I numeri da L'Eco

Ecco come la Caritas Bergamo spende i 35 euro per migrante

Ecco come la Caritas Bergamo spende i 35 euro per migrante
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Lo ha sempre detto don Claudio Visconti, direttore della Caritas a Bergamo: «Entrare in questa polemica non mi interessa». Un modo elegante per non scendere sul campo di battaglia politico dove la Lega, in particolare il segretario provinciale Daniele Belotti, vorrebbe portare l’ente diocesano. Ma la questione migranti, come ha sottolineato qualche giorno fa Riccardo Nisoli sul Corriere della Sera Bergamo, solletica la pancia della gente. E così, alla fine, la Caritas ha dovuto cedere, almeno in parte. Il 12 febbraio, L’Eco di Bergamo ha pubblicato un articolo in cui, punto per punto, vengono spiegate tutte le cifre dell’accoglienza. Più specificatamente, viene spiegato come vengono spesi i 35 euro al giorno che lo Stato dà a chi si occupa di accogliere i richiedenti asilo.

Una via indiretta per rispondere alla domanda che Belotti e la Lega pongono oramai da mesi: come spende la Caritas i soldi che prende per i migranti? L’accusa del Carroccio, infatti, è che l’ente diocesano lucri sull’accoglienza, senza poi destinare questo supposto guadagno agli italiani che necessitano aiuto. Intervistato da BergamoPost, don Visconti rispondeva così alle punzecchiature leghiste: «Cosa c’entrano i richiedenti asilo con il fondo Famiglia e Lavoro e gli altri fondi? Mischiare, anche dal punto di vista economico, le due questioni è sbagliato e fuorviante».

 

 

Del resto una rendicontazione per l’attività di accoglienza non è richiesta dallo Stato, così come non è richiesta per molte altre attività date in gestione a enti o cooperative. Alla fine, però, le “pressioni” esterne hanno avuto la meglio e un po’ di numeri sono stati resi noti. A partire dal numero di migranti a cui attualmente la Caritas bergamasca offre accoglienza: 1.366 persone. Dal 2014, sono ben 3.482 i richiedenti asilo accolti nelle strutture gestite dall’ente diocesano, di cui 2.116 usciti dal progetto per essere stati riconosciuti ufficialmente come profughi o (la maggior parte) per aver ricevuto un no in risposta alla domanda di asilo. Queste persone sono distribuite in 15 grandi strutture e 25 appartamenti, tutti direttamente gestiti dalla Caritas.

Come sottolinea L’Eco, le due forme di accoglienza presentano spese uguali (gestione amministrativa, vitto, fornitura di beni e servizi) e una sostanziale differenza: il costo del personale operativo e del mantenimento della struttura. Tirando le somme, ciò significa che per ogni richiedente asilo ospitato in una struttura, si spendono circa 33,30 euro al giorno, per chi è invece ospitato in un appartamento ben 38,30. Il tutto a fronte dei 35 euro a migrante concessi dallo Stato. Il guadagno derivante dall’accoglienza in struttura (minimo ma esistente), va dunque a compensare la perdita economica per la gestione in appartamenti. E questo soltanto perché, fortunatamente, 13 delle 15 grandi strutture in cui vengono ospitati i richiedenti asilo sono in mano alla Diocesi (dunque alla Caritas) grazie a contratti di comodato d’uso gratuito.

 

 

Andando più a fondo, è possibile anche capire quanto costi, giornalmente e per ogni singolo migrante, ogni servizio che viene loro fornito. Dei 35 euro, 0,50 vengono usati per i costi di gestione amministrativa, tra i 7,50 e i 10 per i costi della struttura (affitto, manutenzione e utenze soprattutto), tra i 10,50 e i 13 per il personale operativo (educatori, mediatori, custodi e cuochi ad esempio), 2,50 vengono dati direttamente in mano al richiedente asilo, altri 0,50 vengono messi da parte per la cosiddetta “quota di accompagnamento all’uscita” (che servirà a dare un futuro al migrante una volta ricevuta risposta dallo Stato) e 8, infine, vengono spesi per la fornitura di cibo e la somministrazione di pasti.

Evidentemente, questa non è una rendicontazione vera e propria (attendiamo che qualcuno chieda prova materiale di queste spese), ma rappresenta una suddivisione dei costi che spiega in modo abbastanza chiaro come, in realtà, i guadagni immaginati dalla Lega nell’attività di accoglienza dei richiedenti asilo siano minimi. Polemica chiusa?

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