I tifosi: «Siamo commossi»

Grazie mister Gasp, ci fai sognare

Grazie mister Gasp, ci fai sognare
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Sapete qual è la cosa più bella della vittoria atalantina sull’Inter? La convinzione che il 2-1 siglato da Pinilla quasi allo scadere sia il risultato più giusto. Capire che l’Atalanta è una squadra vera, vedere lo stadio abbracciare una filosofia, un progetto e tanti ragazzi che insieme al loro allenatore stanno realizzando qualcosa di impensabile fino a poche settimane fa. La gara con il Napoli è stata quella della svolta, Atalanta-Inter quella della consapevolezza. Lo si capisce dai gesti della gente, dagli sguardi incrociati salendo in Tribuna prima della partita e ai saluti a fine gara. Bergamo e l’Atalanta, oggi più che mai, sono una cosa sola.

 

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L’attesa dello stadio. Alle 14 il Comunale è già bello pieno, le gare contro le "grandi" sono sempre molto seguite e anche stavolta la tradizione viene confermata. In Creberg i vuoti si contano sulle dita di una mano, in Curva Sud qualche spazio si vede anche perché la giornata non è delle migliori ma al momento di partire il contesto è molto caldo e coinvolgente. Le poltroncine sono occupate da parecchi milanesi, ci sono giacche e cravatte interiste, ma non si capisce molto bene chi siano i dirigenti al seguito della Beneamata. L’Atalanta e la sua gente rispondono presente, in Curva si alza il bandierone versione 2015 con la Dea al centro, mentre in Curva Morosini prima c’è il drappo dei Forever e poi una “fumogenata” degna dei giorni migliori. Nel settore ospiti, almeno 600 tifosi interisti si fanno sentire e a più riprese (prima, durante e dopo la gara) provocano i sostenitori bergamaschi. Tuttavia, come era già successo contro il Napoli, tutte le emozioni da raccontare sono dentro i 96 minuti di gara: all’esterno non succede nulla, non ci sono incidenti da condannare e solo tanto bel pallone da commentare.

 

 

Il primo tempo: Masiello, il cazzotto di Medel e il nulla interista. Il primo tempo sembra un monologo atalantino, ogni sgroppata di Dramè viene sottolineata dal pubblico con applausi e quando Masiello, dopo nemmeno 10 minuti, insacca il vantaggi,o il Comunale diventa una bolgia. Il coro “Chi non salta è interista” parte subito, l’intento è quello di stanare gli infiltrati meneghini, ma non c’è bisogno di impegnarsi troppo. Il sorriso e la felicità dei tifosi di casa si distinguono dagli occhi sbigottiti di chi non può credere ad una formazione così brutta mandata in campo da de Boer e il termometro dell’orrore ha gli occhi a mandorla. In tribuna stampa, come sempre quando gioca l'Inter, sono parecchi i colleghi giapponesi presenti e la prestazione di Nagatomo li lascia sconcertati. Lo stadio decide di passare oltre, ogni buona ripartenza merita un applauso ma più delle parate di Handanovic, è l’interista Medel a far imbufalire i presenti. Verso la fine del tempo, il numero 17 cileno rifila un colpo in faccia a Kurtic, Doveri non se ne accorge ma i tifosi in tribuna hanno visto eccome: forse solo la prova tv farà giustizia, intanto al riposo la Dea ha un gol di vantaggio e il pieno controllo della sfida.

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La ripresa: Eder, Berisha e paradiso Pinilla. Dopo il riposo, con Toloi ai box e il nuovo entrato Konko dalle parti di Eder, la gara si rimette in parità proprio per il micidiale calcio di punizione del numero 23 milanese. Nell’occasione, lo stadio rumoreggia tantissimo per il giallo a Konko e si infiamma sulla successiva espulsione del tecnico Gasperini che non manda affatto giù la decisione. Grazie ai passaggi aperti in zona Pitch View, il tecnico atalantino sale subito in tribuna e quando spunta dalla scale l’applauso è sincero e immediato. La gara scorre con gli orobici che ci provano e l’Inter che mette fuori la testa solo nel finale. La doppia parata di Berisha e il cambio Gagliardini per Gomez fanno pensare a tutti che piuttosto che niente è meglio un punto, ma a due giri di lancette dal 90esimo succede quello che, a volte, si sogna e basta. Kessie prende palla sulla destra, la sua incursione è precisa e Santon commette una clamorosa ingenuità. Rigore. Il Comunale si ghiaccia, Pinilla prende possesso della scena e insacca il tiro dagli undici metri mandando tutti al manicomio della gioia. Il cileno salta sulla vetrata, per una trentina di secondi resta ad esultare con la sua gente e la cartolina che Bergamo manda al mondo intero è di un amore vero.

 

 

Il fischio finale, l’urlo dello stadio e le lacrime di gioia. Dopo 4 minuti di recupero abbondanti, il direttore di gara manda tutti sotto la doccia. Il Comunale esplode, la gioia è totale e quando la squadra si raduna a centrocampo per la corsa verso la Curva, al coro partecipano tutti i presenti. La festa è sincera, il tifo partecipato e nei minuti successivi sembra di volare tre metri sopra il cielo. Questa Atalanta fa sognare la sua gente, dopo un giretto all’inferno (a Cagliari) ora tutti credono in Gasperini che, come ha dichiarato proprio a noi di BergamoPost, non è matto. Vuole solo farci felici. Il rientro a casa è stato accompagnato dai clacson e da tanti sorrisi, nel piazzale dove escono i giocatori qualcuno ha faticato a lasciare l’impianto ma l’immagine più bella è arrivata via social alle 20: «Sono uscito dallo stadio al limite della commozione, non ho parole», ha scritto un tifoso ancora emozionato. Eh già, mister Gasperini, qui adesso è un bel casino: la gente arriva quasi alle lacrime per la felicità, e siamo solo alla nona giornata. Avanti di questo passo, ma niente voli pindarici, testa al Pescara. I bergamaschi sono così, hanno una voglia matta di sognare ma quei piedi da terra non li staccano mai.

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