Il caso

Il bergamasco nazista dell’Illinois definitivamente disarmato dal Tar

Il bergamasco nazista dell’Illinois definitivamente disarmato dal Tar
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Giampietro Belotti è stato nuovamente punito per aver espresso un’opinione contraria alle Sentinelle in piedi. Quattro anni fa si presentò a una delle loro veglie in piazza Sant’Anna vestito da quel «nazista dell'Illinois» che compariva nel film The Blues Brothers di John Landis. Sulla sua divisa non c'era alcun reale simbolo d’odio, ma solo i simboli usati da Charlie Chaplin nel film Il grande dittatore. Quella iniziativa contro la proposta di legge anti omofobia e l’estensione dei diritti alle coppie gay proprio non l’aveva digerita. Proprio in virtù di quella sua goliardica protesta, la questura di Bergamo lo scorso anno ha deciso di negargli il rinnovo del porto d'armi per uso sportivo. A Giampiero Belotti non è solo toccato pagare un avvocato per contestare il provvedimento ma, dopo il fallimento di quel tentativo, si è rivolto prima al prefetto e poi al Tar, ma niente.

 

 

La sentenza del Tar. La novità del risultato negativo del ricorso al Tar l’ha fornita ieri il Corriere della Sera Bergamo. Il 33enne di Dalmine, di armi (per uso sportivo) ne ha 12, è stato bocciato  dal Tar perché la sua condotta «insinua ragionevoli dubbi sul requisito dell’affidabilità». «La vivo come un’ingiustizia — ha commentato —. Ho 12 armi da quando avevo 18 anni, le ho usate per delle gare sportive, non sono mai stato un violento. Sono stato un capo scout e ho fatto volontariato. Quella era una manifestazione ironica». Ma secondo la Prefettura quella di Belotti è stata una «messinscena» in piazza «dalla quale è derivato un pericolo per la sicurezza pubblica». Insomma, il Tar mantiene il diniego a causa dei suoi «atteggiamenti offensivi e indisponenti» e «comportamenti ripetuti suscettibili di innescare conflitti e tensioni con conseguente allarme sociale».

Ha pezzi storici. Belotti ha anche armi «di valore storico», come racconta, tra le quali un fucile russo del 1929 e un revolver del 185. E non si arrende. Deciderà se ricorrere al Consiglio di Stato. O, comunque, «il prossimo anno ripresenterò la domanda e, in caso di diniego, chiederò che cosa ho mai fatto».

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