Sotto Piazzale Oberdan

L'albergo diurno di Milano riaperto Un angolo di passato ancora intatto

L'albergo diurno di Milano riaperto Un angolo di passato ancora intatto
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Le aperture straordinarie del FAI, si sa, riservano sempre sorprese eccezionali, ma quelle che lo scorso gennaio hanno consentito ai milanesi - e non solo - di riscoprire il gioiello che avevano sotto i piedi hanno riacceso l’animo e la meraviglia di molti. E ora per fortuna si replicherà, il 28 maggio (già sold out), l'11 e il 25 giugno (prenotazioni qui). Stiamo parlando della riapertura dell’Albergo Diurno Venezia, uno splendido luogo sotterraneo elegantemente decorato che parla di una Milano e un’Italia degli anni Venti, svelandosi sotto piazzale Oberdan come una fotografia in bianco e nero che torna a colori. Una magia che si deve a una serie di coincidenze: un piazzale da ristrutturare, uno studio di Stefano Masi e Pierfrancesco Sacerdoti che ricorda a tutti cosa ci sia sotto il vecchio Piazzale Venezia (ora Oberdan) e un convegno del FAI realizzato a inizio 2014 proprio sull’argomento.

Fatto sta che il 9 gennaio 2016, a 90 anni esatti dalla prima inaugurazione, i milanesi sono tornati nel Diurno Venezia, o almeno lo hanno fatto quei pochi privilegiati che hanno prenotato per tempo, visto che le condizioni del luogo sono ancora delicate. Al Diurno si accede dalla metropolitana e le immagini che sono rimbalzate frenetiche sui media mostrano un edificio sotterraneo in completo stile Decò, nascosto fra le strade di una città - Milano - che di quel gusto è stata maestra grazie ad illustri rappresentati. Uno fra tutti, Piero Portaluppi, che è l’architetto che lavorò alla progettazione del Diurno e lo rese così speciale e affascinante.

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Sarah Lucas – INNAMEMORABILIAMUMBUM Albergo Diurno Venezia, Milano Courtesy Fondazione Nicola Trussardi e miart Photo: Marco De Scalzi.

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Sarah Lucas – INNAMEMORABILIAMUMBUM Albergo Diurno Venezia, Milano Courtesy Fondazione Nicola Trussardi e miart Photo: Marco De Scalzi.

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Sarah Lucas – INNAMEMORABILIAMUMBUM Albergo Diurno Venezia, Milano Courtesy Fondazione Nicola Trussardi e miart Photo: Marco De Scalzi.

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Sarah Lucas – INNAMEMORABILIAMUMBUM Albergo Diurno Venezia, Milano Courtesy Fondazione Nicola Trussardi e miart Photo: Marco De Scalzi.

Conservato meravigliosamente. Il miracolo sta nel suo buon stato di conservazione. La suggestione che provoca il luogo è amplificata dal suo stato di conservazione che, seppur sottolinea la necessità di urgenti restauri, lascia immaginare completamente l’atmosfera di un tempo magico, fatto di treni alimentati a vapore, cappelli e valigie in pelle. Contrariamente alle previsioni, il Diurno Venezia ha potuto conservarsi abbastanza bene perché i suoi locali non sono stati riconvertiti, come successo ad altri suoi fratelli. La struttura è stata abbandonata pian piano senza in realtà essere modificata e questa è una cosa incredibile, se si considera che la maggior parte degli artigiani presenti ha chiuso negli anni Novanta, ma un barbiere è stato attivo fra questi spazi fino al 2006.

La storia degli alberghi diurni e quanti ce ne sono in Italia. Grazie alla recente ricerca condotta da Stefano Masi e Pierfrancesco Sacerdoti, possiamo sapere qualcosa di più su queste strutture e sul loro numero. I diurni sono strutture nate in Italia negli anni immediatamente precedenti la Grande Guerra grazie ad alcuni illuminati imprenditori (fra cui Cleopatro Cobianchi), che consentivano a cittadini e viaggiatori di avere cura del proprio corpo e della propria igiene personale con prezzi bassi e a portata di un’ampia forbice sociale. Non solo, i diurni offrivano una serie di servizi: biglietterie ferroviarie, lavanderie e stirerie, fattorini, noleggio e vendita di articoli personali, agenzie postali, turistiche e commerciali, servizi di dattilografia e oreficerie.

 

 

Di diurni Cobianchi ne esistevano tre a Roma, due a Napoli e uno rispettivamente a Bologna, Milano, Imola, Pisa, Padova, Verona, Ancona, Parma, Palermo, e Brescia. Gli unici a tutt’oggi oggetto di interventi di recupero e di restauro sono stati quello di Milano e quello di Pisa. La maggior parte dei diurni oggi è scomparsa per cause diverse: incuria e abbandono, bombardamenti o impietose riforme urbanistiche. Mentre quelli giunti fino ai giorni nostri sono stati oggetto di ristrutturazioni invasive che ne hanno cambiato aspetto e funzionalità. Qui sta uno dei punti di forza del “Venezia”, l'unico sopravvissuto pressoché intatto sino ai nostri giorni, con tanto di bagni, decorazioni e buona parte dei sanitari e della rubinetteria originali. A dirla tutta, a Milano sono stati aperti tre Diurni. Oltre al “Venezia” ce n’era uno in Piazza Duomo, ora riconvertito in centro informazioni e uno sotto la Stazione Centrale che è ancora chiuso e abbandonato.

Un viaggio dentro al Diurno. Calatevi negli anni Trenta e immaginate di essere appena arrivati a Milano col treno. Avete bisogno di lavarvi la fuliggine di dosso e darvi una pettinata, per cui scendete al diurno e trovate un elegante ambiente con 42 cabine da bagno di cui 6 speciali di lusso; 5 cabine per doccia con spogliatoio, 2 gabinetti di decenza e 8 gabinetti da toilette tutti caratterizzati da un «arredamento elegante, con sedile in legno alla turca, attaccapanni e mensola», al prezzo di 30 centesimi. Nell’atrio trovarono posto, sul lato destro dell’ingresso, il casellario postale, due cabine telefoniche, il deposito bagagli e il servizio noleggio di oggetti personali, la cassa, la direzione, la buvette. Sul lato sinistro si trovavano invece l’agenzia di viaggi e lo sportello bancario. Lungo il lato destro del salone si aprivano nell’ordine, a partire dall’atrio, i locali dedicati alle manicure e pedicure e ai servizi di parrucchiere per uomo e per signora, mentre sul lato sinistro erano allineati i vari servizi di tipo commerciale. Al centro del salone, in cui si trovava persino un impianto di radiodiffusione, erano invece disposti alcuni divanetti circolari, tavoli per la scrittura e il servizio di dattilografia, con una serie di tavolini per macchine da scrivere e le relative addette. I divanetti e i tavoli per la scrittura erano entrambi dotati di lampade con abat-jour in stoffa.

Albergo Diurno Venezia, Milano Foto di Arenaimmagini.it,2015 ┬® FAI - Fondo Ambiente Italiano
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Albergo Diurno Venezia, Milano Foto di Arenaimmagini.it,2015 ┬® FAI - Fondo Ambiente Italiano
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Albergo Diurno Venezia, Milano Foto di Arenaimmagini.it,2015 ┬® FAI - Fondo Ambiente Italiano
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Albergo Diurno Venezia, Milano Foto di Filippo Poli,2015 ┬® FAI - Fondo Ambiente Italiano
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Un futuro ancora da costruire. Nel futuro del Diurno Venezia ci sono alcuni punti fermi e altri da definire. Il restauro inizierà in autunno e si concluderà entro la primavera del 2017. Oltre al recupero dell’architettura e degli arredi si dovrà studiare un sistema di areazione adatto al luogo. Nel frattempo il FAI sta coordinando tre diverse iniziative. Innanzitutto, la campagna per la raccolta di documenti e testimonianze Diurno Venezia. In cerca di memoria, in cui chiunque possieda materiale, fotografie e ricordi privati è invitato a condividerli attraverso la pagina Facebook FAI-Albergo Diurno Venezia, oppure a inviarli all’indirizzo faidiurno@fondoambiente.it. In secondo luogo, grazie alla collaborazione con la Fondazione Piero Portaluppi, l’Albergo Diurno Venezia sarà proposto ai visitatori come prima tappa di un itinerario cittadino alla scoperta delle opere dell’architetto, che impreziosiscono e caratterizzano la zona di Porta Venezia e l’intera città.

Infine, il FAI sta promuovendo uno studio in collaborazione con l’Università Statale e il Politecnico che indaghi il Diurno in maniera mutidisciplinare (economica, storica, artistica, sociale). Questo enorme lavoro non solo sarà il frutto di una pubblicazione, ma sarà anche lo spunto di partenza per decidere cosa fare di questo luogo incantevole. Le proposte sul tavolo sono molte. In primavera il Venezia è stato aperto in via sperimentale da un progetto co-prodotto da Fondazione Nicola Trussardi e miart, in collaborazione con il FAI, e curato da Massimiliano Gioni e Vincenzo de Bellis proponendo un’installazione dell’artista britannica Sarah Lucas. Seppur il ruolo di contenitore d’arte e cultura sembra essere uno dei più papabili, la responsabile Cultura e Ricerca del FAI Lucia Borromeo, non esclude che il Diurno possa recuperare il suo ruolo di bagno e centro d’accoglienza, oppure che possa diventare luogo centrale per la vitalità del quartiere. È questo il motivo per cui FAI e Comune di Milano potrebbero lanciare un concorso di idee aperto a tutti i cittadini e riaprire per sempre il Diurno Venezia.

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