Il suicidio del sedicenne

10 domande sul caso di Lavagna

10 domande sul caso di Lavagna
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Un ragazzo di 16 anni che si butta dalla finestra perché sorpreso con 10 grammi di hashish. Una madre che al funerale rivolge un appello a tutti i giovani che ha di fronte. Una cittadina ligure, Lavagna, sottosopra emotivamente per una vicenda che ha scosso e toccato tutti. Nessuno ha risposte davanti a drammi come questi. Ma tante sono le domande che solleva e con le quali confrontarsi. Eccone dieci.

  • La mamma di Alberto (nome di fantasia) per farsi aiutare davanti al fatto che il figlio abusasse di spinelli ha chiamato la guardia di Finanza per una perquisizione in casa. È giusto che una serie di problemi stiano passando dal campo dell’educazione al campo giudiziario?
  • Il caso di Lavagna è conseguenza di un comportamento iper apprensivo da parte dei genitori?
  • Alberto era un ragazzo dinamico. L’allenatore della squadra giovanile dell’Entella lo ha dipinto come un vero leader in campo, grintoso. Uno che non si arrendeva mai. Come si concilia un profilo così con la debolezza che lo ha portato a togliersi la vita?

 

 

  • Il padre (non naturale) di Alberto ha ammesso di non essere stato un bravo padre. In che senso non si è considerato tale? È stata una rinuncia di comodo al principio di autorità?
  • La madre al funerale ha fatto un discorso che ha colpito tutti per sincerità e per passione verso i giovani. Ma i giovani sanno ancora capire parole così? O sono parole che alla fine arrivano solo agli adulti?
  • La madre alla fine del suo discorso ha detto con parole molto toccanti: «Perdonami per non essere stata capace di colmare quel vuoto che ti portavi dentro da lontano». Abbiamo considerato quanto la categoria del perdono possa far breccia anche dentro rapporti che sembrano compromessi con i nostri giovani?
  • In questo frangente abbiamo ascoltato le voci di tanti ma non quelle dei ragazzi amici di Alberto. Che cosa nasconde il loro silenzio? Si sentono ormai un mondo a parte che nessuno riesce a capire?

 

 

  • Il suicidio del ragazzo di Lavagna ha rilanciato le posizioni degli antiproibizionisti che chiedono di liberalizzare le droghe leggere. Ma non si sottovaluta l’impatto che le droghe leggere hanno sui più giovani? Non sono rivendicazioni più a misura dei consumatori adulti?
  • È vero che oggi il mercato della droga si è deregolamentato con l’ambizione di trasformare le droghe in beni di consumo adatti a tutti, raggiungendo volumi di vendita più ampi? E che quindi i ragazzi sono i primi “clienti” da conquistare?
  • Ultima, durissima domanda: siamo consapevoli che il suicidio è la seconda causa di morte tra i ragazzi sotto i 20 anni (500 casi all’anno)?
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