Dopo l'inaugurazione di sabato

Linea C, considerazioni scomode nella lettera di un nostro lettore

Linea C, considerazioni scomode nella lettera di un nostro lettore
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Pubblichiamo la lettera di un nostro lettore, Davide Floridi, con alcune interessanti osservazioni sull'imminente attivazione della tanto decantata Linea C.

 

Il 5 febbraio parte la Linea C. La campagna promozionale che ne ha anticipato il lancio è partita più di un anno fa con dichiarazioni stampa, convegni e recentemente anche con cartelloni disseminati per la tutta città. Il sito di Atb la presenta come «la prima linea di trasporto pubblico elettrica in Italia», anche se sarebbe molto meglio dire «la migliore campagna pubblicitaria per il bus elettrico in Italia». Prima di tutto perché non è il primo esempio nel nostro Paese: a Firenze erano già usati negli anni Novanta e anche a Torino l’anno scorso è stata attivata una linea full-electric. Poi perché sostanzialmente la Linea C ha un valore strategico davvero limitato, è insomma tanto fumo e niente arrosto.

 

 

A cominciare dalla capacità dei bus, che portano 77 persone contro le cento e oltre dei bus che circolano solitamente sulla linea 2; per non dire che il percorso, sempre rispetto alla linea 2, ha subito alcune considerevoli decurtazioni, ora i mezzi passeranno sempre per via Tiraboschi. Lì intaseranno ulteriormente la già congestionata corsia preferenziale, dove i bus sono impossibilitati a sorpassare gli altri fermi in attesa. Visto che è emersa la questione corsie riservate è bene far notare che sui 29,5 chilometri lungo i quali si estende il percorso solo 1,2 sono costituiti da corsie riservate, quindi un microscopico quattro per cento: quanto tempo faranno risparmiare? Se non c’è traffico, forse due minuti.

 

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Ancora, Gianni Scarfone (Ad di Atb) la definisce «una linea a elevata frequenza», però in effetti non è che si discosti molto dalle frequenze del vecchio 2: la domenica diminuiscono le corse, passando dalla cadenza attuale di 25 minuti a 30 minuti, aumentano invece in direzione Clementina, ma, se prima ce n’erano solo ogni 40 minuti, evidentemente non c’è mai stata una grande affluenza. Il servizio serale, quello dopo le 20,30, dimostra quanto la programmazione sia ridicola. Anziché aspettare il bus per quaranta minuti, si potrebbe arrivare ovunque a piedi: i due punti più lontani che la Linea C connette di notte - via San Giovanni a via Salvo d’Acquisto - distano 35 minuti a piedi! (secondo Google Transit).

Insomma, questa Linea C non è un granché dopotutto, ma costa ben sette milioni di euro! Cos’altro avrebbero potuto fare con questo gran mucchio di soldi? Un’idea poteva essere comprare dei bus nuovi...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 7 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 8 febbraio. In versione digitale, qui.

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