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Santa Lucia, il quartiere si spegne Solo vetrine vuote davanti ai Riuniti

Santa Lucia, il quartiere si spegne Solo vetrine vuote davanti ai Riuniti
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Chi dice che Bergamo è un paese per vecchi, non è mai stato nel quartiere di Santa Lucia. La mattina, nella forneria Rota, il biglietto col numero è puntualmente ignorato e il turno l’ottiene chi saluta con più foga la giovane panettiera. Il salumiere deve dare a tutti “il prosciutto più buono”, pena la strigliata davanti a tutta la clientela il giorno dopo.

 

 

La farmacia perduta. Dopo un veloce caffè di un’ora parlando della tecnologia che distruggerà il mondo, la tappa alla farmacia è un must. Ma aspettate un momento... la farmacia è stata tolta. Sacrilegio, empietà, scelleratezza! Quella farmacia non era solo una preziosissima fonte di aspirine e altri emodiluenti fondamentali per i piccoli acciacchi della vecchiaia. Non era solo, questo sì, un grande aiuto per coloro che davvero avevano bisogno di medicinali. Adesso gli anziani sono costretti a percorrere tutta via XXIV Maggio, che al ritorno è anche in salita. Quei poveretti, alla fine del viaggio, sono ridotti peggio di Coppi alla fine di un Tour de France e la loro giornata sarà già fieramente conclusa. Quella farmacia era molto più di questo. Lì si creava un piccolo, particolare ecosistema antropologicamente interessante poiché era un punto di incontro tra i tradizionali abitanti del quartiere e gli ospiti occasionali dell’ospedale. Le code erano due, i farmacisti quattro, i discorsi che si formavano durante l’attesa, migliaia. Da quella farmacia in poi, cominciava un mondo.

 

 

Com'era un tempo. Un via vai di persone che, osservate da un ipotetico drone, sembrerebbe solo un brulichio di punti neri indistinti. In quegli anni floridi, però, i droni non erano diffusi e non si hanno testimonianze dall’alto di quello che accadeva fuori dai cancelli d’ingresso degli Ospedali Riuniti. Se si vuole sapere com’era, l’unico modo è ricordarselo, esserci stati, aver parcheggiato per pochi euro al lato opposto dell’entrata, aver aspettato un pullman alla pensilina, aver preso un caffè in uno dei due grandi bar al di là della strada. In questi pochi metri quadrati si incrociavano tra loro i più disparati tipi di persone. Chi giungeva dall’esterno nel nostro quartiere, infatti, era qui quasi sempre per l’ospedale, non certo per accaparrarsi il prosciutto più buono dal salumiere. Vi erano i...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 9 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 11 gennaio. In versione digitale, qui.

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