Dopo le recenti morti

È un inverno tragico sulle Orobie Senza neve, è tutto più pericoloso

È un inverno tragico sulle Orobie Senza neve, è tutto più pericoloso
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Le nostre Orobie, tanto belle d’estate quanto d’inverno, stagione però nella quale le nostre montagne nascondono anche insidie che non vanno assolutamente sottovalutate. L’anomala condizione climatica che si è andata sviluppando in questi giorni ha infatti creato enormi disagi lungo i sentieri, anche a bassa quota e nonostante la scarsità di neve. Lo dimostrano, purtroppo, i diversi casi di incidenti, anche mortali, avvenuti nelle ultime settimane. «La Montagna se ne sta lì impassibile, a condurre la sua vita scandita dalle stagioni», dice Mauro Corona, alpinista e scrittore. Niente di più vero, anche se andare in montagna comporta un rischio maggiore rispetto a una passeggiata nel parco e, di conseguenza, richiede più consapevolezza e attenzione. Quello che in estate è un banale sentiero, durante l’inverno può diventare un percorso insidioso che richiede attrezzatura, capacità e conoscenza.

 

 

Anche gli escursionisti più esperti, purtroppo, possono rimanere vittime di incidenti in montagna nel caso in cui non prestassero la dovuta attenzione. Due tragiche morti avvenuti in questi giorni, purtroppo, lo dimostrano: Emanuele Milesi, 25 anni e guardiano presso la diga dei Laghi Gemelli, è stato tradito dal ghiaccio durante l’ascesa al Pizzo del Becco nella giornata di giovedì 3 gennaio. Una montagna posta proprio alle spalle dei laghi, lungo un percorso che, probabilmente, Emanuele aveva percorso decine di volte. Il secondo caso è invece successo domenica 6 gennaio, questa volta a Valbondione. A perdere la vita è stato Ilario Tebaldi, 47enne artigiano residente a Berzo San Fermo. Da sempre vicino al mondo della montagna, Tebaldi era un’escursionista esperto, iscritto al CAI di Trescore. Anche in questo caso, a tradirlo è stato un percorso ghiacciato, un tratto del sentiero conosciuto come “lo scarico”, variante estiva utilizzata dagli escursionisti esperti durante la salita al rifugio Curò. Durante l’inverno questo tratto è esposto a nord e soggetto a colate di ghiaccio che lo rendono particolarmente insidioso e sconsigliato. Tebaldi, dopo aver superato un gruppetto di escursionisti presenti sul tracciato, sarebbe scivolato per la mancanza dei ramponi a circa venti minuti dal rifugio.

 

[L'utilizzo della catena su una vita ferrata]

 

«Il primo pensiero è sempre rivolto ai familiari e agli amici delle vittime, a cui vogliamo esprimere la nostra solidarietà e il nostro cordoglio. Queste tragedie lasciano sempre sconcertati, sopratutto se pensiamo che, in entrambi i casi, parliamo di persone che inseguivano la propria passione», commenta Paolo Valoti, presidente del CAI di Bergamo. «Dobbiamo purtroppo fermarci per fare una riflessione legata alle condizioni anomale di questo inverno, caratterizzato dalla poca neve e dalle giornate assolate. Condizioni che invitano gli escursionisti ad avvicinarsi ai sentieri e alle passeggiate. Ho visto molte persone muoversi durante queste vacanze invernali, alcune raggiungere i rifugi mosse proprio dal sole e, ripeto, dall’inganno dell’assenza di neve. Temperature alte durante il giorno, ma che di fatto nella stagione invernale portano a escursioni termiche notevoli, che possono variare anche di 10/12 gradi dal giorno alla notte. Questa condizione anomala persiste nell’arco della giornata, anche per brevi tratti e a bassa quota. Una zona d’ombra può celare un repentino cambio di temperatura con conseguenti tratti ghiacciati che possono restare nascosti anche agli occhi degli escursionisti più attenti. Passiamo da un terreno secco e asciutto a un terreno che può presentarsi ghiacciato, magari nascosto da un piccolo strato di terra, ma in realtà molto insidioso. Un corso d’acqua al sole può asciugare, ma in una zona d’ombra congela. Durante la stagione invernale siamo abituati a condizioni diverse rispetto a quelle che si presentano nelle giornate odierne, proprio perché il manto nevoso copre il ghiaccio vivo, rendendo la progressione meno pericolosa. Naturalmente in questi casi i pericoli sono altri e dettati dalle abbondanti nevicate, come le slavine».

 

[Esempio di progressione su via ferrata non innevata]

 

In questi ultimi giorni è stato proprio il lavoro del vento, unito gli sbalzi di temperatura e al terreno secco e gelato, a rendere i sentieri insidiosi, creando lastre di ghiaccio lungo percorsi che potrebbero in un primo momento sembrare spogli, ma che in realtà si presentano ghiacciati. Fondamentale è avere l’attrezzatura idonea, come ramponi e piccozza, che nella stagione invernale non dovrebbero mai mancare nello zaino di un’escursionista. «Dobbiamo sempre ricordare che alcuni sentieri, accessibilissimi d’estate, possono diventare impraticabili e pericolosi d’inverno - continua il presidente Valoti -. L’invito è quello di attenersi alla massima prudenza, limitarsi a escursioni a quote basse e avere la pazienza di attendere giornate migliori, nella speranza che arrivi il vero inverno e, con esso, anche la neve».

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