Dopo il lungo infortunio

Adesso che Sofia Goggia è tornata lo spettacolo delle nevi può ripartire

Adesso che Sofia Goggia è tornata lo spettacolo delle nevi può ripartire
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Il 2 gennaio la rivedremo in pista. Lei dice che basterà un mese e sarà di nuovo competitiva. C’è da crederle: quando Sofia Goggia dice una cosa, la fa. «Sto bene, il recupero procede veramente bene. L’osso è in fase di guarigione, sono tutti molto contenti. Metterò gli sci all’inizio di gennaio, ho deciso di posticipare rispetto a un’ipotetica data solo perché vorrei arrivarci con ancora più lavoro. Per fare una sciata da turista, be’, quella anche adesso, ma io voglio essere sicura di avere una struttura muscolare adatta per potermi esprimere come voglio io». Ha perso la prima parte di stagione, «è peggio ma in chiave quadriennio olimpico è meglio», e adesso l’obiettivo è la Coppa del Mondo di febbraio ad Are.

 

 

Quel che è certo è che Sofia si rinnova sempre. Nella buona come nella cattiva sorte. Anni fa gli infortuni la perseguitavano, non si dava pace. Adesso anche quello è un motivo di crescita. L’ultima frattura al perone non l’ha colta impreparata. Sofia si è presa il suo tempo, ha lavorato per bene. «Quando corri a duecento all’ora le cose stanno in un modo, a volte è una velocità tale che ti fa perdere i dettagli. Quando ti fermi aumenta la distanza tra te e gli obiettivi, ma metti a fuoco dettagli e altri obiettivi che ti danno una mano a crescere. Questo infortunio l’ho preso come una nuova opportunità di crescita per poter conoscere nuove cose». I primi giorni sono stati un calvario, il gesso le impediva movimenti semplici, anche portare una tazzina di caffè da un tavolo all’altro era un problema. Ma l’ha presa con calma, e lentamente è tornata a vedere il mondo alla velocità migliore: la sua.

 

 

A metà dicembre si è fatta vedere di nuovo pubblicamente. L’avevano già premiata come atleta dell’anno, e non è poco perché per Sofia è la seconda volta consecutiva. Si è fatta vedere per presentare il binomio con la Fassi, l’azienda leader che fa gru: tra bergamaschi ci si intende. «La vicinanza, la stessa territorialità, è un portarsi nel mondo vicendevolmente. Io sono molto affezionata a Bergamo, mi riconosco nell’indole orobica, molto volitiva e cocciuta, diamo tutto e di solito ci riusciamo. Lo sci è la mia attività, il mio sport, però io non sono solo...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 20 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 3 gennaio 2019. In versione digitale, qui.

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