Dagli scontri ai complimenti

C’era una volta la rivalità col Brescia Ora invece ci prendono a modello

C’era una volta la rivalità col Brescia Ora invece ci prendono a modello
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C'era un tempo in cui i più acerrimi rivali di noi atalantini erano i bresciani. Così vicini eppure così lontani. Come dimenticare alcune epiche sfide, gli scontri ai limiti dello sportivamente ammesso, la corsa di Carletto Mazzone verso la nostra Curva? Ricordi di un calcio che fu, visto che ormai da anni Atalanta e Brescia non parlano la stessa lingua calcistica: noi fissi nel calcio che conta, loro a lottare nella palude della B, tra sogni di playoff e brividi salvezza. Due pianeti così distanti da essersi quasi dimenticati l'un l'altro. O almeno a Bergamo. Qui, oggi, i rivali sono ben altri: Roma, Napoli, Inter, altro che Brescia. Lato Leonessa, invece, qualche "odio Bergamo" s'alza ancora dagli spalti durante le partite, ma quasi con nostalgia.

 

 

E così, mentre l'Atalanta si gode i frutti di un lavoro superbo portato avanti da società e staff tecnico, tra bilancio da dieci e lode e trasferte europee da sogno, le rondinelle sgomitano al diciassettesimo posto della classifica di Serie B in attesa di sapere se il nuovo presidente, il volto noto Massimo Cellino, riuscirà a riportare entusiasmo nella piazza. La difficile acquisizione estiva ha certo influito su un mercato che non è stato all'altezza e l'ex patron di Cagliari e Leeds ha promesso in questa sessione di gennaio l'arrivo di tanti nomi nuovi, con il preciso intento di rivoluzionare la squadra a disposizione del tecnico Pasquale Marino. E i tifosi? Sperano, ma non sono certo contenti. Anzi, dopo la sconfitta contro il fanalino di coda Ascoli nell'ultima partita del 2017, hanno veementemente contestato allenatore, giocatori e società, chiedendo a tutti «una bella sveglia».

 

 

È in questo clima che, anche con un po' di coraggio, il quotidiano BresciaOggi ha voluto dedicare l'editoriale sportivo dell'8 gennaio proprio al rapporto tra Atalanta e Brescia. O meglio, a come, per una volta, le rondinelle dovrebbero guardare a noi nerazzurri non con astio, bensì con ammirazione e spirito d'emulazione. «Se Massimo Cellino vuole trovare un modello da imitare per il suo Brescia, deve guardare proprio all’odiata Atalanta - scrive BresciaOggi -, oggi il miglior club di provincia d’Italia, radicato sul territorio (come dimostrano la maglia nerazzurra regalata a ogni nuovo nato e il cartello stradale alle porte della città che annuncia "Bergamo, città dell’Atalanta"), dotato di un settore giovanile che sforna ogni anno nuovi giocatori pronti per la prima squadra e prossimo a realizzare un nuovo stadio di proprietà. Brescia e Bergamo distano 45 chilometri in linea d’area, 53 in treno. E mille anni luce nel calcio. Più che odiata, l’Atalanta va ammirata, applaudita e imitata. Con buona pace degli ultrà».

 

 

Una riflessione, quella pubblicata sul quotidiano bresciano, che ha scatenato svariate reazioni, ma che, alla fine, molti hanno condiviso in quel della Leonessa. E che rimarca una volta in più il meraviglioso lavoro che la famiglia Percassi ha compiuto in questi otto anni di presidenza: trasformare una semplice squadra di calcio in un modello di business e di sport, con bilanci in ordine e ambizioni proiettate a livelli sempre più alti, in grado di abbinare gli entusiasmi dei tifosi ai risultati sul campo. Un vero gioiello, così bello e perfetto che anche a Brescia non possono fare a meno di guardarlo con invidia. E questa, permetteteci, è l'ennesima bella vittoria della nostra Atalanta. Forse la più bella (o quasi).

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