L'ultima della stagione a Bergamo

"Pezzi" di emozioni (e di Curva) dopo la vittoria contro l'Udinese

"Pezzi" di emozioni (e di Curva) dopo la vittoria contro l'Udinese
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È iniziata con il Bandierù per l’ultima volta a coprire la vecchia Pisani, è finita con martelli e scalpelli che staccano pezzi di vita calcistica prima dell’abbattimento della Curva in programma la prossima settimana. In mezzo a questo turbinio di emozioni, l’Atalanta batte 2-0 i friulani dell’Udinese e per la prima volta si piazza al quarto posto solitario con l’aritmetica possibilità di far conto solo sulle proprie forze: adesso la qualificazione alla Champions League dipende solo dalla Dea.

 

 

Il prepartita: sole alto e Bandierù. Alle 19 di un normale lunedì di fine aprile, la gente a Bergamo è da poco uscita dal lavoro. Il richiamo della Dea però è troppo forte e allora anche stavolta succede che oltre 18.600 spettatori arrivino in viale Giulio Cesare e inizino a dare una mano alla squadra. Le Curve sono piene con buon anticipo, stavolta la Morosini saluta la Pisani con uno striscione e tante bandierine nerazzurre mentre nella Nord si rivede, per l’ultima volta, il mitico Bandierù. La gioia di esserci è negli occhi di tutti, le lacrime di chi è consapevole che stanno per iniziare gli ultimi novanta minuti di qualcosa di magico sono tante ma l’immagine più bella arriva forse dal piccolo Mattia, 5 anni appena compiuti: per la prima volta allo stadio con mamma e papà, sciarpa al collo e bandierina in mano, Mattia si prepara per una festa sognando Ilicic in campo. Alla lettura delle formazioni, però, si scopre che lo sloveno non c’è. Per fortuna, alla fine Mattia riuscirà sia a incrociare il suo idolo proprio in tribuna che a festeggiare un 2-0 zeppo di emozioni.

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Primo tempo, altro tiro al bersaglio. Nella prima frazione di gioco, l’Atalanta non sembra subire troppo le fatiche di Coppa Italia e tutti i 46' minuti concessi da Giacomelli (amico, i cartellini vanno usati, così come la regola del vantaggio...) sono di chiara marca nerazzurra. Gosens inizia lo show del portiere avversario Musso con un colpo di testa in torsione, Zapata e de Roon disegnano un’azione al volo che se il pallone entra la Curva vien giù senza bisogno di ruspe e Pasalic (quanti moccoli per quei palloni persi…) da due passi di testa mette sul fondo. Senza Ilicic e Barrow, il primo commento che circola in tribuna è: «Non facciamo gol, partita stregata e nessun cambio a disposizione per svoltare», ma il pessimismo cosmico viene subito ficcato in un angolo dalla travolgente passione di un popolo che continua a crederci e a spingere senza sosta. Lo stadio è uno spettacolo, cori e tamburi che rullano sono una costante e la sensazione più diffusa è quella di una squadra che ha ancora tanta birra in corpo per continuare a provarci.

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Secondo tempo: Piccoli, fatica e trionfo. A inizio ripresa, Gasperini lancia subito il classe 2001 Piccoli (centravanti) al posto di Mancini (difensore) e il segnale è quello giusto. Ma l’Atalanta, nella prima parte della seconda metà di gara, fatica a trovare le solite semplici linee di passaggi, ma il moto degli avanti orobici è perpetuo e Gollini per lunghi tratti resta solo a guardare il collega Musso che respinge tutto quello che gli capita a tiro. Certo, a venti minuti scarsi dalla fine il numero 10 dell’Udinese De Paul colpisce un palo clamoroso, ma questa Atalanta non muore davvero mai e a meno di nove minuti dalla fine dei tempi regolamentari ci pensa Masiello (con Piccoli che è bravo a lottare sul pallone) a mettere il piedone dove Sandro commette fallo. Sul dischetto si presenta de Roon, il suo destro spiazza Musso e manda al manicomio lo stadio prima del 2-0 di Pasalic (85') su assist di Zapata che chiude in gloria il match.

 

 

Il dopopartita: sembra d’essere in cantiere. Il fischio finale sancisce il quarto posto solitario dei nerazzurri, la festa è totale ma fin da subito si capisce che qualcosa di molto particolare sta succedendo. Nemmeno il tempo di finire gli articoli in postazione e iniziano a sentirsi rumori sinistri dalla pancia della Curva Pisani. Il suono metallico delle porte che vengono divelte, martelli e scalpelli che a un certo punto si vedono tra la gente e gruppetti di tifosi che continuano a cantare scattando selfie: è l'inedito addio alla Curva Nord. All’uscita dalla zona spogliatoi ci sono tanti appassionati in cerca di autografi che hanno in tasca pezzi di cemento della Pisani e lasciando il Lazzaretto in auto passando sotto al settore si vedono, in sequenza: un tifoso con la porta dei bagni della Curva in spalla, un altro ragazzo con in mano un pezzo di lamiere, un gruppetto di amici con in mano la scritta “uscita” che campeggiava in cima alle scale della nord e altri tifosi intenti a portarsi via un pezzo di recinzione appena prima dei cancelli. Insomma, la partita è finita e la Curva sarà demolita, ma nessuno potrà dimenticare tante bellezza: in campo e sugli spalti.

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