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Quando il monastero di Astino diventò un manicomio (nell’800)

Quando il monastero di Astino diventò un manicomio (nell’800)
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Fino al 30 settembre Astino ospita una mostra che offre una prima ricostruzione sulla destinazione ottocentesca del monastero a manicomio cittadino. Di questo periodo (dal 1832 al 1892) restano ancora testimonianze storiche e tracce visibili nel monumento, come scritte, disegni dei malati, ganci sui muri, vasche per la balneoterapia che parlano di storie di sofferenza e speranza. L’esposizione è stata progettata e curata da Alessandra Civai con Lisa Fracassetti per la Fondazione Mia, proprietaria dell’immobile e del fondo agricolo circostante. Scopo dell’iniziativa è di riportare all’attenzione del pubblico un’importante fase storica dell’edificio. Perché fu scelto l’ex monastero di Astino come nuova destinazione del manicomio cittadino? Perché viene considerato il «primo ospedale psichiatrico di Bergamo»? Quali furono gli importanti cambiamenti portati rispetto alla Casa de’ Pazzi della Maddalena? Come vivevano e come erano curati i folli nella nuova struttura?

2.Vasche
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3.Maniaca furente
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4.ganci
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Immagine della mostra
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Risposte agli interrogativi. La mostra vuole dare risposte a questi interrogativi, valorizzando le testimonianze ancora presenti nel monastero e mostrando progetti architettonici, cartelle cliniche, antichi libri e documenti prestati da archivi e biblioteche di Bergamo, quali la Biblioteca Mai e archivi storici comunali, l’Archivio di Stato di Bergamo e l’Archivio Storico dell’ex Ospedale Psichiatrico. Si verrà così a sapere quali furono i medici lungimiranti e preparati che a Bergamo tentarono di umanizzare il trattamento dei malati su modello della «cura morale» applicata dall’alienista francese Philippe Pinel, che a Parigi «spezzò le catene» ai folli, quali modifiche subì il monastero per accogliere i malati, come trascorrevano le giornate i folli, quali erano i nuovi criteri di attenzione al malato e soprattutto quali erano le storie di questi uomini e di queste donne.

Il fascino di Astino. Il complesso monumentale di Astino con la valle circostante è uno dei «paesaggi culturali» più interessanti di Bergamo e provincia. Dopo la prima importante fase di restauro dell’immobile e il ripristino del fondo agricolo messi a punto per Expo 2015, Astino è stata visitata da un grande flusso di pubblico, a cui ora si propongono nuove esposizioni di taglio scientifico che accompagnino alla conoscenza di alcuni temi culturali della civiltà monastica. «L’obiettivo – afferma il presidente di Fondazione Mia, Fabio Bombardieri - è quello che il monastero torni a essere un fulcro intorno al quale cresce una comunità, dove riemerge la memoria, dove si viene per conoscere il proprio passato e si trova consapevolezza e motivi di crescita per il futuro». Pertanto «La mostra “Storie dimenticate. Follia e cura nell’antico Manicomio di Astino” – dice la curatrice Alessandra Civai – ha l’obiettivo di continuare la valorizzazione culturale del luogo mantenendo sempre saldo il legame con il pubblico, che sa di poter trovare ad Astino non solo una meta di straordinaria bellezza ma anche tante sollecitazioni per la mente e lo spirito. Continuando su questa linea il monastero potrà diventare un’effettiva risorsa per lo sviluppo della comunità locale e non».

Informazioni. Orari della mostra: maggio e settembre, giovedì-venerdì 17-20; sabato-domenica, ore 10.30-20. Giugno, luglio, agosto: martedì-domenica 10.30-20; lunedì chiuso.

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