa storia milanese attraverso le immagini fotografiche di Marco Garofalo e una serie di video-interviste a progettisti e architetti, a giornalisti e critici dell’architettura come Francesco Dal Co, Carlo Olmo, Mario Botta, Pierluigi Nicolin, Stefano Boeri, Cino Zucchi, Italo Rota, Fulvio Irace. Il Politecnico di Milano, invece, si esibisce su touch screen con le schede dei progetti realizzati dagli studenti del corso di Storia dell’architettura contemporanea.

Intanto, tutta la città è stata resa partecipe della mostra: indizi e segnali sono stati disseminati per tutto il tessuto urbano. Dal video con i grattacieli storici che si incontrano durante il percorso del tram 1, ai grandi bolli adesivi posizionati a terra lungo il percorso pedonale dalla stazione della metropolitana di piazza Repubblica, passando per via della Liberazione e piazza Gae Aulenti fino alla Fondazione Riccardo Catella. I bolli riproducono la silhouette di alcuni dei grattacieli e accompagnano i visitatori alla meta. Il catalogo è in versione digitale e disponibile online, un ebook ricco di importanti interventi che ricostruiscono un secolo di trasformazioni urbane.

Spazio ai Lego. LEGO® è sponsor ufficiale della mostra e i mattoncini colorati sono più di un semplice corredo all’esposizione: sono stati messi a disposizione per “giocare” con una nuova Milano. E dieci fra i più importanti studi di architettura della città hanno realizzato 10 torri per il futuro di Milano, costruite con i nuovi mattoncini Architecture e messe in mostra come vere e proprie opere d’arte. C’è da scommettere che alcune di queste torri giocattolo svetteranno un giorno verso il cielo di Milano.

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La storia dei grattacieli di Milano. Il naso all’insù i milanesi cominciarono a metterlo negli anni Venti (se si tralasciano le case torri e le altre strutture medievali). Addirittura sono chiamati “grattacieli” i due palazzi gemelli di nove piani in piazza Piemonte in stile vagamente déco del 1923. Ma la prima sfida della Milano moderna all’altezza è rappresentata dalla Torre Littoria, ora Torre Branca, un puro scheletro strutturale situato all’interno del Parco Sempione su progetto di Gio Ponti, Cesare Chiodi ed Ettore Ferrari costruita fra il gennaio e l’agosto del 1933 in occasione della V Triennale, che tuttavia non va oltre al sacro primato della “Madunina”.

Nel 1937 Alessandro Rimini realizza il primo grattacielo di Milano a quota 60 metri, la Torre Snia Viscosa in San Babila mentre Mario Bacciocchi alza due anni dopo la meno celebrata Torre Locatelli in piazza Fiume (ora piazza Repubblica). Poi la guerra e la torre di piazza della Repubblica degli architetti Luigi Mattioni, che nel 1952-54, inaugura la serie degli edifici altissimi. Nel 1956 si inizia la costruzione della più controversa torre milanese, la Velasca, degli architetti Lodovico Belgioioso, Enrico Peressuti ed Ernesto Nathan Rogers, inaugurata 2 anni dopo. Nel ’60 arriva il grattacielo Pirelli e a poca distanza la Torre Galfa di Melchiorre Bega.

Oggi Milano vive una nuova geografia urbana, un nuovo skyline che coinvolge, in particolare, la zona Garibaldi-Repubblica e l’area dell’ex Fiera Campionaria con il progetto di CityLife.

Grattacielo o casa torre. Le architetture italiane che svettano, non sempre vengono definite grattacieli: a volte si preferisce chiamarle torri o casa alta. Proprio sull’idea di “abitare alto” i meneghini hanno creato una loro particolare identità. Primo esempio è la villa-sovrapposta degli anni Trenta, che culmina con la Torre al Parco di Vico Magistretti e si estende nel progetto del Bosco Verticale di Boeri Studio e nella Torre Solea di Caputo Partnership: una nuova espressione dell’abitare in alto, in un nuovo rapporto interno-esterno, dove lo spazio è prolungato oltre i limiti della cortina con balconi, logge e spazi di mediazione.

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