Il progetto c'è

I fasti dell’antica Roma a Bergamo L’idea: farci un parco archeologico

I fasti dell’antica Roma a Bergamo L’idea: farci un parco archeologico
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Dare il giusto peso ai fasti dell’antica Roma che a Bergamo non sono mai venuti meno. C’è tutto un mondo da riscoprire, sotto il terreno su cui poggiamo i piedi, in Città Alta. Risale a duemila anni fa ed è celato sotto le cripte, le vie e perfino gli spazi ipogei. Un passato da raccontare, almeno sconto l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti. C’è un progetto preciso per dar vita a un percorso archeologico urbano: è ancora in fase di studio. Il percorso è stato avviato oltre un anno e mezzo fa in una coprogettazione con la Sovrintendenza, con la collaborazione di diverse realtà culturali e alla Curia, e sfocerà in una mostra al Palazzo della Ragione tra la primavera e l’autunno del 2018.

Dare risalto agli scavi. Il lavoro di valorizzazione è portato avanti da anni da Palazzo Frizzoni, attraverso le varie amministrazioni che si sono susseguite. Ma Nadia Ghisalberti ha una passione conclamata per il passato romano della città, come  presidente dell’associazione Amici del museo archeologico di Bergamo. Una delle prime cose che ha fatto appena insediata è aprire, in modo cadenzato, il sito archeologico di via Aquila Nera, dietro biblioteca Mai. Ora c’è questo progetto, che contempla anche la rimessa a nuovo del museo Archeologico di piazza Cittadella: «Nell’arco di più di 30 anni sono stati condotti in Città Alta numerosi scavi archeologici sotto la direzione della Sovrintendenza archeologica della Lombardia e con un notevole impegno economico del Comune – ha detto la Ghisalberti a L’Eco di Bergamo –. È arrivato il momento di dare risalto a questi ritrovamenti visto anche il grande interesse che ha suscitato nei cittadini l’apertura delle aree archeologiche. È importante restituire alla città un quadro complessivo dei dati emersi con un progetto di ricostruzione storica della città dalle sue origini. Bergomum fu un importante centro di epoca romana, punto di riferimento di un vasto territorio, ed è una città sul colle, fatto che la distingue da tutte le altre città lombarde sorte in luoghi pianeggianti. Da oltre un anno si è avviato il confronto tra Comune e Sovrintendenza perla stesura del progetto, mentre gli studi, la schedatura e il restauro dei reperti sono stati avviati 6 mesi fa».

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Una «rete» tra i siti. Un modo di connettere il lavoro fatto finora è la mostra a Palazzo della Ragione, dove esporre una scelta dei reperti rinvenuti in oltre 30 scavi con supporti multimediali che aiutino nella narrazione della città nell’antichità. Mostra che alla fine andrà ad arricchire il patrimonio espositivo del museo archeologico. Ci sarebbero molte chicche d vedere, come un’epigrafe che cita dei fabbricanti di tessuti. Del resto la presenza romana era molto forte a Bergamo: basta vedere cosa c’è nel museo della Cattedrale, sotto il duomo, per farsi un’idea. Coinvolti diversi siti: gli scavi sotto Palazzo del Podestà, in via Aquila Nera, sotto l’albergo San Lorenzo e, appunto sotto la Cattedrale. Fanno parte di questo progetto della «Bergomum romana» la direttrice del museo archeologico Stefania Casini, la sovrintendente Raffaella Poggiani Keller, Giuseppe Stolfi della Sovrintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per Bergamo e Brescia, Maria Fortunati della Sovrintendenza beni archeologici età romana, Cristina Longhi della Sovrintendenza beni archeologici preistorici e protostorici, e per la Curia don Giuliano Zanchi, segretario generale della Fondazione Bernareggi e don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Cultura.

Un mondo sotto i piedi. Della domus romana sotto vicolo Aquila Nera abbiamo già detto. I resti sono stati scoperti nella seconda metà degli anni Ottanta durante i lavori di ampliamento della biblioteca Mai e dal 1996 sono protetti da un’ampia struttura in vetro e cemento che li rende in parte visibili passando dallo stretto vicolo. Rimangono, di quella residenza nobile, parte dei muri, dei pavimenti e il pozzo. Risalgono a un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il II d.C.. Poi, come sempre capita, c’è stata stratificazione: in epoca medievale, sopra venne edificata un’altra abitazione, in parte ancora visibile. La parte del «Museo e Tesori della Cattedrale» è stata portata alla luce durante i lavori di sistemazione della pavimentazione della chiesa. Emerse, in quell’occasione, una parte della recinzione del presbiterio dell’antica cattedrale romanica, poi andata distrutta con l’edificazione dell’attuale. Si vedono interessanti mosaici delle domus romane a lato del cardo di via Mario Lupo, a pochi metri dalle fondamenta della basilica del V secolo dedicata a San Vincenzo. Dal I secolo a.C. al IV d.C. l’area era occupata da un quartiere di impianto romano; in mezzo, una strada commerciale con botteghe, laboratori e domus. Poi, all’entrata del Campanone, altra area archeologica dove sono visibili vestigia di varie epoche, dall’insediamento protostorico al Medioevo. Risalente all’età romana imperiale è un complesso di botteghe disposte lungo un lastricato. Poi l’area sotto l’hotel San Lorenzo di piazza Mascheroni. Qui, mentre veniva costruito l’albergo, sono emerse rovine di edifici, come una domus romana (di età tardo repubblicana), intonaci dipinti, strutture ad abside di epoca romana imperiale.

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