Per livelli essenziali di assistenza

Sanità lombarda al sesto posto? Dicono, ma forse non è così

Sanità lombarda al sesto posto? Dicono, ma forse non è così
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Toscana al primo posto, Lombardia - seconda nel 2011 e quarta nel 2012 - che finisce al sesto mentre l’ultima piazza è della Campania. Non è un banalissimo “toto-regioni” bensì le prime anticipazioni che sono trapelate nei giorni scorsi della Classifica sanitaria regionale italiana. In queste settimane infatti il Ministero delle Salute sta stilando delle graduatorie sull’andamento sanitario regionale del 2013 che, nonostante le situazioni varino da zona a zona a seconda dell’organizzazione, dei bilanci e delle strutture a disposizione, documenteranno la qualità del lavoro svolto. I punteggi alle regioni sono assegnati secondo una griglia basata sui LEA (Livelli essenziali di assistenza). Nelle prime tre posizioni ci sarebbero la Toscana, con un punteggio di 214 su un massimo di 225, l’Emilia Romagna, 204 punti, e il Piemonte, 201, precedendo il Veneto, 190, e la coppia Lombardia-Liguria, appaiata con 187 punti. Gli ultimi posti invece sono occupati da: Calabria, 135 punti, Puglia, 134, e Campania, fanalino di coda con 127 punti. La regione del Vesuvio è rimasta l’unica sotto la soglia dei 130 punti, ed è quindi considerata inadempiente a livello di servizi sanitari forniti. Tra i 130 e i 160 punti si è considerati invece adempienti con riserva.

 

griglia sanità

 

Cosa sono i LEA. I Livelli essenziali di assistenza, come riportato sul sito del Ministero della Salute, sono «le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione». I LEA sono ripartiti in tre grandi aree: l’assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro, ovvero le attività di prevenzioni rivolte ai singoli individui (vaccinazioni, profilassi delle malattie infettive, medicina legale, sanità veterinaria), l’assistenza distrettuale, che si riferisce ai servizi diffusi sul territorio (assistenza farmaceutica e strutture adibite alle cure specifiche), e l’assistenza ospedaliera. I servizi garantiti LEA sono l’essenziale che ogni Regione dovrebbe riuscire a garantire ai cittadini, ciò non toglie che possano essere sfruttate strutture proprie per fornire ulteriori vantaggi agli abitanti della zona.

Il monitoraggio dell’assistenza sanitaria erogata dalle Regioni sul territorio nazionale avviene attraverso una serie di informazioni che consentono di leggere importanti aspetti dell’assistenza sanitaria, inclusi quelli di qualità, appropriatezza e costo. Ogni Regione ha come compito quello di adempiere al mantenimento dei parametri LEA: ciò viene poi valutato mediante l’utilizzo della “Griglia LEA”, che prevede 31 indicatori utili per stilare una graduatoria conclusiva assegnando dei punteggi. Un Comitato LEA, supportato da Age.Na.S (Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali) e Aifa (Agenzia italiana del Farmaco), deve analizzare i questionari e le analisi dei dati di ogni singola Regione (da consegnare entro il 10 marzo), ponderati in base alla sua importanza, per poi presentare al Ministero i risultati. Come citato sul sito del Ministero della Salute:

«La misurabilità dei risultati di salute e dell’impatto degli interventi sanitari è divenuta nell’opinione degli operatori e programmatori sanitari nazionali e regionali una condizione essenziale per l’efficienza e l’efficacia dell’azione di coloro che erogano le prestazioni sanitarie. Tenere sotto controllo il livello quantitativo di raggiungimento degli obiettivi e dei benefici finali attesi rende possibile un intervento tempestivo sulle criticità e getta le basi per il miglioramento del sistema».

Le dichiarazioni. Le indiscrezioni dei giorni scorsi hanno scatenato le reazioni immediate del’Assessore alla Salute della Regione Lombardia, Mario Mantovani, che ha criticato la parzialità e l’inattendibilità dei criteri di valutazione nazionale, sottolineando invece come la Lombardia resti ancora «ai vertici nazionali, europei ed internazionali». Secca però è arrivata la risposta del ministro alla Salute Beatrice Lorenzin che a inizio febbraio ha presentato le proposte per i “nuovi LEA”: il ministro ha evidenziato come i dati emersi in questi giorni siano provvisori, poiché non tutte le Regioni hanno ancora consegnato la documentazione necessaria.

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