Dopo la tripletta al Chievo

Ilicic racconta la sua leggerezza

Ilicic racconta la sua leggerezza
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Ha passato il momento più brutto della sua vita, si è ripreso e domenica scorsa, a Verona, Josip Ilicic ha letteralmente spaccato la partita con tre gol in poco più di un’ora. Lo sloveno ha parlato a Zingonia, e dopo mesi davvero difficili abbiamo trovato un uomo diverso. Più forte. Ora che la malattia è passata, l’obiettivo più grande è riportare la gente di Bergamo in giro per l’Europa.

Josip, bentornato. A Verona abbiamo visto qualcosa di splendido: adesso dove ci porta?
(Ride, ndr) «Io? Da nessuna parte. Il merito è di tutta la squadra, solo il gruppo può portare l’Atalanta lontano. Se non vinciamo con il Parma quello che è successo a Verona conta poco. Credo che il campionato italiano sia complicatissimo e forse quest’anno è il più competitivo da quando gioco qui. Chiaro che la qualità che posso mettere a disposizione dei compagni è importante. Quando mi sento bene, posso fare quello che voglio. Ultimamente non ero pronto dal punto di vista fisico, soffrivo molto e mi sono mancate le partite. In Nazionale ho fatto due match di fila e questo è stato importantissimo».

Torniamo un attimo indietro. Come ha vissuto la malattia?
«Malissimo, è stata durissima. Già l’anno scorso, quando ho avuto il problema al ginocchio, ho sofferto molto perché mi piace giocare e non voglio mai stare fuori. Voglio aiutare i miei compagni, vincere e segnare. Fortunatamente ho avuto vicina la famiglia e questo mi ha aiutato, ma devo dire che è stato il momento più difficile della mia vita. A un certo punto ho pure smesso di pensare al calcio, ci sono stati momenti in cui ti passano davanti agli occhi tante cose brutte e fai pensieri che non vorresti mai fare».

È stato pesante.
«In quei momenti ti rendi conto che c’è una scala di priorità. Il lavoro a un certo punto viene dopo e fino a quando non ho capito che tutto era ormai alle spalle e che quindi potevo tornare a pensare solo al campo è stata dura. Non mi era mai capitato di vivere questo tipo di sensazioni. Quando la squadra era a Copenaghen...

 

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