Calcolo della cessione del quinto Una guida operativa per il 2019

Calcolo della cessione del quinto Una guida operativa per il 2019
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Sempre più persone decidono di ricorrere a prestiti personali ed in particolare nella modalità della cessione del quinto. La cessione del quinto, infatti, rientra nella tipologia di prestito personale non finalizzato: si tratta di quei prestiti che possono essere richiesti senza dover indicare le motivazioni della richiesta. Questo prestito è a tasso fisso ed è l’ideale per i lavoratori pubblici e privati con contratto a tempo indeterminato e per i pensionati, perché la modalità di rimborso delle varie rate mensili avviene direttamente sulla busta paga del lavoratore oppure sulla pensione del pensionato. Inoltre, come maggior garanzia del prestito, questo viene accompagnato da un’assicurazione che tuteli in caso di morte o perdita del lavoro del debitore e che quindi copra il mancato rimborso.

Che cos’è la cessione del quinto e chi può richiederla. Ma che cos’è nello specifico la cessione del quinto? Innanzitutto consiglio di leggersi una guida su come fare il calcolo della cessione del quinto ad esempio quella di  Germanò o Arbinotti, entrambe molto complete. Vi ricordiamo innanzitutto questo: la cessione del quinto è un tipo di prestito che viene richiesto per avere maggiore liquidità o per poter sostenere spese che altrimenti non si potrebbero sostenere. Il rimborso avviene con addebito della rata sullo stipendio o la pensione del richiedente per un importo massimo che non può superare il quinto dello stipendio al netto delle ritenute fiscali o della pensione di chi l’ha richiesto.

Questa tipologia di prestito, a differenza di altri prestiti personali tradizionali, viene erogata con più facilità da parte della banca, poiché il pagamento della rata è garantito, trattenendolo direttamente dalla fonte di reddito del richiedente. A farsi carico del versamento delle rate mensili sono il datore di lavoro o l’istituto di previdenza. I soggetti che possono richiederlo sono: dipendenti statali, dipendenti privati a tempo indeterminato, pensionati INPS e INPDAP. La durata del prestito dipende dallo stipendio e dall’età del richiedente: infatti, la durata può essere al massimo di 10 anni (mai superiore alla durata del contratto di lavoro) per il lavoratore; per i pensionati, invece, l’età massima per poterlo richiedere è di 85 anni. Nello specifico:

  • per i dipendenti statali la cessione del quinto è un prestito a tasso fisso con durata massima di 10 anni e per un importo che può arrivare anche a 50.000 euro;
  • per i dipendenti pubblici l’importo massimo dipende dallo stipendio e dalla durata del finanziamento ed è essenziale che l’età del richiedente sia fra i 18 e i 65 anni e che il prestito sia rimborsato in massimo 120 rate;
  • per i pensionati l’importo massimo che si può richiedere è 60.000 euro.

Possono richiederlo tutti i pensionati INPS e ex INPDAP tranne i titolari di pensioni e assegni sociali, di invalidità civile, di assegni di sostegno al reddito, di assegni al nucleo familiare, di pensioni con contitolarità per la parte che eccede la quota che spetta al richiedente il prestito e i lavoratori prossimi alla pensione che percepiscono la prestazione finalizzata ad incentivare l’esodo dal lavoro. Anche i cattivi pagatori (quelli protestati per le loro storie creditizie passate), possono ottenere un prestito con cessione del quinto proprio per via del fatto che il rimborso delle rate avvenga direttamente dalla propria fonte di reddito.

Come richiedere la cessione del quinto. Per poter richiedere un prestito con cessione del quinto, è necessario presentare una specifica documentazione: quella anagrafica e personale e quella che attesti la posizione lavorativa e il reddito. A questo proposito, per i pensionati bisogna presentare il cedolino della pensione mentre per i lavoratori dipendenti privati e pubblici: ultima busta paga, certificato di stipendio con la data di assunzione, retribuzione annua e mensile, l’importo del TFR maturato fino a quel punto, altre trattenute in busta paga. Inoltre, il lavoratore dipendente deve anche firmare un’apposita delega con cui autorizza il datore di lavoro a pagare mensilmente la rata del prestito trattenendola dallo stipendio. Quando si stipula un contratto di cessione del quinto, in questo devono essere indicate diverse voci:

  • il tasso di interesse;
  • l’ammontare del prestito;
  • il numero delle rate, il loro importo e le scadenze;
  • altre spese (come interessi di mora);
  • il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), che comprende anche oneri accessori e commissioni bancarie;
  • le coperture assicurative;
  • eventuali garanzie.

Calcolo della cessione del quinto 2019. L’estinzione del prestito con cessione del quinto può avvenire in qualsiasi momento versando l’importo del debito residuo e pagando l’eventuale penale di estinzione anticipata (prevista dal contratto) che è al massimo dell’1% del capitale residuo. Nel caso di estinzione anticipata di prestito con cessione del quinto, andranno perse le spese di istruttoria e l’imposta di bollo, ma possono essere recuperate parte delle commissioni bancarie. Quanto all’assicurazione vita, questa viene rimborsata solo per la parte del premio non goduto. Nel caso si voglia rinnovare un prestito con cessione del quinto, lo si può fare secondo due casi:

  • il soggetto che ha sottoscritto una cessione del quinto di durata fino a 5 anni può richiederne il rinnovo a patto che abbia una durata di 10 anni e che, in precedenza, non sia stato stipulato un prestito con cessione del quinto di questa durata;
  • il soggetto che ha sottoscritto una cessione del quinto di durata maggiore di 5 anni può richiederne il rinnovo solo dopo aver pagato il 40% del piano di ammortamento.

Risoluzione del contratto di cessione del quinto. Si possono verificare episodi di ritardo nel pagamento della rata e, in quel caso, al soggetto spetta il pagamento degli interessi di mora. Se c’è la cessazione del rapporto di lavoro o la sospensione o riduzione dello stipendio, la banca potrebbe considerare risolto il contratto: l’assicurazione potrebbe rivalersi del TFR del soggetto per il pagamento del debito residuo.

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