La sfida

Pd, uno striscione contro la censura «Benvenuta libertà di espressione»

Pd, uno striscione contro la censura «Benvenuta libertà di espressione»
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Lenzuola che danno il benvenuto alla democrazia, alla libertà di pensiero e di espressione. «È la nostra risposta simbolica alla rimozione, da parte dei Vigli del Fuoco su ordine della Questura di Bergamo, del lenzuolo che lunedì a Brembate riportava la scritta “Non sei il benvenuto”, spiegano il segretario provinciale del Pd Davide Casati e il segretario provinciale dei Giovani Democratici Gabriele Giudici, che martedì 14 hanno esposto all’esterno della sede del Pd di Bergamo un lenzuolo con la scritta «Qui è benvenuta la libertà di espressione».

«No alla censura». «Bisogna reagire prontamente di fronte a questi gesti che calpestano la libertà di espressione, perché quest’ultima è uno dei pilastri sui quali si regge il nostro Stato democratico. E noi la democrazia, insieme al legittimo dissenso, la vogliamo salvaguardare anche se a qualcuno evidentemente dà fastidio», dichiarano i parlamentari Maurizio Martina, Elena Carnevali e Antonio Misiani, insieme al consigliere regionale Jacopo Scandella. Per questo, accanto alle verifiche in corso nelle sedi istituzionali (sono state presentate due interrogazioni parlamentari sull’episodio di Brembate) il Pd invita i cittadini, i partiti, le associazioni e i sindacati ad esporre, nei prossimi giorni, messaggi che inneggiano alla libertà e al rispetto dei diritti.

L’attacco a Forza Nuova. «In questo scenario preoccupante, è paradossale e vergognoso che ancora oggi una formazione politica come Forza Nuova, che si rifà ai principi antidemocratici della dittatura fascista, si possa candidare alle elezioni, come avviene a Bagnatica dove, proprio questa sera, è prevista la presentazione dei loro candidati alla presenza di Roberto Fiore – aggiunge il segretario provinciale Casati -. E non si giochi a confondere i piani: la libertà di espressione va difesa e tutelata, mentre l’apologia di fascismo è ben altro, e chi se ne macchia non merita la dignità di avere rappresentanti nelle istituzioni democratiche», conclude.

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