Succede a Catania

Anche i profughi pagano il pizzo (per poter dormire in strada)

Anche i profughi pagano il pizzo (per poter dormire in strada)
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Lasciare la propria casa e i propri cari per affrontare una traversata, quella del Mediterraneo, dall’esito del tutto imprevedibile, e arrivare in un Paese straniero, l’Italia, con la tenue speranza di un futuro migliore e la robusta certezza di molte difficoltà: per sua stessa natura, la vicenda di un profugo che dal Nord Africa muove verso il Belpaese è carica di dolore e difficoltà, che parrebbero però quantomeno mitigarsi nel momento in cui l’Italia viene finalmente raggiunta.

Invece, per moltissimi di loro, il peggio deve ancora venire: secondo il Centro Astalli di Catania, istituto gesuita appositamente creato per l’accoglienza dei profughi in Sicilia, i migranti che non riescono ad entrare nella rete assistenziale dei centri specializzati messi a disposizione dallo Stato o da organizzazioni private, si trovano soli, a doversela cavare da sé, correndo il rischio di divenire oggetto di sfruttamento (non solo economico) da parte delle organizzazioni mafiose locali. Sono costretti a stabilirsi per strada, facendo dei marciapiedi i loro letti, e tentando di giorno in giorno di reperire qualcosa da mangiare. E poi interviene la malavita: altri immigrati, spessissimo pedine di ben più strutturate cosche che governano la città, costringono i profughi a dar loro quel poco che hanno per poter rimanere in mezzo ai cartoni senza incorrere in problemi ben più gravi. Sembra paradossale che si debba pagare per aver la possibilità di mantenere una condizione di vita già di per sé indesiderabile, ma questo è invece ciò che accade ormai da diversi anni, e con sempre maggior estensione, nelle città siciliane.

Lo sfruttamento degli immigrati si sviluppa su varie direttrici: dal pagamento di un “pizzo” per poter sostare in una specifica zona, allo spaccio forzato, fino anche alla prostituzione coattiva per donne o addirittura bambine. E qualora non ci si sottometta a queste regole della strada, le conseguenze variano dal furto, alle percosse, fino addirittura alla morte. Secondo i responsabili del Centro Astalli, lo sfruttamento dei profughi è un fenomeno esistente già da parecchio tempo, ma che, con la grande ondata immigratoria degli ultimi due anni, è cresciuto in maniera esponenziale. Fra i soverchiatori, pare che ci siano molti marocchini, che occupano case abbandonate per poi subaffittare letti ad altri immigrati a prezzi elevatissimi; eritrei, che girano la città fingendosi parte di opere assistenziali e rivelandosi invece aguzzini; e nigeriani, che alla guida di furgoncini si offrono per trasportare immigrati verso mete migliori per poi invece derubarli di tutto. E l’alternativa al pagamento, come si è detto, può essere di vario e atroce tipo. Naturalmente, questa delinquenza di strada non è autogestita, ma controllata dalla mafia cittadina, che vede nei profughi sbarcati e nei loro pochissimi averi una pur sempre accettabile fonte di guadagno.

Nessuno, naturalmente, sporge mai denuncia, perché il timore di risultare irregolari di fronte alle forze dell’ordine, e di dover quindi essere costretti a rimpatriare, oppure di ritorsioni da parte della criminalità, è troppo grande. Purtroppo, la rete pubblica e privata di assistenza all’immigrazione è ancora troppo poco sviluppata perché tutti coloro che sbarcano in Italia abbiano la possibilità di ottenere, perlomeno, un tetto sicuro e pasti caldi quotidiani; oltretutto, le amministrazioni locali hanno spesso in alcuni loro esponenti, magari anche addetti alle politiche sociali, persone colluse con la malavita cittadina, e quindi poco inclini ad operare in modo deciso per fermare questo drammatico fenomeno. Che stronca sul nascere le già labili speranze di persone in viaggio dall’altra parte del Mediterraneo con il sogno di una vita migliore.

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