L'arcipelago norvegese

Posti fantastici e dove trovarli Le Isole Lofoten, magia nordica

Posti fantastici e dove trovarli Le Isole Lofoten, magia nordica
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Guide: VisitNorwayLotofen.info, Lonely Planet, Rough Guides.

 

Conosciute in tutto il mondo per il sole di mezzanotte e per le aurore boreali, le isole Lofoten sono terre dove in estate si rischia di rimanere sempre svegli, seguendo il sole che resta sopra l’orizzonte per quasi 24 ore. D’inverno, invece, si resta a bocca aperta davanti alle aurore boreali che illuminano il cielo notturno con fasce di colore rosso, verde e azzurro.

Per arrivare alle Lofoten (qui la mappa interattiva) bisogna oltrepassare il circolo polare artico, raggiungendo la parte sud delle isole dell’arcipelago norvegese. Il primo italiano a visitarle fu quasi sicuramente il nobile Pietro Querini, che nel 1432  fece naufragio a Røst, 115 chilometri a nord del Circolo Polare Artico. Lì imparò l’arte dell’essiccazione e al ritorno portò nella sua Venezia quello che è oggi il famoso baccalà, merluzzo salato o salato ed essiccato, da non confondere con lo stoccafisso, cioè il merluzzo essiccato.

 

 

Visitare le Lofoten d’inverno significa prepararsi alla neve e a lunghe giornate buie. Gennaio e febbraio sono i mesi più freddi, ma anche i più belli per sperimentare la vera vita delle isole, lasciandosi incuriosire dalla pesca del merluzzo, una delle attività più importanti della zona, e dai metodi di essiccazione in rastrelliere di legno all’aria aperta. Sono infatti  il vento, il freddo, il sole e la neve a contribuire alla perfetta essiccazione del pesce, da provare in uno dei piatti tradizionali come il Lutefisk, stoccafisso ammorbidito nella soda caustica, cotto, grigliato e accompagnato da patate, bacon, piselli e mostarda. Merita anche la zuppa di merluzzo fresco, latte, porri e salmone, il pesce tradizionale della Norvegia, reso compatto e saporito dal freddo delle acque dei mari del Nord.

Se alle Lofoten si arriva d’estate, spesso si finisce a fare trekking o giri in bicicletta, seguendo la la Strada Turistica delle Lofoten nel Nordland, 230 chilometri che attraversano la zona arrivando fino ad Å, la città del sud col nome più breve del mondo. Per la strada si avvistano cormorani, aquile, urie e puffini, oltre alle classiche volpi, alci, linci e lupi. Per i più fortunati (a seconda dei punti di vista) anche qualche orso bruno. I più avventurosi alle Lofoten provano il rafting in alto mare, le immersioni subacquee oppure il surf, indimenticabile quando fatto in uno dei luoghi più remoti del mondo.

 

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Nelle isole dell’arcipelago delle Lofoten si respira la storia vichinga mentre si scoprono villaggi che non sono altro che gruppetti di case cresciute attorno ad un negozio di artigianato e un supermarket dove comprare insaccati, merluzzo e pudding di pesce. Fuori la tundra, prati e boschi di betulle. A Røst si va per visitare il faro; a Svolvær per la vita sociale o per scalare «La capra di Svolvær», un picco biforcuto che domina tutta la zona. L’attrazione principale di  Kabelvåg è invece la chiesa che risale al 1898, soprannominata la “cattedrale delle Lofoten”. Henningsvær non è che un gruppo di case colorate appollaiate su un isolotto, mentre Flakstad è conosciuta per la sua spiaggia bianca.

Tanti sono i turisti che visitano le Lofoten, specialmente durante i mesi estivi. Eppure queste isole continuano a mantenersi selvagge, indimenticabili nelle loro pianure alternate a zone di tundra punteggiate dalle onnipresenti rorbuer, le casette di legno rosso dei pescatori. Il loro classico tetto a punta si riflette sulle acque limpide delle isole, sullo sfondo di pareti di granito a strapiombo sul mare.

Silenziose e ordinate, le Lofoten sono terre remote dove non esiste misura: dall’onnipresente sole d’estate al costante buio d’inverno, dove il tempo sembra fermarsi, accordandosi con un ritmo delle stagioni allungato all’estremo.

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