Io c’ero

La promessa di andare a Leolandia va mantenuta (nonostante il diluvio)

La promessa di andare a Leolandia va mantenuta (nonostante il diluvio)
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Se avete detto a un bambino che lo porterete a Leolandia e poi all’ultimo momento cambiate idea, aspettatevi una tempesta di ululati di dispiacere. Io non ci ho neppure provato. Ho preferito affrontare la tempesta vera, quella che imperversava domenica 24 novembre, e a Leolandia ci siamo andati lo stesso. Non ci eravamo mai stati. O meglio, io sì, ma più di trent’anni fa, e c’era solo Minitalia. Da qualche mese a questa parte, però, i genitori conosciuti nei più disparati angoli d’Italia mi hanno convinto ad andarci con mimiche da Urlo di Munch e parole tipo: «Ma come, abitate a Bergamo e non siete mai stati a Leolandia? Noi ci siamo stati tre giorni di fila, abbiamo dormito in hotel». Cioè, è come essere di Roma e non aver mai visto il Colosseo, mi han fatto capire.

Ci torniamo gratis. Una cosa va detta: se la pioggia è continua, o quasi, si ricevono in regalo dei biglietti per tornare gratis entro un mese. «Questo perché vogliamo darti la possibilità di farti vivere una giornata in famiglia sempre bella e speciale», si legge sul sito. Insomma, si fanno voler bene. E questa prima impressione è stata confermata da ogni membro dello staff con cui ho avuto a che fare: tutti positivi e disponibili, cosa che non è sempre facile. Perché ognuno ha il suo carattere, perché sta comunque lavorando e perché trattare coi bambini piccoli non è sempre uno spasso. Chapeau.

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Minitalia. In realtà quando varchiamo l’ingresso piove un po’ si e un po’ no. Da buon nostalgico, parto da un tour della sezione Minitalia, ancora in gran forma. I bambini di 4 anni impazziscono per treni e fiumiciattoli, mentre i monumenti se li filano un po’ meno. Mio figlio, che fa delle associazioni mentali imbarazzanti la sua cifra, si stoppa di fronte alla Torre di Pisa e sentenzia: «È la torre Morandi. Sta per cadere».

Giostre (poche) ma a ciclo continuo. Con l’ombrello quasi sempre aperto, abbiamo sfruttato appieno quel poco che c’era aperto. Trenino Thomas, giostra dei cavalli, botti rotanti (come le tazze della fiera), ruota panoramica con diligenze al posto di cabine (proprio nel giorno in cui veniva inaugurata la ruota panoramica di Bergamo), veliero dei pirati. La cosa positiva? Poterle fare a ripetizione, vista l’assenza di coda. Ci sono anche piccole attrazioni al coperto: gli incontri con i personaggi dei cartoni, Babbo Natale, gli spettacoli per bambini. Anche rettilario e acquario, ma non sono cose che fanno per me, quindi ho evitato. E, naturalmente, lo splendido “Incantesimo”, un vero e proprio musical che nulla ha da invidiare a quelli allestiti nei grandi teatri. La LeoArena, che ospita 500 persone, è stata completamente riempita per entrambe le repliche della giornata (14.15 e 16.15).

The show must go on. Passata da un soffio l’ora del tramonto, c’è la cerimonia dell’accensione dell’albero. Lo spettacolo deve andare avanti, anche con questo tempo da lupi (ma non quelli di Masha e Orso, che tra l’altro vivono in uno splendido rottame di ambulanza). Tutti quei binari che ci sono passati sopra la testa, però, sorta di montagne russe, non abbiamo potuto percorrerli. E anche molto altro. Ma abbiamo riso tanto. Ci siamo trovati a nostro agio. Abbiamo anche mangiato più che discretamente: a prezzi non proprio bassi, ma ci sta. Torneremo: non può piovere per sempre.

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