Cinque ragioni plausibili

Perché i migranti non arrivano più

Perché i migranti non arrivano più
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Come si spiega che nel 2016 nella prima metà di agosto siano sbarcati in Italia 21.294 migranti, mentre quest'anno gli arrivi sono precipitati a 2.245? Un trend che conferma quello di luglio, quando il calo era stato del 57 per cento sul 2016. Eppure l’anno era iniziato nel segno opposto, con incrementi di arrivi rispetto ai numeri che erano già numeri record, dello scorso anno. Cosa è successo dunque? Cosa ha fermato il grande flusso migratorio? Ecco cinque plausibili spiegazioni.

Il cambio di guardia al Viminale, con il passaggio di consegne da Angelino Alfano a Marco Minniti, ha segnato anche un cambio netto di filosofia, suggerito dalla stessa segreteria Pd. Renzi sa che il tema migratorio è un tema che pesa moltissimo sulle scelte elettorali e quindi ha chiesto una sterzata, per non esporsi agli attacchi del centrodestra e del populismo grillino. Minniti ha il profilo dell’uomo d’ordine e così ha spostato la linea del governo cambiando le priorità: dall'organizzazione dell’accoglienza alla prevenzione per impedire gli sbarchi.

 

 

L’offensiva contro le navi delle Ong è una diretta conseguenza di questo nuovo approccio. Nella prospettiva Minniti l’intervento, legittimo dal punto di vista umanitario delle Ong, si era trasformato in un incentivo per i migranti. Per questo è scattata un’offensiva che come spesso accade in Italia prende il via da un’inchiesta giudiziaria, aperta dalla procura di Trapani, dove alcune Ong vengono accusate di essere in combutta con gli scafisti. Accusa un po’ surreale, per tante settimane rimasta senza nessun riscontro di prove. Sino alla vicenda della Juventa, la nave della Jugend Rettet, una Ong tedesca, sorpresa a recuperare un gruppo di migranti, intavolando quello che sembrava un dialogo con gli scafisti.

Facendo leva su questa inchiesta il Governo ha proposto alle Ong di sottoscrivere delle condizioni. Tra queste c’era quella di una presenza di autorità di polizia sulle navi. Alcune Ong le hanno sottoscritte, altre hanno chiesto che fosse una presenza non armata e non hanno accettato l'accordo. Risultato finale, intorno a Ferragosto, quasi tutte le Ong hanno ritirato le navi dal Mediterraneo.

 

 

Alla base di questa svolta c’è il discusso accordo il presidente del governo di unità nazionale (Gna) di Tripoli, Fayez al Sarraj. Di fatto si è delegato a questa autorità libica il controllo dei mari con la consegna di quattro motovedette. Anche in questo caso non mancano le ombre, perché un’inchiesta della Reuters ha rivelato che i guardiacoste libici hanno stretto accordi con un gruppo chiamato Brigata 48 che controlla la costa dalla parte di terra. È un gruppo di miliziani, guidati secondo Reuters da «un ex mafioso». La cosa inquietante è che Brigata 48 agisce in particolare a Sabratha, che era sino ad oggi il quartier generale degli scafisti. In sostanza, si ha la sensazione che ci sia stato solo un cambio di business. Anche perché a Brigata 48 sarebbe stato affidata la gestione di un campo profughi, in cui vengono portati tutti migranti bloccati sulla costa.

Il lavoro di Minniti però ha puntato anche sull'origine dei flussi, con trattative intavolate con tutti i paesi di partenza. Inoltre Italia ed Europa hanno messo sul tavolo fondi destinati a sostenere il riaccompagnamento dei migranti, dalla Libia ai paesi di origine. Secondo le prime stime già cinquemila avrebbe accettato. Resta aperta la questione spinosa dei campi profughi che dovrebbero passare sotto la supervisione della agenzia Onu per i rifugiati. Ma per ora questa parte dell’accordo non ha avuto ancora sviluppi concreti.

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