L’invito di Bergoglio al fondatore di slow food

Sei agnostico, ma vieni al Sinodo a spiegare il cibo ai miei vescovi

Sei agnostico, ma vieni al Sinodo a spiegare il cibo ai miei vescovi
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Quando Papa Francesco lo ha invitato a partecipare al Sinodo sull’Amazzonia lui all’inizio si è tirato indietro. «Santo Padre, ma io non sono credente, sono agnostico», ha spiegato Carlo Petrini. «Lo so», gli ha risposto Bergoglio. «Ma lei è un agnostico pio». Il risultato è che ieri il fondatore di Slow Food è davvero sbarcato all’assemblea del Sinodo e ha preso la parola davanti a quella platea sorprendente e composita, dove vescovi, teologi e cardinali sono schierati insieme ai rappresentanti delle comunità con i loro costumi tradizionali. «Sono andato e ho visto un’umanità straordinaria», ha raccontato Petrini. «Gente che lotta accanto ai popoli dell’Amazzonia per difendere la Foresta. Gli indigeni. Donne in prima fila nella tutela dei diritti e della terra. Ho ascoltato interventi bellissimi. Devo dire: non immaginavo».

 

 

Non è certo una novità l’amicizia tra il Papa e Petrini. È un’amicizia nata dopo la pubblicazione dell’Enciclica Laudato Si’, un testo che Petrini ha preso a riferimento per il suo stesso movimento. Il fondatore di Slow Food non si è limitato a dare il suo sostegno alle tesi di quel testo, ma ha addirittura creato delle cellule delle piccole comunità territoriali in mezza Italia, che prendono il nome proprio dal titolo dell’Enciclica. Una iniziativa che lui stesso aveva annunciata partecipando al Meeting di Rimini, nell’agosto scorso. «Negli ultimi due anni insieme al vescovo Domenico Pompili di Rieti, sotto la cui giurisdizione cade la città di Amatrice, abbiamo messo in piedi le comunità Laudato Si', comunità assolutamente aconfessionali, dove credenti e non credenti, in virtù del bene comune, dell'ambiente e del Creato, operano insieme per creare una diversa cultura, formazione e informazione. Costituitele queste comunità, realizzatele e fate in modo che siano promotrici di ragionamenti ambientali perché l'enciclica di Papa Francesco è valida per tutti e ha potenzialità enormi. Ma deve dirvelo un non credente?».

 

 

Ieri Petrini davanti all’assemblea del Sinodo ha voluto spiegare l’idea che «la condivisione del cibo è in grado di costruire rapporti positivi, non solo con noi stessi, ma anche con gli altri esseri umani e soprattutto con la nostra Terra Madre. Il cibo, quando è buono, pulito e giusto ha una potenza straordinaria che può tutelare la biodiversità umana e naturale, favorire l’interazione e il meticciato, garantire una buona salute. Ma ho parlato anche delle donne». È stato questo l’alto argomento su cui Petrini ha insistito raccogliendo il consenso del Papa. Se la Terra è Madre è evidente che proprio la componente femminile del mondo è quella non solo da valorizzare ma da seguire. «Nella vita di ciascuno c’è una mamma o una nonna che attraverso l’educazione al consumo corretto del cibo ci ha trasmesso quella intelligenza del cuore, alla base della nostra esistenza. Ma anche dell’importanza dell’agricoltura e della raccolta: gli indigeni dell’Amazzonia tutelano la foresta con i loro saperi». Con i giornalisti Petrini ha anche confermato che sta scrivendo un libro a quattro mani con Francesco. «Non è un’enciclica verde. Ma è un’enciclica sociale. Il Papa esprime in maniera molto alta un concetto: tutto è connesso. E non si può parlare dell’ambiente se non si parla di sofferenza, specialmente dei poveri, della sostenibilità e di un doveroso paradigma produttivo. Il problema è che e stata poco capita. Dal mondo laico ma anche dai cattolici»

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