Uno studio della Michigan University

Papà, tenete a bada il vostro stress Rallenta il corretto sviluppo dei figli

Papà, tenete a bada il vostro stress Rallenta il corretto sviluppo dei figli
Pubblicato:
Aggiornato:

Lo stress gioca brutti scherzi, si sa, anche a livello di salute. Ora si è scoperto anche che lo stress dei genitori, in particolare del papà, ha un influsso negativo sui figli. Uno studio della Michigan State University, in America, pubblicato su Infant and Child Development, avrebbe infatti dimostrato che papà cronicamente tesi possono inibire il corretto sviluppo di alcuni aspetti della personalità dei loro bimbi o anche sollecitare l’insorgenza di stati ansiogeni.

Il contributo biologico è solo il primo apporto che i papà danno alla nascita e alla crescita dei figli, affidando poi alla mamma molti dei meriti o delle colpe sull’evoluzione dello sviluppo della prole. Invece, recenti attestazioni scientifiche riscatterebbero il ruolo genitoriale dei papà, dimostrando che uomini cronicamente stressati possono non solo frenare il coretto sviluppo dei bimbi, ma trasmettere loro anche il proprio stato ansiogeno.

 

 

Lo stress dei papà è dannosissimo. Almeno stando a uno studio americano che ha valutato in 730 famiglie con figli, attraverso un apposito questionario, i livelli di stress di entrambi i genitori, ed anche eventuali disturbi psico-emotivi, come ad esempio stati depressivi. Eventi di norma a maggiore appannaggio della donna, in funzione della componente biologica e di fattori ormonali. Pare invece che nella questione della crescita dei figli, lo stress più nocivo sia quello portato in famiglia dai papà, specie se cronicamente logorati da tensioni, nervosismi, ansie. Stress che impatterebbe soprattutto nella prima infanzia, ovvero sui piccoli di età compresa fra i due e i tre anni,  mettendo a dura prova il corretto sviluppo del linguaggio e il livello cognitivo. Ma non solo: la ricerca evidenzierebbe che dello stress di papà ne risentirebbero soprattutto i maschietti rispetto alle femminucce.

 

 

Il ruolo genitoriale paterno. In conclusione, lo studio americano rivaluterebbe, e meno male diciamo noi, l’importanza educativa del papà nella crescita dei figli. Il quale, per adempiere al meglio al proprio ruolo, dovrebbe affiancarsi alla donna per apprendere l’approccio contestuale e emozionale più corretto per favorire il buon equilibrio in famiglia e soprattutto nella crescita dei figli. Tenendo soprattutto a bada lo stress, perché quest’ultimo si trasferirebbe poi geneticamente sui figli, con tutte le implicazioni nocive del caso. Un compito che, rispetto a quello della mamma che ha avuto 9 mesi di vantaggio per conoscere e instaurare in rapporto simbiotico con i nascituri, per i papà potrebbe risultare più difficile. Essi infatti si ritrovano d'improvviso un frugoletto tra le braccia, essendo dunque meno preparati a gestirlo, e solitamente meno presenti in famiglia anche per ragioni professionali:  fattori che aumentano di conseguenza anche le possibilità di stress.

 

 

Una conferma. Lo studio della Michigan State University non fa che dimostrare alcune evidenze già emerse in precedenti ricerche, ma solo di laboratorio, effettuate dalla University of Pennsylvania e pubblicate sul Journal of Neuroscience. Ovvero che gli spermatozoi stressati possono trasmettere il loro DNA anche ai figli, soprattutto se i padri sono stati adolescenti con questo problema tendente alla cronicità. I ricercatori hanno infatti sottoposto alcuni topolini per 6 settimane a fonti di stress cronici, come ad esempio l’improvviso trasferimento in un’altra gabbia, l’esposizione all’odore di animali predatori, l’aggiunta di oggetti estranei o rumori nell’habitat delle cavie, sia in età puberale che più adulta.

È stato così possibile osservare che lo stress indotto sui topolini giovani o adulti era causa di alcune modificazioni epigenetiche degli spermatozoi, i quali avevano a loro volta influenzato soprattutto l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, la regione del cervello che governa la risposta allo stress. Ma non solo: la ricerca avrebbe dimostrato che questa alterazione si riflette poi nei figli, stimolando una reattività anormale o irregolare alle fonti di stress, troppo ridotta o esagerata. Dunque, se lo studio della Pennsylvania University si domandava una possibile relazione stressogena simile tra cavie e uomo, oggi la conferma potrebbe essere arrivata dallo studio della Michigan State University.

Seguici sui nostri canali