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La marcia per il Bocia, la delusione e quel bell'applauso a fine match

La marcia per il Bocia, la delusione e quel bell'applauso a fine match
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Dietro una fotografia si nasconde un mondo. Non basta vedere e giudicare, bisogna capire. Istantanea numero uno: i tifosi in marcia per il Bocia. Istantanea numero due: Gasperini che tende la mano a Toloi sdraiato a terra dopo il fischio finale. Istantanea numero tre: l’applauso della gente per una squadra che perde ma cui non puoi dire proprio niente. Atalanta-Sampdoria 0-1 è un mezzo dramma sportivo, la classifica è talmente brutta che nemmeno la figlia di Fantozzi si avvicina e allora cosa possiamo fare? Cosa resta da fare? Semplice, semplicissimo: su le maniche e tutti a lavorare.

 

 

La marcia per il Bocia prima della gara. L’appuntamento è alle 12.30, il corteo parte alle 13 ma alla fine i tempi si dilatano un po’. La marcia per il Bocia inizia alle 13.20 e si snoda pacificamente nelle vie intorno allo stadio: il triangolo Baretto-Borgo Santa Caterina-stadio è difficile da "dipingere", ma pregno di significato per chi vuol capire: pochi o tanti che siano, i tifosi della Nord hanno ribadito il concetto e vogliono di nuovo il Bocia in Curva. Il sole di ottobre sembra primaverile, cori e battimani sono seguiti da tutti con grande attenzione e poi ci sono gli striscioni appesi a completare un messaggio che da settimane viene proposto senza soluzione di continuità. «Tutti per Claudio perché torni a vivere questa realtà. Glielo dobbiamo noi, glielo deve la città» e «Claudio Libero» sono quelli più significativi. I contorni della vicenda ormai sono arcinoti e questa volta rimpolpano un pre-partita che tutti sperano possa essere l’antipasto della riscossa. Invece presto diventa un boccone amarissimo.

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Primo tempo: i legni d’autunno servono per la stufa. Nella prima frazione di gioco, nonostante una supremazia territoriale abbastanza marcata in cui la Sampdoria comunque non rinuncia a giocare, l’Atalanta attacca e fallisce tre occasioni dal gol colossali. La prima capita sui piedi di Hateboer: l’olandese, da due passi, manda sopra la traversa e i moccoli che volano in tribuna non sono ripetibili, pena squalifica per almeno dieci giornate. Altro che la blasfemia di Gasperini a Ferrara. Nella seconda metà del primo tempo, a distanza di una manciata di minuti uno dall’altro, ecco i due pali di Zapata (testa) e Gomez (frustata di destro in corsa). Ora, va bene che il freschino di questo periodo suggerisce l’accensione delle prime stufe, ma dei legni, in campo, ne facciamo volentieri a meno. Se li portassero a casa gli interessati, i legni, noi vogliamo i gol e stavolta ci si mette anche un pizzico (doppio) di sfiga dei giorni migliori. E i tifosi? Meglio non riportare...

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Secondo tempo: segna il pugile, Atalanta al tappeto. Nella ripresa, dopo 76’ minuti di gioco e con una spinta degli orobici che cala visibilmente, ecco la beffa di Tonelli, che di testa la mette nell’angolino lontano. Il “pugile”, soprannome coniato per il difensore dopo l’alterco con Denis negli spogliatoi al termine di un Atalanta-Empoli di qualche stagione addietro, anticipa nettamente Barrow che vaga per la propria area senza meta e supera Gollini facendo cadere lo stadio nel dramma. Il finale di gara è tutto cuore: l’Atalanta ci prova a pieno organico, compreso il portiere, ma sul sinistro di Toloi al 92' è Audero a dire ancora di no lasciando la squadra di Gasperini ferma al palo. Anzi, ai pali. Sulle tribune ci sono facce sconvolte dalla preoccupazione, qualcuno evidentemente non forgiato da anni a stropicciarsi le mani per salvezze strappate all’ultima giornata lascia lo stadio in anticipo e quindi al fischio finale non si gode quello che è l’unico spettacolo di giornata andato in scena dentro il rettangolo verde.

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Rialzati Atalanta: noi ci siamo. A partita finita, i giocatori atalantini crollano a terra. Perfino Masiello, con la gamba fasciata e una zoppia che non piace per nulla, è in campo con i compagni e per una decina di secondi tutto allo stadio sembra fermarsi. Poi, ecco i due gesti cui aggrapparsi per il futuro. Gasperini, partito dalla sua panchina, raggiunge Toloi in area e lo invita ad alzarsi: in quella mano tesa e in quegli occhi che trasudano fastidio e rabbia per la situazione, ci sono tutte le fondamentali doti del mister di Grugliasco. La Curva, pochi istanti dopo, inizia ad applaudire. Bergamo capisce e reagisce, ai giocatori non si può dir nulla visto che ci hanno messo tutto, ma da quell’abbraccio collettivo arriva una spinta che non è solo di sostegno ma di completo e incondizionato supporto. «Non camminerai mai sola», recita uno degli slogan della Nord e i tifosi veri lo sanno bene e si stanno già organizzando per Chievo: andare a Dortmund è roba per tutti, esserci a Verona sarà roba per chi ama davvero questi colori. Stiamo vicini ai ragazzi, non abbiamo alternative.

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