Sarà Salvini a renderlo definitivo?

Perché tra balilla e schiavi di Roma l'inno d'Italia non è ancora l'Inno

Perché tra balilla e schiavi di Roma l'inno d'Italia non è ancora l'Inno
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Naturalmente, sia che lo si ami sia che non li apprezzi affatto, tutti pensiamo che l’Inno di Mameli sia comunque l’Inno del nostro paese: l’Inno d’Italia. E invece non è così. Non è lo è per un motivo tecnico e formale che ci si trascina dietro da chissà quanto tempo e che ancora è in attesa di esser risolto.

È una “scoperta” che tutti hanno fatto giovedì scorso quando al Senato c’è stata la presentazione del libro “L'inno di Mameli, una storia lunga 170 anni per diventare ufficiale”. L'autore è un ex deputato del Pd, Umberto D'Ottavio, che è stato nella scorsa legislatura il promotore del riconoscimento del Canto degli Italiani scritto come inno ufficiale della Repubblica Italiana. L’Inno scritto da Goffredo Mameli, con quel testo che nonostante Roberto Benigni abbia cercato di convincerci della sua bontà, resta per tanti un testo quasi impronunciabile; quell’inno che era stato poi musicato da Michele Novaro, è ancora in attesa di un decreto che stabilisca le modalità di esecuzione per renderlo definitivamente «inno nazionale».

 

 

Quindi l’Inno di Mameli da quando Alcide De Gasperi suggerì di adottarlo, è un inno “provvisorio”. Era il 12 ottobre 1946, il Consiglio dei ministri, allora guidato dal grande statista trentino, «su proposta del ministro della Guerra», stabilì che fosse adottato come inno nazionale per la cerimonia del giuramento delle Forze Armate del 4 novembre successivo: ma, appunto, “provvisoriamente”. Una situazione un po’ paradossale che le ultime tre legislature hanno tentato di sanare dando all’inno dignità di legge, ma tutti i progetti presentati hanno iniziato l’esame parlamentare, senza tuttavia essere mai approvati. Solo la scorsa legislatura è arrivata a un passo da risultato, quando il 4 dicembre 2017 il Parlamento ha approvato una legge, su proposta dell’onorevole D’Ottavio, che ha reso finalmente definitivo e non più provvisorio il Canto degli Italiani di Mameli.

Ora la palla è al ministero dell’Interno Matteo Salvini, da cui dipende la competenza per portare la definitiva approvazione dell’Inno al tavolo del Consiglio dei Ministri. Si tratta di un semplice passaggio formale, ma che consentirebbe finalmente dopo la firma del presidente della Repubblica di riconoscere ufficialmente il Canto degli Italiani come Inno della nostra Nazione a tutti gli effetti.

 

 

Nonostante ormai sia stato metabolizzato dagli italiani e sia diventato un canto identitario, l’Inno non ha avuto vita facilissima. Nel Dopoguerra non piaceva molto al Pci proprio per la simpatia che il fascismo aveva invece dimostrato per questo canto. Non a caso Mussolini ebbe a dire che i santi della gioventù italiana erano appunto Balilla e Mameli...

Poi era arrivata la Lega di Bossi, alla quale era veramente difficile far digerire il verso in cui si dice che l’Italia è «schiava di Roma». Non a caso girava una variante con «schiavi di Roma»... Berlusconi non lo ha mai amato e a un certo punto Forza Italia aveva anche proposto che venisse fatto un bando per scegliere un nuovo inno nazionale. Ora tocca a Salvini. Sarà dunque un leghista a dare definitività all’Italia del suo Inno così romanocentrico?

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