La sentono già nella pancia

Mamme, cantate la ninna nanna Sarà parte di loro per tanto tempo

Mamme, cantate la ninna nanna Sarà parte di loro per tanto tempo
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Ninna nanna, filastrocche, sussurrate, racconti narrati con la dolce voce della mamma: non hanno un effetto placebo solo sull’addormentamento, accompagnando il neonato tra i sogni d’oro di una notte tranquilla. La loro azione, un semplice gesto d’amore da parte della mamma, sembrerebbe anche giovare alla memoria e alla crescita armonica del bambino.

La ninna nanna. Cantare una nenia, sempre. Prima che il bimbo nasca, quindi durante i nove mesi di attesa, e quando poi è in culla: il piccolo, anche se in fasce, lo ricorderà con una memoria fisica e emotiva, quasi fotografica. E ne farà tesoro per la sua vita futura. Al riguardo ci sono diversi studi: il più recente è stato condotto da un gruppo di ricercatori della Brigham Young University nello Utah (Usa) ed ha dimostrato come i bambini, seppure piccolissimi, sarebbero in grado non solo di ricordare ma soprattutto di memorizzare esperienze positive, rimuovendo quelle negative (che saggezza!) dal loro bagaglio emozionale.

Ovvero l'effetto positivo della voce della mamma aumenterebbe l'attenzione dei bambini e di conseguenza la capacità di elaborazione e di ‘fermare le immagini.’Una serie di test (pubblicata sulla rivista Infant Behaviour and Development) ha monitorato i movimenti oculari dei neonati e il tempo impiegato a guardare un'immagine associata prima a una voce felice, poi neutra o arrabbiata; la conferma: la voce più più familiare ai bambini è la più delicata e dolce.

 

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La via intrauterina. Ma c’è di più: la memoria comincerebbe da molto più lontano, già nella pancia della mamma. E il ricordo di una musica ascoltata nei primi tre mesi di vita uterini del bambino lo accompagnerebbe fino a quattro mesi dopo la nascita. È quanto emerso da uno studio finlandese, pubblicato sulla rivista Plos One, condotto su 24 donne in dolce attesa.

Divise in due gruppi, solo metà delle future mamme aveva fatto ascoltare musica ai nascituri per cinque giorni a settimana, in particolare la ninna nanna Twinkle Twinkle little Star, alternata a brevi frasi. Dopo la nascita dei piccoli, gli studiosi hanno cercato di capire se l’esposizione a questo stimolo, avvenuto già in grembo materno, avesse lasciato traccia a livello neuronale. La tecnica utilizzata si chiama Brain’s Event-related-potentials, e consente di misurare una reazione cerebrale come risposta elettrofisiologica a un fattore esterno. L’esperimento, eseguito subito dopo la nascita e a cinque mesi di distanza, aveva l’obiettivo di comparare le reazioni di bambini abituati al suono musicale, rispetto a quelle del periodo nel quale la ninna nanna era un evento nuovo.

 

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E il risultato è stato sorprendente: sia alla nascita che a quattro mesi i bambini avvezzi alla musica mostravano non solo un atteggiamento simile a quello che si ha nel ricordo di qualcosa di noto, ma anche  una ampiezza delle reazioni cerebrali registrate proporzionale al tipo di esposizione prenatale vissuta. Inoltre, i bimbi ai quali la ninna nanna era stata cantata con maggiore frequenza sembravano ricordarla meglio degli altri, confermando un possibile legame tra la vita intrauterina e quella terrestre. Lo studio, preliminare, non è ancora sufficiente per trarre conclusioni certe sulla relazione musica-memoria già in fase embrionale e nei primi mesi di vita, ma ciò che è assoldato è che durante gli ultimi mesi di gravidanza è importante vivere in un ambiente tranquillo e non rumoroso e rilassare il feto attraverso melodie tranquille.

Carezze d’amore dopo la nascita. Ma la ninna-nanna, anche se dolce, specie dopo la nascita non è fatta solo di parole. Ci vuole anche un abbraccio perché la stimolazione tattile-ritmica che accompagna i movimenti della ninna nanna ha nel bambino un effetto calmante e rassicurante. Parlargli, cantare, tenerlo in braccio quando ne sente il bisogno, comunicare con lui sia con il contatto delle mani o il suono della voce, sia con il ritmo di tutto il corpo, significa “nutrirlo di affetto”. Gesti semplici ma che lasceranno un’impronta più o meno positiva sulla formazione neuro-comportamentale futura del bambino.

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