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L'accoglienza migranti è business «Del resto non siamo filantropi»

L'accoglienza migranti è business «Del resto non siamo filantropi»
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«Se è un settore lucroso? Beh, ci si guadagna. Non tanto come qualcuno vuole far credere, ma non ci si perde neppure. Noi lo facciamo con spirito umanitario, ma non siamo filantropi»: lo dice senza troppi giri di parole Ivan Falco, presidente della Lia Srl. Lia è l’acronimo di “Logistica integrata per l’azienda”, ma il settore a cui fa riferimento è quello dell’accoglienza dei migranti.

Dalla fine del 2014, infatti, l’azienda con sede a Bergamo si occupa anche di questo. «Siamo imprenditori, non ci saremmo mai aspettati di finire a fare un’attività di questo tipo. Da noi, però, lavoravano persone con esperienza nel sociale. Sono loro ad averci dato l’idea e ad aver messo a nostra disposizione le competenze maturate in passato, base su cui abbiamo costruito ciò che siamo oggi». Il primo bando a cui la Lia ha partecipato è stato a Pavia e attualmente gestiscono poco meno di trecento migranti, di cui circa 130 nella Bergamasca, a Madone e a Capriate. Falco spiega che sono trenta le persone che nella sua società si occupano del settore dell’accoglienza, tutti assunti a tempo indeterminato. Perché è sempre e comunque un lavoro: «Il mio motto è che chi lavora bene è giusto che guadagni. E poi la nostra presenza le assicuro che arricchisce anche i Comuni, basta vedere che tasse sull’immondizia ci tocca pagare... Quando abbiamo bisogno di figure professionali, inoltre, ci rivolgiamo in primis al territorio».

Le spese non sono poche («Rispettiamo alla lettera il bando della Prefettura, sempre. Senza contare che, sia a Capriate che a Madone, abbiamo contratti di affitto a riscatto, quindi comunque paghiamo i proprietari »), ma l’accoglienza incide sul fatturato di fine anno, sebbene «su una percentuale inferiore al cinquanta per cento complessivo. L’attività primaria della Lia resta la logistica integrata per le aziende». Dei 35 euro per migrante al giorno che riceve, Falco non saprebbe fare uno scorporo preciso e dire quanto resta in mano alla Lia, ma sottolinea un paio di elementi che, a suo parere, vanno tenuti da conto: «Innanzitutto che, con il sistema dei bandi con offerte al ribasso, spesso prendiamo meno di quella cifra; e poi che noi, non essendo una coop, paghiamo le tasse su tutto ciò che ci entra in tasca».

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