Con tre storie

Il battaglione di combattenti yazide Le donne che fan la guerra all'Isis

Il battaglione di combattenti yazide Le donne che fan la guerra all'Isis
Pubblicato:

L’acronimo YPJ sta per Women Protection Units, ovvero “Unità di protezione delle donne”, un’organizzazione militare interamente composta da ragazze. Nate durante la guerra in Siria, le YPJ sono l’equivalente femminile delle People Protection Units (YPG), l’ala armata del Partito dell'Unione Democratica (PYD) che controlla la maggior parte del Rojava, la regione autonoma del Kurdistan siriano. Totalmente basate su adesioni volontarie, le YPJ si sono strutturate dal  marzo 2013 nascendo dal movimento di resistenza curda. Partite con 20mila reclute, sono raddoppiate nel giro di due anni, giocando un ruolo fondamentale nell’assedio di Kobane.

In una regione dove le donne sono storicamente represse, l’ideologia delle YPJ si basa sul pensiero di Abdullah Öcalan e sull’uguaglianza tra uomini e donne, una forma di femminismo insegnata a tutte le volontarie durante il mese di addestramento militare e politico obbligatorio per entrare nella milizia.

 

https://youtu.be/9FoCa8epgUE

 

La vita al fronte comincia alle cinque, con una colazione a base di pollo, formaggio e sigarette, le prime della giornata. Le docce sono un lusso, così come i gabinetti. Si resta settimane senza lavarsi, servendosi di bagni costituiti da semplici buche nel deserto. Le giornate sono fatte di lunghe attese, lo sguardo rivolto alle Land Cruisers che trasporteranno le combattenti verso la prossima battaglia. Le reclute indossano giubbotti militari (non sempre antiproiettile) e sono quasi tutte armate di fucili di fabbricazione sovietica. Li portano sempre con sé, assieme ai caricatori e ad un paio di granate.

Ma chi sono queste donne soldato? Hanno tra i 18 e i 40 anni: sono curde, arabe, assire, circassiane. Tante anche le straniere, arrivate dagli Stati Uniti e dall’Europa senza alcuna esperienza militare pregressa. Tutte, però, animate dalla voglia di fare la differenza, di portare il proprio contributo per ristabilire una società giusta.

È proprio questo il motivo che ha ispirato Kimberley Taylor a lasciare a 27 anni l’Inghilterra per entrare nelle YPJ, con le quali è ora impegnata nell’offensiva per liberare la città di Raqqa, capitale delle forze dell’Isis. Animata dal sogno di lavorare nel mondo della cooperazione, Taylor ha dapprima creato una Ong per aiutare gli sfollati, poi ha iniziato ad interessarsi alla situazione delle donne Yazidi, violentate e ridotte alla schiavitù sessuale dalle forze dell’Isis. Da lì si è poi concretizzata la sua decisione di arruolarsi all’interno delle YPJ.

 

 

Tra le donne Yazidi, invece, c’è Khatoon Khider, giovane combattente proveniente dalla minoranza Yazidi irachena, un gruppo religioso di etnia curda perseguitato dall’Isis per la loro fede religiosa, un misto di Zoroastrismo, cristianesimo e Islam basato sul culto di un angelo pavone. La vita di Khider, come quella di tanti altri Yadizi, è stata un susseguirsi di guerre e perdite. Da questi dolori era nata la scintilla che l’aveva spinta ad esprimere nel canto la sua tristezza. Ma quando nel 2014 i combattenti dell’Isis sono venuti nella sua terra ad uccidere, torturare e schiavizzare i suoi amici e la sua famiglia, Khider non ha avuto dubbi: ha lasciato la carriera di cantante per arruolarsi in un’unità militare femminile.

Nella battaglia per liberare la città di Raqqa c’è anche Susan Kobani, 38 anni, una delle combattenti più anziane e esperte delle forze YPJ.  Lo scontro per la conquista della capitale di Daesh ( ovvero lo stato islamico dell’Iraq e del Levante, uno dei nomi dell’Isis) non è una battaglia come un’altra. Dopo le notizie che riferiscono di centinaia di donne imprigionate come schiave all’interno della città, l’offensiva per Raqqa è diventata il simbolo della lotta delle YPJ per l’emancipazione femminile e per l’annientamento della struttura societaria patriarcale incarnata dalla mentalità dell’Isis.

Seguici sui nostri canali