Donna nuda sul palco

La merda ha conquistato il mondo Ora va in scena anche a Bergamo

La merda ha conquistato il mondo Ora va in scena anche a Bergamo
Pubblicato:
Aggiornato:

È opera di un drammaturgo bergamasco, Cristian Ceresoli, ma a Bergamo non è mai andato in scena (a Urgnano invece sì, nel 2015). Giovedì 6 aprile, ore 21, all’Auditorium di Piazza della Libertà (13 euro), si colma questa lacuna. In generale, sono molti i teatri italiani che non ne hanno voluto sapere. Troppo estremo, troppo provocatorio, troppo brutale, La merda. Troppo. Ma anche tanto sublime, come sublime è la prova d’attrice di Silvia Gallerano. Nell’anno di nascita, il 2012, lo spettacolo ha vinto il First Award all’Edinburgh Festival Fringe, nella categoria Writing Excellence: praticamente l’equivalente dell’Oscar, nel teatro europeo, che proprio in Scozia celebra le prove più riuscite, con grande apertura verso ricerca e avanguardia. La merda è dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia e ha da subito conquistato la stampa inglese. «Sette piccoli fari puntati al centro, stretti, glaciali, in perfetto stile spot pubblicitario – scriveva Ceresoli nella presentazione -. L’interprete, nuda, sta già su di un piedistallo da circo all’entrare in sala dell’umanità (o pubblico). Ora, tenendo il microfono tra le mani, mugugna l’inno nazionale. Poi dà sfogo al proprio flusso interiore nelle sue (inumane) escursioni vocali. Si vede la voce di una femmina che insegue il suo successo con seriosa ferocia da belva e lucida determinazione assassina».

3202997_orig
Foto 1 di 4
17523181_10155352928873274_8463520598356478225_n
Foto 2 di 4
Silvia Gallerano_La Merda_279_DESAT_CUT (2)
Foto 3 di 4
Silvia-Gallerano_La-Merda_Jan13_Photo-by-Valeria-Tomasulo-22
Foto 4 di 4

Da 5 anni in giro per il mondo. Da 5 anni La merda («una parola che si dice spesso e non si scrive mai», dice Ceresoli) raccoglie premi, critiche entusiaste e sold out in Europa e nel mondo. Vanta oltre trecento repliche ed è arrivato in Brasile, in Canada, in Australia. È stato tradotto in inglese, greco, danese, ceco, spagnolo, gallego, portoghese, francese e tedesco. Un clamoroso fenomeno che ha da tempo rotto i confini del teatro e che viene seguito quasi come un concerto rock, all’estero più che dentro i confini nazionali. Lo spettacolo arriva come uno schiaffo. E il nudo è necessario, racconta la vulnerabilità di un personaggio mostruoso e fragilissimo, che si spoglia molto al di là della sua nudità. Una bulimica e rivoltante confidenza pubblica di una giovane donna brutta che tenta con ostinazione, resistenza e coraggio, di aprirsi un varco nella società delle cosce e delle libertà. L’attrice è vestita solo di un rossetto fiammante e dalla maschera che il suo volto forma plasmando la schizofrenica disperazione del proprio personaggio. Una tragedia in tre tempi, che attraversa le miserie e le banali ambizioni di una ragazza ad ascendere a quel posto in paradiso garantito a tutti che è la televisione. Il tutto passa attraverso il ciclo naturale del nutrimento, trasformazione ed eliminazione attuato dal corpo ma non solo: si ripercorre un’esistenza dai 13 ai 40 anni, saltando dal passato al presente come se fosse un unico suono, dando anche voce a decine di altri personaggi. Lo spettacolo ha come spinta propulsiva il disperato tentativo di districarsi da un pantano o fango, ultimi prodotti di quel genocidio culturale di cui scrisse e parlò Pier Paolo Pasolini all’affacciarsi della società dei consumi. Quel totalitarismo, secondo Pasolini, ancor più duro di quello fascista poiché capace di annientarci con dolcezza.

 

 

Chi l’ha portato in città. La Merda arriva a Bergamo grazie al negozio di dischi (e studio di registrazione) Suono 1981 di Zanica. L’autore, dopo aver lasciato Bergamo a 18 anni, oggi, 24 anni dopo, vive tra Londra e Roma. «Il titolo e la nudità sono scelte estetiche in un’opera d’arte e poesia che ci riguarda tutti, è sbagliato storcere il naso — dice al Corriere della Sera Bergamo —. Siamo da sempre tormentati dal chiacchiericcio e se domani saremo in scena il merito spetta a Giorgio Gagliano, il nostro fonico, che si è accollato il rischio. Anche se essere al confino è stata la nostra fortuna. Siamo usciti dai soliti circuiti, come fanno i musicisti, e ci siamo aperti un varco».

Seguici sui nostri canali