L'ironia degli universitari

Sos dalla disperata sessione estiva Come sopravvivere in Sant'Agostino

Sos dalla disperata sessione estiva Come sopravvivere in Sant'Agostino
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Nella celeberrima A Silvia, il signor Giacomo Leopardi scrisse delle sue «sudate carte», senza sapere che sarebbero diventate una metafora perfetta per descrivere la situazione di uno studente universitario tipo in questo afoso luglio bergamasco. Partiamo da questo presupposto: la sessione estiva è il periodo più devastante per uno studente. Fatica di fine anno prolungata fino a fine luglio. Due (tre, quattro) esami che si susseguono senza sosta mentre il resto del mondo va al mare e in piscina (e te lo ricorda con frizzanti foto sui social network). Libri appiccicosi di sudore, litri e litri di bottigliette d’acqua. E lo stress, l’ansia incontenibile, tenuti a bada dal caffè, ingurgitato oltre ogni ragionevole limite. Eppure, è indispensabile per evitare il fuoricorso, o, per chi ce la fa, per schivare addirittura l’appello di settembre. Poco importa il collasso dello studente davanti al ventilatore o la sua crescente angoscia estiva.

 

1) Il caffè

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Pure a Bergamo, per sopravvivere, lo studente in crisi ha i suoi riti e le sue piccole ancore di salvezza. In Sant'Agostino, ad esempio, esiste un piccolo bar dove di recente hanno aggiunto il caffè e i gelati, e peccato che apra solo per la pausa pranzo. Comunque, ci si affida senza troppi problemi al caffè-acqua sporca delle macchinette, oppure, zaino in spalla, si scende verso via Pignolo cercando rifugio al Bar Perry, ottimo per ammazzarsi di caffè in situazione pre-esame e di aperitivi in sollievo post-esame. E che il caffè sia imprescindibile fonte vitale, lo dimostra il fatto che addirittura qualcuno, probabilmente per disperazione, abbia inventato il cosiddetto caffè dello studente (qui la ricetta), la bevanda più in voga d’estate tra gli universitari, manco il mojito può competere:  è disgustosa e amara, ma promette una vera e propria iniezione di energia durante le notti di «studio matto e disperatissimo» (sempre lui, il buon Giacomo). Consigliano di assumerlo con moderazione, ma gli aficionados della Redbull sanno che le volate dell’ultimo minuto richiedono qualche azzardo. Gastriti croniche comprese.

 

2) Il cibo

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La condizione dello studente in sessione estiva è degradante da ogni punto di vista, mentale e fisico. C'è chi dimagrisce, tra stress e nervosismi vari, e chi ingrassa, sfogandosi sul cibo spazzatura. Del resto, i biscottoni al cioccolato di Nessi o una colazione al McDonald’s in stazione sono ottimi modi per iniziare una giornata di studio intenso. Come si suol dire: a stomaco pieno si ragiona meglio. E la prova costume può aspettare.

 

3) Il caldo

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Ma la cosa peggiore con cui lo studente in sessione estiva deve convivere è il caldo, straziante e afoso, soprattutto quest’estate. In ogni momento, ad ogni nozione acquisita, ad ogni pagina sfogliata, il soggetto studiante ha come pressante aspirazione quella di darsi una sciacquata, farsi una doccia, buttarsi in una vasca ghiacciata. Ma l’igiene personale non è prioritaria: si spreca troppo tempo. Ci si affida al deodorante, che fa quel che può. Per la gioia di compagni di biblioteca e di studio che se ne stanno lì, a sopportare, gomito a gomito.

Bergamo forse ha già una soluzione, per questa disperazione afosa. Nel chiostro di Sant’Agostino è stato da poco realizzato un bellissimo prato con tanto di irrigatori, che verrà aperto agli studenti verso settembre; si spera che durante la sessione estiva dell’anno prossimo ci si possa sdraiare, dormire, mangiare, magari il tutto con gli irrigatori accesi.

La soluzione, comunque, potrebbe essere un semplicissimo ambiente climatizzato, ma solo in un mondo utopico dove tutte le persone soffrono nello stesso modo caldo e freddo. La leggenda narra che l'aria condizionata di Sant’Agostino e Pignolo sia un toccasana, ma probabilmente è una storia raccontata solo dagli eschimesi: in alcuni giorni della settimana sembra che sia gennaio, non luglio. Così, i più fragili risentono dei continui sbalzi di temperatura, e nel migliore dei casi arrivano ad agosto con una bronchite fulminante. E addio a quel poco che resta dell’estate.

 

4) La vita sociale

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Tra le altre agonie, la vita sociale si riduce; quel poco che ne resta è circoscritto agli altri studenti-condannati, gli unici a poter capire davvero la fatica e il degrado in cui versa l’universitario in crisi; e sono gli unici che danno vero supporto morale, ben lungi dal pronunciare frasi insulse come «Dai, tra poco è tutto finito», perché sanno che non è così. Il supporto si rivela negli sguardi comprensivi che si incrociano sulle fresche scale di Pignolo mentre si aspetta per un esame. E il mondo sembra meno crudele: non si è soli. Si crea uno spirito di disperata condivisione, un po’ alla Ungaretti, quando chiedeva agli altri soldati «di che reggimento siete, fratelli?».

Amicizie iniziate nel bagno del quarto piano di Pignolo, sempre libero, perché entrambi si sta cercando di di rinfrescarsi senza farsi notare troppo; o relazioni iniziate fuori dalla porta dello studio di un professore, mentre si aspetta di essere interrogati, e ci si affida a una persona qualsiasi sperando che sappia qualcosa più di te, e magari ti spieghi quel capitolo che proprio non hai fatto in tempo, o che ti distragga, per grazia di Dio.

Che delle volte basta pure un 18, l’estate è lì, fuori dalla porta. Che uno apre un po’ come Lazzaro. E poi si fionda nella doccia, riordina la camera che è diventata intanto terra di Mordor, va a recuperare amici, piscine, mojitos ghiacciati. Ammesso che non si sia preso la bronchite di cui sopra. E ammesso che non ci sia un altro appuntamento col destino i primi di settembre.

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