Un articolo di The Atlantic

Perché se montate un mobile Ikea finirete per litigare col partner

Perché se montate un mobile Ikea finirete per litigare col partner
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Questo articolo è la traduzione integrale di un pezzo apparso il 20 settembre sul The Atlantic, intitolato Why Ikea Causes So Much Relationship Tension. L'autrice è Corinne Purtill.

Se avete mai provato a mettere insieme i pezzi di un mobile dell’Ikea con il vostro partner, avrete probabilmente discusso con lei o lui a riguardo. Le battaglie domestiche che hanno per tema i prodotti dell’azienda svedese sono una caratteristica talmente comune della convivenza moderna che la comica Amy Poehler in una sua battuta ha affermato che la parola Ikea in svedese significasse “litigio”. Ma perché, esattamente, assemblare i pezzi dell’arredamento è così controverso per una coppia? Perché le conversazioni riguardo ai divani portano così spesso in vicoli bui?

La cosa è pura psicologia di coppia. Abbiamo parlato con una serie di ricercatori di psicologia, esperti del comportamento e terapeuti famigliari che hanno spiegato il motivo per cui ogni passaggio del processo Ikea sia pieno di detonatori di emozioni e come, una volta identificati, questi possano essere evitati. «Piccole cose come il mettere insieme una serie di scaffali potrebbero riesumare vecchi malumori con il proprio compagno», ha detto Don Ferguson, autore di Reptiles in Love: Ending Destructive Fights and Evolving Toward More Loving Relationships. «Ti fidi di me? Pensi che sia stupido? Pensi che non sia capace di farlo? Preferiresti che ci fosse il tuo ex al mio posto?». Molte coppie cominciano il processo di assemblaggio con lo svantaggio di essere appena stati in uno store Ikea, che già di per sé rappresenta un’esperienza emozionale destabilizzante.

 

 

Una questione di preferenze e determinazione del sé. La casa pulita, con stile e spaziosa, ideata negli spazi espositivi «letteralmente si trasforma nella mappa di un incubo relazionale», ha detto la psicologa clinica Ramani Durvasula a The Wall Street Journal. Le coppie, nel corso di una sua seduta terapeutica, hanno fatto riferimento a litigi correlati ad Ikea talmente spesso che la Dottoressa Durvasula ha iniziato a compiere dei viaggi di ricerca negli store con questo marchio. Ha scoperto che le diverse aree a tema scatenavano discussioni correlate al tema stesso: letti (sesso), materiale per la cucina (lavori casalinghi), stanze per bambini (non saprei da dove cominciare). Lo showroom è anche il luogo in cui le differenze tra i gusti personali si fanno sentire. In un contesto in cui scegliere un tavolo viene identificato come un’espressione della propria identità, è facile proiettare significati più profondi alle opinioni del partner. Se a me piace il Lack e a te il Klingsbo, vogliamo davvero lo stesso tipo di casa? Vogliamo davvero la stessa vita? Chi sei tu, veramente? «Le coppie tendono a considerare i piccoli conflitti che insorgono mentre si comprano o costruiscono mobili per la casa, come prova del fatto che, dopotutto, non sono così fatti l’uno per l’altra», ha detto Maisie Chou Chaffin, psicologa di Londra che lavora specializzata nella terapia di coppia.

 

 

Un gioco di poteri e comando. Uno dei momenti più cruciali nel processo dell’assemblaggio accade prima ancora che qualcuno abbia afferrato un cacciavite. Anche per quelle coppie che contemplano un’uguale spartizione del lavoro nel corso di tutta la relazione, accade che uno dei due si faccia avanti e si proponga come leader quando si tratta di svolgere compiti individualmente: a lei spetta il pagamento delle bollette, per esempio, e lui gestisce la cucina. Dato un nuovo incarico, come mettere insieme i pezzi di un armadio Hemnes – le coppie potrebbero avere idee in competizione tra loro riguardo a chi dei due potrebbe essere il più adatto a prendere il comando. Ne deriva una lotta di potere, e le lotte di potere sono un terreno fertile per la guerra (Ecco perché, per esempio, dare indicazioni a chi è alla guida di un’auto è un così potente motore per innescare discussioni).  «A meno che uno di voi sia il membro della coppia deputato alla costruzione, verrete catapultati nella dinamica del “Chi è al comando?”», ha detto Scott Stanley, professore di psicologia all’Università di Denver e autore del libro Fighting for Your Marriage. «Anche quando avete quasi capito chi dei due ha una fetta maggiore del potere, arriva sempre il momento in cui l’assistente si accorge che il leader sta facendo qualcosa di sbagliato», ha detto Stanley. «Nonostante il fatto che tutti noi funzioniamo meglio quando abbiamo dei feedback costruttivi dagli altri, a nessuno piace riceverli».

 

 

Lo stress dell’assemblaggio non aiuta. Costruito per essere usato in qualunque linguaggio, l’apparentemente semplice manuale delle istruzioni di Ikea conferisce agli utenti l’impressione (spesso sbagliata) che l’obiettivo possa essere raggiunto in poco tempo e con il minimo sforzo. Se quel muto cartone animato asessuato può costruire un’isola scorrevole per la cucina, sicuramente potremo farlo anche noi. Quando quelle aspettative vengono distrutte, però, l’ego è sconfitto. «Come con ogni sensazione ansiosa, un certo grado di violenza contro se stessi entra in gioco», ha detto Ferguson, ora psicologo della Veterans Administration ad Auburn, California. «E molto velocemente, se non sapete prendere una pausa, vi rivolterete contro il vostro sposo o compagno».

Sentirsi frustrati da un lavoro può immediatamente intaccare i vostri sentimenti verso il partner. In uno studio del 2014, i ricercatori della Monmouth University e dell’Ursinus College hanno diviso 120 partecipanti in due gruppi. Ai componenti del primo gruppo è stato dato il semplice compito di scrivere dei numeri in ordine cronologico; all’altro quello di risolvere una serie complicata di problemi matematici. Non appena completata la missione, a entrambi i gruppi veniva chiesto di annotare dei complimenti che avrebbero fatto ai loro partner una volta tornati a casa. Il gruppo con l’incarico più difficile, si è ritrovato con il 15 percento in meno di frasi carine per i loro amati.

«Un’esperienza acuta stressante danneggia i comportamenti all’interno di una relazione e lo stress indotto dal montaggio dei pezzi d’arredamento è un altro mezzo per ottenere lo stesso fine», ha detto l’autore dello studio Gary Lewandowski.

 

 

E poi ci si dà la colpa l’un con l’altro. Se volete valutare la vostra compatibilità di coppia, ha assicurato Dan Ariely, provate a fare un giro in canoa insieme. Si tratta infatti di un’esperienza ricca di imprevisti fuori dal vostro controllo – tempo, corrente, squali – che offre una visione rivelatrice riguardo alla reazione delle persone alla pressione. «La domanda è: le persone preferiscono addossare la colpa ad altri o capire perché certe cose accadono all’interno della coppia?», ha detto Ariely, professore di psicologia e economia comportamentale alla Duke University (Ariely faceva anche parte della commissione della Harvard Business School che, nel 2011, aveva identificato il cosiddetto “Effetto Ikea” e cioè l’osservazione che le persone amano maggiormente un oggetto se partecipano anche solo in minima parte alla sua creazione). Ha aggiunto: «Penso che la stessa cosa succeda con l’arredamento Ikea. Durante il processo, gli imprevisti accadono in maniera inaspettata. Ci sono pezzi mancanti. Le persone mettono insieme i pezzi nella maniera sbagliata. La domanda a questo punto è: per quanto siamo disposti a incolpare il nostro partner?».

C’è anche il problema fondamentale dell’attribuzione dell’errore, ha detto Ariely. Tendiamo ad attribuire i nostri sbagli a fattori esterni («Ho messo insieme questi pezzi nel modo sbagliato perché non mi sono state date istruzioni chiare») e gli sbagli degli altri a fattori interni («Hai unito questi pezzi male perché non hai fatto abbastanza attenzione»). Se è uno dei vostri giorni sì, magari potreste essere disposti ad evitare di incolpare gli altri e a mantenere una visione illuminata. Ma mettiamo invece il caso che non sia una buona giornata. Che sia una giornata Ikea. Lo showroom vi ha fatto sentire inadeguati, state inconsciamente combattendo per ottenere più potere del vostro partner e siete imbarazzati dal fatto che avete ormai speso la miglior parte della vostra domenica per costruire una cassettiera.

 

 

Di fatto, è una guerra psicologica. Una discussione nata all’Ikea, smette ben presto di riguardare uno Stuva. Litigare con il vostro compagno può scatenare una risposta “fuggi o combatti”, ossia uno stato psicologico di ipereccitazione che si è evoluto per aiutare i primati ad affrontare lo stress acuto. Caratteristiche non essenziali come la maturità, la pazienza e la ragione si spengono temporaneamente. Siamo improntati alla battaglia. «Le funzioni più elevate si addormentano e quelle più primitive acquistano il predominio. E non c’è alcuna organizzazione in quelle», ha detto Ferguson. Ecco perché le coppie «cominciano con il litigare per una serie di scaffali e finiscono col parlare di suoceri e figli».

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