Per raccontare la realtà

Da Persepolis a Kobane Calling Quando i fumetti fanno giornalismo

Da Persepolis a Kobane Calling Quando i fumetti fanno giornalismo
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Iraniana, nata nel 1969 sul Mar Caspio, Marianne Satrapi è vissuta a Teheran, Vienna e Strasburgo. Persepolis, il suo primo reportage a fumetti, racconta la sua infanzia e adolescenza nell’Iran del regime komheinista. A dieci anni Marianne vede la sua vita cambiare, a partire dal giorno in cui viene spostata da una scuola mista a una classe di sole ragazze e costretta a portare il velo. La vita di una bambina si fa riflesso del passaggio dal laicismo dell’Iran dello scià al rigore religioso dello stato islamico di Komheini. Dai fumetti della Satrapi è nato anche l’omonimo film, che, presentato a Cannes nel 2007, ha riscosso una standing ovation per la descrizione sensibile e realista - resa possibile grazie alla narrazione in fumetti dei fatti vissuti dall’autrice - del complesso mondo musulmano e della deriva autoritaria di uno Stato.

 

 

Kobane Calling di Zerocalcare. Nello stesso filone narrativo di inserisce Kobane Calling, facce, memorie e scarabocchi da Rebibbia al confine turco siriano. Così Zerocalcare inizia il racconto del suo viaggio nel Rojava, una striscia di terra compresa tra Turchia, Siria e Iraq, regione autonoma dello stato del Kurdistan. Trentenne italiano diventato famoso per la sua coscienza armadillo e il suo amore per i plumcake, Michele Rech (in arte Zerocalcare) nel 2016 ha stupito tutti pubblicando questo reportage a fumetti in cui, rinunciando ai plumcake, si cimenta nel racconto di una guerra. L’interesse per il Kurdistan si era sviluppato nell’autore da tempo, da quegli Anni Novanta in cui il fumettista romano  frequentava i centri sociali nel momento in cui sulla capitale si riversava la diaspora curda.

Così quando si è iniziato a parlare dell’assedio di Kobane e delle donne combattenti curde, Zero non ha resistito ed è partito per capire cosa stesse succedendo. Da lì è nato Kobane Calling, in cui si racconta del popolo curdo in guerra per rivendicare il proprio diritto a farsi Stato in una terra contesa. L’ironia, tratto distintivo dell’autore, non scompare. Anzi, diventa un mezzo per aprire gli occhi su quanto poco si sa di quello che succede lontano da noi. Come quando il fumettista regala un paio di pagine di “pipponi”, spiegazioni dirette e semplici degli attori coinvolti nel conflitto e della geografia dello stato curdo, informazioni necessarie ma troppo spesso date per scontate.

 

Kobane calling, Zerocalcare

 

Il graphic journalismQuando si parla di Persepolis o Kobane Calling immediato è il riferimento al graphic journalism, ovvero il reportage a fumetti o il fumetto della realtà. Un mix vincente di un’accurata documentazione, della narrazione di vicende reali (autobiografiche o basate su reportage fatti dagli autori) e della creatività e immediatezza dei fumetti.

Nella stessa categoria si inseriscono Maus, Cronache di Gerusalemme, Valzer con Bashir e Quaderni Ucraini. Maus di  Art Spiegleman è una storia antropomorfica sull’orrore della guerra, la narrazione della permanenza del padre ad Auschwitz  fatta attraverso le storie di topi, gatti, rane e cani (a seconda della nazionalità dei protagonisti). Un libro con il quale l’autore ha vinto il Pulitzer nel 1992. Cronache di Gerusalemme di Guy Delisle, invece, è il diario di un marito trasferitosi in Israele per seguire la moglie, che lavorava per Medici Senza Frontiere. Anche Valzer con Bashir parla del Medio Oriente, ma dal punto di vista libanese, come racconto dei conflitti che sconvolsero il paese negli anni ottanta. Completa il quadro Quaderni Ucraini di Igort, raccontando attraverso i fumetti la storia degli scontri tra Mosca e Kiev.

 

Maus, Art Spiegleman

 

Persepolis, Kobane Calling, Maus, Cronache di Gerusalemme, Valzer con Bashir, Quaderni Ucraini e tutti i testi di graphic journalism raccontano quello che spesso giornali e telegiornali non hanno il tempo di fare: il quotidiano di chi vive situazioni politiche difficili sulla propria pelle. Così dai disegni di Zerocalcare si scopre che anche le reclute curde si preoccupano della telefonata serale alla fidanzata mentre la Satrapi ci mostra che le ragazzine della Teheran khomeinista avevano gli stessi problemi di tutte le adolescenti: di depilazione, di timidezza, di ricerca del principe azzurro o dell’ultimo album degli Abba. Così il fumetto diventa il modo per affrontare la narrazione dell’inaccettabile (le guerre, i regimi, le persecuzioni civili e religiose) usando l’ironia e la creatività per provare a comprendere guardando da una prospettiva diversa.

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