Il lavoro che si evolve

«In soli due anni nei call center potrebbero esserci solo robot»

«In soli due anni nei call center potrebbero esserci solo robot»
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Tecnologia, lavoro, persone: la riflessione sul rapporto tra questi tre elementi pone innumerevoli interrogativi, a partire dalle competenze necessarie per affrontare nuove sfide e accedere al mondo del lavoro del prossimo futuro. Luca De Biase, giornalista del Sole 24 Ore ed esperto dei temi legati all’innovazione, ha dialogato con il pubblico nel corso dell’incontro dal titolo Guardare il mondo del lavoro con gli occhi del futuro, organizzato da Luberg, l’Associazione Laureati dell’Università di Bergamo, tenutosi nel tardo pomeriggio di lunedì 26 febbraio nella sede universitaria di Sant’Agostino, in Città Alta.

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«Per trovare lavoro nel prossimo futuro bisogna considerare la trasformazione strutturale del modo di lavorare, con la attenzione, alla consapevolezza, all’investimento in cultura ed educazione - ha sottolineato Luca De Biase. - Bisogna essere disponibili non solo a imparare nuove cose, ma anche a lavorare su noi stessi per mantenere un approccio, un’energia orientata all’innovazione. I robot distruggeranno posti di lavoro? Vero solo in parte, c’è chi stima che tra 24 mesi potrebbe non esserci più nessuno a lavorare nei call-center, sostituiti dai bot. Stefano Scarpetta, a capo del dipartimento Lavoro dell’Ocse, sostiene che i lavori a rischio siano il 14 per cento, mentre il 30-40 per cento si trasformerà radicalmente: non è un fenomeno che dobbiamo prepararci a subire, stiamo attraversando una trasformazione che ci chiede un salto culturale significativo».

Convivere con la tecnologia. Nel corso della serata, che ha dato il via alla stagione 2018 degli incontri C.Lub Luberg, De Biase ha stimolato il pubblico attraverso un dialogo che ha permesso di ripensare il mondo del lavoro secondo le regole dell’evoluzione tecnologica, per abbracciare un’ottica di convivenza tra l’uomo e le nuove tecnologie e riflettere sulle innumerevoli opportunità nascenti. «Il cambiamento nei prossimi 15 anni sarà ancora più veloce e radicale rispetto a quello avvenuto da inizio millennio - ha aggiunto lo stesso De Biase, sollecitato da Daniele Radici, consigliere Luberg e moderatore dell’incontro -. La miglior chance per l’Italia è rappresentata dalla piccola impresa innovativa, costantemente orientata al futuro, che opera in open innovation (curando i rapporti con università, centri di ricerca e altre aziende), coltivando l’innovazione come combinazione di elementi che vengono ridisegnati per rispondere alle nuove e mutevoli esigenze. Le sfide e le opportunità sono quindi innumerevoli e ci troviamo nel momento storico per poterle cogliere al meglio, ricordandoci che “non sono le macchine che vincono o perdono, sono gli umani che vincono o perdono”».

Prossimo appuntamento. Il ciclo di incontri C.Lub Luberg proseguirà mercoledì 21 marzo con l’appuntamento dal titolo Giovani e lavoro. Oltre gli stereotipi, per indagare gli aspetti sociologici che la condizione lavorativa attuale delinea, in un dialogo d’eccezione per riflettere oltre gli stereotipi. Nel corso dell’incontro interverrà Stefano Tomelleri, professore di Sociologia fenomeni collettivi presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Bergamo. Gli incontri C.Lub sono realizzati grazie al contributo di GiGroup e Banca Intermobiliare, e dei partner Università degli Studi di Bergamo, Ubi Banca, Confindustria e Gewiss.

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