In quel di Calcio

Sette artiste attorno ad Alda Merini Una mostra a Castello Oldofredi

Sette artiste attorno ad Alda Merini Una mostra a Castello Oldofredi
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Un elegante palazzo nella campagna padana, circondato da un fossato difensivo: per questo è sempre stato catalogato come castello, anche se la sua è una struttura tranquilla e pacifica. È il Castello Oldofredi di Calcio, ultimo lembo di terra bergamasca prima dell’Oglio. È una struttura con una lunga storia, oggi abitata da una piccola comunità di suore dell’Ordine delle Passioniste. Fanno accoglienza a ragazze immigrate in questi spazi così larghi da sembrare fuori dimensioni.

 

 

La mostra. Ed è qui che, in occasione della Settimana della Cultura organizzata dall’amministrazione comunale, verrà ospitata una mostra molto curiosa, immaginata dall’associazione Casa Testori. La mostra, che viene inaugurata sabato 21 aprile alle 18, prende il La da un verso di Alda Merini, Tra le tue braccia non invecchia il cuore. Il verso non è solo il titolo della mostra ma anche la suggestione attorno alla quale sono state chiamate a lavorare sette artiste: artiste, perché questo luogo profondamente segnato dalla femminilità. Alda Merini stessa non è affatto estranea a Calcio, in quanto di qui era il suo primo marito oltre che padre delle quattro figlie, Ettore Carniti. Hanno vissuto qui insieme per qualche mese e quando lui morì la si vedeva spesso da queste parti per rituali visite al cimitero. Quel verso tratto da una delle sue poesie più famose è un collegamento tra la vita e l’arte: le braccia sono quelle dell’amore e dell’accoglienza che viene sperimentata quotidianamente tra queste mura, ma sono pure quelle che le artiste aprono attraverso le loro opere, come sguardi pieni di tenerezza verso il mondo.

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Donne. Ad esempio Fatima Bianchi, videomaker comasca, si presenta con un video in cui indaga sul proprio nome, scoprendo come sia un nome ponte, un nome che suggerisce un’idea di pace sia nella tradizione cristiana che in quella musulmana. Un’altra artista come Adriana Albertini invece lavora attorno al simbolo che le suore Passioniste portano sul loro abito: un cuore con sopra una croce. Centinaia di piccoli suoi ex voto a forma di cure in ceramica bianca riempiono in modo spettacolare una lunga parete. Il grigio è il colore degli abiti delle Passioniste. Non un solo grigio, ma tante sfumature di grigio: ed è attorno a queste che ha lavorato Michela Pomaro, con opere che con molta poesia ed eleganza assemblano tante variazioni di quest’unica tonalità. Nel percorso si incontrano le opere di Marica Fasoli, Elena Vavaro e Fulvia Mendini. L’installazione più spettacolare è quella che chiude il per corso: Julia Krahn, fotografa tedesca da tempo attiva in Italia, ha stampato su carta da manifesti grandi dettagli di un suo lavoro dedicato a Maddalena.

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Adriana Albertini Elena Vavaro
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Adriana Albertini
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Elena Vavaro Michela Pomaro
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La fondatrice. Donne di oggi che interpretano l’affascinante e inquieto personaggio evangelico. Non è una scelta casuale, perché la fondatrice dell’ordine, una laica con una visione straordinariamente moderna, si chiamava Maria Maddalena Frescobaldi. Il suo ritratto campeggia sulla rampa delle scale. Visse a metà Settecento, era personaggio di famiglia molto altolocata a Firenze, ma con grande coraggio si buttò nell’impegno di strappare tante ragazze dalla schiavitù della prostituzione. Aprì per loro una struttura in cui potessero ricostruirsi la vita. Quando alcune di loro sentirono la vocazione religiosa, decise di aprire un ordine di cui lei, sposa e madre, non fece mai parte. La mostra del Castello Oldofredi vuole essere anche un omaggio al suo slancio e al suo coraggio.

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