Un approfondimento de Il Sussidiario

La riforma dell’energia elettrica per cui meno consumi e più paghi

La riforma dell’energia elettrica per cui meno consumi e più paghi
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Se anche voi siete tra coloro che spengono ogni interruttore della vostra casa onde evitare sprechi inutili, oppure tra quelli che hanno puntato sul fotovoltaico nella speranza di avere una bolletta della luce meno pesante, sappiate che dall’1 gennaio 2016 ogni vostro sforzo sarà vano. Da quel giorno, infatti, e con gradualità fino all’1 gennaio 2018, diverrà operativa la riforma delle tariffe elettriche firmata dall’Aeegsi (Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico). Una riforma che riguarderà ben 30 milioni di utenti domestici italiani e che, stando a quanto spiegato da Il Sussidiario, avrà il “merito” raggiungere ben cinque pessimi risultati in un colpo solo: aumentare le bollette di circa 20 milioni di famiglie, per lo più a basso reddito; incoraggiare i consumi (e gli sprechi) di energia; disincentivare l’autoproduzione energetica e gli interventi di efficienza; bloccare lo sviluppo di energie rinnovabili; offrire ai grandi distributori entrate maggiori a scapito della libera concorrenza. Non male.

 

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Cosa prevede la riforma. La riforma firmata dall’Aeegsi si può riassumere in un semplice concetto: più consumi meno paghi. Una riforma epocale se consideriamo che, fino ad ora, in Italia (come un po’ in tutto il mondo a dire il vero) era sempre valso il criterio opposto: più energia usavi, più pagavi. Come spiega Il Sussidiario, ora i costi di rete verranno invece spostati dalla quota variabile a quella fissa. Questi costi saranno quindi pagati da tutti gli utenti senza alcuna proporzionalità rispetto alla quantità di energia consumata. Chi consuma meno si vedrà alzata la voce relativa ai costi di rete, mentre chi consuma di più si vedrà ridurre la propria spesa per i kWh usati. Ciò significa un inesorabile aumento della bolletta per circa 20 milioni di famiglie, la maggior parte delle quali a basso reddito e solitamente meno inclini a consumare energia. Ma non solo: saranno penalizzate anche quelle famiglie che, negli anni, hanno compiuto investimenti per rendere la propria vita più, energeticamente parlando, efficiente. Stare attenti ai consumi, aver speso molti soldi per un impianto fotovoltaico, aver optato per abitazioni o anche solo elettrodomestici con classi energetiche migliori: diventeranno tutte spese inutili (o quasi). Chi ce lo fa fare di spendere per diminuire i nostri consumi se poi, tanto, pagheremo la stessa cifra di chi consuma molto di più?

 

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Una riforma antistorica e ingiusta. Due conti su quanto di più spenderemo li hanno fatti Adusbef, Codici associazione consumatori, Greenpeace, Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente e WWF: queste sette associazioni hanno calcolato a regime un maggiore esborso per le famiglie italiane pari a 1 miliardo e 540 milioni all’anno. Per esempio: un’utenza con consumi da 1.500 kWh l’anno avrà un aumento di circa 78 euro nell’arco dei 12 mesi, mentre un’utenza con consumi da 3.200 kWh l’anno pagherà 42 euro in meno nell’arco dei 12 mesi rispetto ad oggi. Una evidente disparità di trattamento, ma anche un provvedimento giustamente definito da Il Sussidiario come «antistorico», in quanto va in controtendenza rispetto a tutte le politiche di consumo energetico attualmente in vigore nel mondo, tese a una riduzione dei consumi piuttosto che a un loro incremento. Non ultimo l’accordo raggiunto a Parigi in occasione della Cop21, da molti definito storico ma, a quanto pare, non recepito dalle istanze locali, almeno quelle nostrane. L’Aeegsi lo sa, tanto che nella delibera di approvazione della riforma si parla della necessità di intervenire con un bonus sociale a favore delle famiglie disagiate, ennesima forma di assistenzialismo italiano di cui si poteva tranquillamente fare a meno ma che diventa necessario innanzi a una scriteriata (o quantomeno insensata) decisione.

 

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Chi ci perde e chi ci guadagna. Gli unici a trarre dei vantaggi da questa riforma, alla fin dei conti, sarebbero i grandi distributori di energia, che venderanno così più kWh e vedranno aumentare dunque le proprie entrate garantite, ora anche grazie all’aumento della quota fissa. L’Aeegsi, in sostanza, è come se si fosse schierata dichiaratamente dalla parte dei colossi del settore, favorendo così una monopolizzazione di un mercato in cui, invece, l’ingresso di nuove realtà sarebbe non solo logico, ma addirittura sperato. L’ennesimo provvedimento che pone l’Italia in una posizione opposta a quella di altri Paesi all’avanguardia nel mondo. Basta vedere i numeri del settore fotovoltaico, tra quelli che pagherà il maggior prezzo di questa riforma: attualmente questa industria cresce del 25-30 percento l’anno in mercati importanti come quelli americano, cinese, tedesco e giapponese. Con questa riforma invece in Italia, Paese già indietro rispetto alla concorrenza, subirà un’ulteriore battuta d’arresto. Un po’ come il conto in banca degli italiani, che saranno costretti a pagare di più anche se consumeranno di meno.

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