«Restare in A è fondamentale»

Quattro chiacchiere con il Pres «Siamo un modello internazionale»

Quattro chiacchiere con il Pres «Siamo un modello internazionale»
Pubblicato:
Aggiornato:

Abbiamo incontrato il presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi. Siamo andati a fare quattro chiacchiere con il numero uno nerazzurro e l’obiettivo non era strappare il nome giusto di mercato o qualche segreto sullo stadio. Volevamo capire come vive questo grande momento, se ha realizzato davvero che l’Atalanta è in Europa e cosa vede nel futuro a medio termine della Dea. Quasi un’ora di battute, sorrisi, analisi e racconti a fortissime tinte nerazzurre. Perché Antonio Percassi è un uomo super impegnato ma, quando riesce a trovare un po’ di tempo per parlare di Atalanta, si capisce fino in fondo che è qualcosa che lo tocca dentro. Proprio lì, in fondo al cuore.

 

 

Presidente, si riparte. È felice per quello che ci aspetta o preoccupato?
«Sono contento ma allo stesso tempo preoccupato. Teniamo i piedi per terra, siamo tutti felici ed entusiasti di esserci qualificati all’Europa, una nuova esperienza che farà crescere il club in ogni caso. Speriamo che vada tutto bene ma non dimentichiamo che tra
settembre e dicembre avremo dieci partite infrasettimanali. Ci saranno viaggi da programmare e un lavoro molto particolare. Abbiamo visto il Sassuolo nella passata stagione, non sarà affatto semplice».

Però il Sassuolo ha fatto quasi 50 punti. Noi ci metteremmo la firma...
«Anche io firmerei subito, ovviamente. L’importante è mantenere la categoria. Abbiamo ringiovanito la squadra, l’età media è di 23 anni e volevamo andare a prendere giocatori che avessero già fatto un po’ di esperienza internazionale: siamo soddisfatti, c’è da lavorare ma andiamo avanti con grande fiducia».

Siamo a posto così?
«Vediamo il campo, c’è molto materiale interessante e quindi ci prendiamo un attimo di tempo per valutare. Certamente se servisse un altro sforzo lo faremmo, perché vogliamo fare bella figura in campionato, in Coppa Italia e in Europa».

Visto da lei, che di manager se ne intende, Gasperini è un manager difficile da gestire?
«I rapporti quotidiani li tiene mio figlio Luca insieme a Sartori, quando ci parlo io con il mister il confronto è sempre molto tranquillo. È uno concreto, con idee chiare, vedo grande professionalità. Dopo la gara con il Brusaporto abbiamo fatto un punto della situazione a cena e in generale è soddisfatto. Ogni allenatore vuole sempre giocatori pronti e di qualità, ma questo fa parte del gioco».

Cosa può dirci di de Roon?
«La situazione è semplice: de Roon vuole fortemente tornare a Bergamo ma la società chiede cose impossibili».

Il Middlesbrough ha sparato alto?
«È una strada molto complicata. Oggi le richieste sono troppo alte, se continuano in questo modo penso che andremo su un altro giocatore: de Roon è un elemento importante ma a certe cifre è giusto muoversi anche sulle alternative».

C’è una scadenza che vi siete dati?
«Credo sia il 30 agosto. C’è ancora tanto tempo, vediamo come andranno le cose».

Ma lei ha realizzato che siamo in Europa?
(Sorride, ndr) «Lo chiedo a tutti se siamo davvero in Europa. Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, difficilissimo da ripetere. Quarti in classifica, impensabile. Peccato solo che abbiamo fatto questo grande exploit nell’anno sbagliato: se fossero già stati quattro i posti destinati alla Champions, come quest’anno, ci giocheremmo un posto nella massima competizione europea. Follia pura».

Le altre come le vede?
«Inter, Milan, Roma, Lazio e Fiorentina vanno ovviamente seguite, e poi ci sono Juventus e Napoli. Per il resto, tutti conoscono la grande importanza della A e lotteranno per fare bene. L’ottimismo che vedo in giro è enorme, ma il calcio è strano e quindi partiamo con l’obiettivo di rimanere ancora in Serie A».

Presidente, diciamoci la verità: l’Atalanta rischia davvero solo se succedesse qualcosa di incredibile.
«Io dico che bisogna passare dai 40 punti per fare poi altri discorsi. Basta qualche partita storta e magari un percorso difficile in Europa e si fa presto a ribaltare gli umori. Piedi per terra. Prima di tutto pensiamo al mantenimento della categoria».

Alla presentazione della squadra lei sembrava molto colpito dalla cornice di pubblico presente.
«Be’, diecimila persone sono qualcosa che non si era mai visto. La percezione della grande attesa è fortissima, lo vediamo al campo e allo store, negli abbonamenti. Questo tiene tutti sulla corda, ci aiuta a rimanere concentrati e a fare di tutto per partire al meglio il 20 agosto. Ricordiamoci che siamo l’Atalanta, non il Real Madrid o il Barcellona».

Ecco, ma noi che cosa siamo?
«Abbiamo fatto un bel balzo in avanti, senza dubbio. Gli investimenti sono in crescita. A Zingonia partono lavori per dieci milioni solo per il settore giovanile, poi ci sono altre cose già in cantiere per il futuro, e ancora lo stadio. E siamo oltre i trenta milioni di euro già spesi per rinforzare la squadra».

Quanti acquisti farà ancora?
«Direi basta! (Ride, ndr). Però per quello bisogna chiedere a Luca, lui è sul pezzo ogni giorno...».

Che impressione le hanno fatto i nuovi arrivati?
«Mi dicono che sono tutti carichi e con un comportamento incredibile. Quando li ho incontrati per la prima volta, la tavolata era tranquilla e molto composta: si parlava ma senza eccessi, il clima giusto per l’Atalanta. Mi pare abbiano davvero i nostri valori e la cosa mi rende felice».

Papu ha rinnovato: ha avuto mai dei dubbi?
«Abbiamo rischiato seriamente di perderlo, lo sforzo è stato molto pesante ma giusto. È un ragazzo che ha dei valori importanti, per la squadra e la società la sua permanenza è importantissima e poi anche i tifosi sono felicissimi: non potevamo proprio perdere il Papu».

 

 

Del comportamento di Conti cosa si sente di dire?
«Fa parte del gioco, non voglio tornarci sopra. Auguriamogli un grande futuro, indipendentemente da come sono andate le cose è un giovane del vivaio e gli auguro le migliori fortune. Si vedono spesso ragazzi che sembrano legati a un posto e poi, appena arriva l’offerta migliore, salutano e se ne vanno. Capita».

Negli ultimi anni, solo lei ha venduto a peso d’oro giocatori a Napoli, Milan, Inter e Juventus. Come ci è riuscito?
«Ma per fortuna! Sono i nostri partner ideali, fosse possibile averne anche di più sarebbe ancora meglio! La verità è che questo tipo di rapporti permette ad un club come l’Atalanta di avere continuità nel tempo. Se pensiamo a quello che abbiamo fatto, stiamo facendo e alle tante cose che ci sono ancora da fare, queste risorse sono fondamentali».

È realistico pensare a Percassi presidente per altri trent’anni?
«Il rapporto positivo con la piazza, l’unità d’intenti e la progettazione per ora ci sono. Non siamo qui per forza, se un giorno capiremo che è giusto mollare perché qualcuno è più bravo di noi e può garantire un futuro migliore al club rispetto a quello che possiamo garantire noi, prenderemo la decisione migliore».

Il bene della Dea prima di tutto.
«Siamo grandi tifosi e appassionati dell’Atalanta, quello che ci interessa davvero è far crescere il club in modo importante. Siamo una provinciale ma stiamo riuscendo a realizzare i progetti che avevamo in mente quanto siamo arrivati nel 2010. Questo ci regala grandi soddisfazioni».

In dodici mesi, è successo di tutto: stadio, Europa, grande mercato.
«Sicuramente c’è stata un’accelerazione e il panorama calcistico conferma un dato importante: quando c’è la possibilità di cedere dei giocatori per reinvestire e migliorare, tutti vanno in quella direzione. Una società di provincia, prima di partire, ha un deficit annuo di circa 15 milioni. Bisogna coprire quel disavanzo, programmare gli investimenti e garantire il pagamento degli stipendi: l’Atalanta paga tutti quanti senza un giorno, un’ora o un minuto di ritardo. Questi sono segnali forti, investimenti e comportamenti della società sono un grande biglietto da visita».

L’altro bel biglietto da visita è Zingonia.
«Certamente. I giocatori, italiani o stranieri che siano, si informano su chi siamo e poi vengono a vedere il centro sportivo: tutto quello che abbiamo fatto a Zingonia, i miglioramenti già visibili e quello che ancora dobbiamo mettere in cantiere sono un biglietto da visita per la società Atalanta. A volte sono loro che vogliono venire da noi, incredibile».

I suoi colleghi presidenti che cosa le dicono?
«Ci sono tante società che ci chiedono di venire a vedere come si organizza un centro sportivo. Quando sono arrivato ho subito voluto cambiare radicalmente tutto, mi piace fare le cose bene e farle belle, quindi abbiamo immediatamente iniziato a lavorare. Prima con le famose trecento piante e poi con tutto il resto».

I prossimi passi quali saranno?
«Nei prossimi cinque anni abbiamo progetti ben definiti, tutto è ovviamente legato ai risultati del campo e possono arrivare anche altre accelerazioni, ma è fondamentale mantenere la categoria e consolidarsi in A. Quando fai un programma devi anche coprire eventuali stagioni storte della prima squadra mantenendo fede agli impegni».

Quindi nella programmazione non c’è lo scudetto?
(Ride, ndr) «Certo, quelli dei ragazzi. Scherzi a parte, è bellissimo l’entusiasmo che si respira e anche noi vediamo la grandissima voglia di continuare a stupire e stupirsi. Però non voliamo troppo in alto. Certo, il mister non è mica uno che si ferma: lui va come un treno, noi dobbiamo garantire la serietà dell’Atalanta e posso dire con orgoglio che la considerazione che c’è della nostra società è esattamente questa. Siamo gente che rispetta i patti, a parole e non solo».

Un esempio?
«Il Borussia Dortmund ci ha chiamato per dire che avrebbero avuto piacere a fare una gara amichevole contro di noi. Capite? Loro hanno chiamato noi. Questo è un sogno che si realizza, c’è una considerazione pazzesca dell’Atalanta Bergamo, come la chiamano sui giornali in Cina o in Australia. È capitato anche in America di vedere partite dove si parlava dell’Atalanta di Bergamo. Tutto questo è molto importante, per noi e per la città. Adesso bisogna continuare».

Il complimento più bello che le hanno fatto?
«Ci indicano tutti come un modello. Un paio di settimane fa, Maran ha parlato di “modello Atalanta”, la stessa cosa la sentiamo dire da altri e questo significa che, da provinciale, abbiamo aperto una strada. L’accelerata partita sui giovani da Bergamo, adesso si vede ovunque, compresa la Nazionale di Ventura, che da noi è venuto più volte».

E a voi li pagano benissimo, i giovani...
«A livello di Serie A, la valutazione delle nuove leve viene fatta equiparando le richieste che facciamo noi per i nostri ragazzi. Questa cosa è davvero bellissima, anche se le grandi ci incolpano perché abbiamo causato l’innalzamento dei più giovani (sorride, ndr)».

Una responsabilità, insomma.
«È ovvio che i risultati condizionano i giudizi. Essendo arrivati quarti tutte le valutazioni positive sono state sicuramente ingigantite: fossimo arrivati più indietro magari non ci sarebbe stata tutta questa attenzione al nostro modo di lavorare. Per questo l’annata è stata ancora più incredibile, noi dobbiamo essere pronti a resistere in A, stabilizzandoci nella parte sinistra della classifica e togliendoci qualche soddisfazione in Europa e in Coppa Italia. Le squadre che sono salite dalla Serie B non scherzano mica, sono realtà che investono e vogliono salvarsi. Le capacità ci sono, arrivare al vertice è importante per tutti e nessuno vuole mollare».

 

 

Il 25 agosto ci vedremo a Montecarlo per i sorteggi di Europa League?
«Luca andrà sicuramente, io ancora non lo so. Ma ci rendiamo conto di cosa sta succedendo e di cosa stiamo parlando? Incredibile, davvero. Però è tutto vero, già saltare i preliminari è importantissimo e bisogna solo aspettare. Il rischio è aver dentro degli squadroni e poi bisogna pedalare».

Non le piacerebbe una big subito?
«L’ideale sarebbe incontrare qualche squadrone più avanti, dopo i gironi. Lasciatemi dire che, comunque vada, per tutti sarà una grande occasione di crescita. Ad ogni livello della società, della squadra, del mister e della tifoseria. Vogliamo far bella figura e crescere, questo significa anche misurarsi con realtà più grandi, consapevoli del fatto che dietro c’è un settore giovanile di livello. Tra qualche anno usciranno ancora più giocatori e noi saremo già ben strutturati a livello di organico. Torniamo al progetto di cui parlavamo prima, quindi».

A proposito di progetti: siete stati i primi a visitare la proprietà Suning in Cina.
«Si tratta di un partner di livello assoluto, certi rapporti sono importantissimi e pur tenendo il controllo della società sarebbe fondamentale avere partner di quel calibro. Siamo andati a trovarli a casa loro e vi assicuro che è gente con programmi di investimento pazzeschi e molto seri: hanno sostanza e non scherzano. Non va dimenticato che nel circuito italiano questi partner cinesi stanno mettendo diversi soldi. Gagliardini, Kessiè e Conti sono operazioni che mi sembrano veramente molto positive».

Parliamo di circa 80 milioni. Operazioni più che positive.
«Non ci lamentiamo di certo. Per fortuna che questi investitori sono arrivati, hanno fatto molto bene a tutto il movimento e anche a livello di Lega ci sono movimenti che mi fanno essere positivo. Bisogna guardare ai Paesi asiatici, arabi e americani, dove il potenziale di crescita del calcio è grandissimo e girano cifre davvero folli».

A lei piacciono le cose belle. In una scala estetica personale, l’Atalanta a che livello la mette?
«Nel cuore è in cima a tutto e anche tra le nostre attività devo dire che l’Atalanta è qualcosa di bellissimo. Però il merito non è solo mio, Luca e tutto lo staff di dirigenti fanno un lavoro straordinario e grazie anche alla squadra e al mister il salto di qualità è stato pazzesco: pensate a come era fatta la rosa nel luglio scorso e a come è oggi. Serve tempo ma ci stiamo arrivando, in sinergia con Gasperini e tutto il gruppo societario».

I tifosi chiedono nuovi Store e una Dea più social.
«Rinforzeremo tutto. Lo Store in città sta ottenendo grandissimi risultati, aprirne altri in giro per la provincia non sarà un problema perché un po’ di esperienza penso che ci sia sul tema. Dal punto di vista digitale abbiamo tanti progetti in mente, stiamo chiudendo un nuovo contratto con una società internazionale che già collabora con il nostro gruppo. Penso che sarà fatto qualcosa di straordinario per una realtà di provincia come la nostra: abbiamo 22-23mila spettatori quando facciamo il pienone, non possiamo competere con chi in una serata di Champions incassa quello che noi mettiamo da parte in un campionato intero. Quando hai risorse o non le hai cambia tutto».

Capitolo stadio: cosa può dirci?
«Siamo pronti, in linea con quello che è programmato dal bando e con le scadenze previste. Il 2 agosto c’è questa decisione del Tar di Brescia, se arrivasse uno stop ci sarebbero tante cose da capire e valutare, mentre se tutto va per il verso giusto noi abbiamo la documentazione e il finanziamento pronto per andare a rogitare. Anche il progetto va avanti spedito, tutto come da programma».

Come lo immagina lo stadio?
«Sarà bellissimo. Ogni volta che vado dall’architetto Piantelli cambio qualcosa sul disegno, da questo punto di vista sono molto pericoloso. Proprio in questi giorni sono passato a vedere lo stato di avanzamento del progetto e quando mi vedono si mettono le mani nei capellil. Poveretti. Ma fa parte del gioco e di una strategia precisa: vogliamo fare le cose per bene, con grande precisione e ottima qualità».

Lei dice di essere molto scaramantico. Ha un suo rito legato all’Atalanta?
«Prego. Mentre corro, recito il rosario sperando che qualcuno guardi giù e ci dia una mano. Bisogna pregare, per l’Atalanta e anche per tutto il resto».

Seguici sui nostri canali