Gli stipendi su un unico conto

Quelle sei famiglie che a Nembro condividono spazio e... denaro

Quelle sei famiglie che a Nembro condividono spazio e... denaro
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Non è un condominio anonimo, dove i vicini si ignorano o si guardano in cagnesco e poi magari litigano alle riunioni condominiali, ma una realtà abitativa dove famiglie diverse hanno obiettivi comuni, si aiutano, si frequentano, organizzano incontri e iniziative anche rivolte all’esterno. Garantendo il rispetto dell’indipendenza del proprio spazio abitativo privato.

Una vita condivisa. Il principio guida è quello di un’economia e di una vita fondata sul capitale umano, sulle relazioni. Un’economia etica, basata sull’accoglienza e sull’apertura. Mentre Chiara, presidente della Cascina, e le sue vicine Caterina e Daniela rispondono alle domande, i loro bambini giocano insieme in cortile. Qualche gioco è in condivisione. E anche alcuni dei vestiti che indossano li hanno ereditati da qualcuno che ora è più grandicello. «A volte capita che ci arrivino dei vestiti. Ne scegliamo alcuni, quelli che non usiamo li spediamo ad altre associazioni» dice. C’è sostegno reciproco anche nella genitorialità, sia “di pancia” che “di cuore”. Poi c’è la condivisione della spesa. «Acquistiamo grandi quantità di cibo attraverso il gruppo di acquisto solidale di Nembro – continua –. Si tratta di beni primari come pasta, riso, farina, carta igienica. Il tutto viene conservato nella dispensa comune e ogni famiglia prende ciò che serve». Non solo food sharing, anche car sharing. «Ogni famiglia dispone di mezzi privati, in più abbiamo due auto in condivisione. Le usiamo a turno, le spese per la benzina vengono divise tra tutti». E poi c’è il tempo trascorso insieme, che viene considerato da tutti, in Cascina, come il vero significato di questo stile di vita. «Ogni mercoledì ci incontriamo e facciamo una cena tutti insieme. Questi momenti sono fondamentali per noi». Condivisione anche con l’esterno. «C’è un salone, dotato di bagno e cucina, a disposizione di tutti». E i bambini? Amano stare qui, dicono. Le loro mamme sognano per loro un approccio verso gli altri più tollerante, perché sono abituati alla diversità e la considerano positiva.

Anche il portafogli è unico. Questa è la scelta più forte, quella meno facile. «Ogni famiglia versa il proprio stipendio su un unico conto corrente – spiega Chiara –. Tutte le entrate vengono convogliate lì. All’inizio del mese un tesoriere passa con un assegno in bianco e ogni famiglia lo compila scrivendo la cifra di cui ritiene di aver bisogno. Nessuno sa quanto chiedono o versano le altre famiglie. Inoltre non c’è accumulo. Teniamo una certa somma per le emergenze, ma l’eventuale disavanzo viene donato. Puntiamo a uno stile di vita sobrio». Non si tratta di una scelta di vita automatica, da prendere alla leggera. «Non è facile entrare nell’ottica che la porta di casa tua resti sempre aperta, tranne la notte – ammette –. Questo significa che il tuo vicino può entrare in casa tua in qualunque momento. E magari tu stai facendo altro e sei costretto a interrompere il lavoro. Forse sul momento è una scocciatura, ma poi ripensandoci capisci che quell’interruzione ha portato certamente qualcosa di buono nella tua giornata. E capisci allora che gli incontri sono essenziali. Non è semplice all’inizio, per questo le famiglie che aspirano a entrare in cascina seguono un percorso per comprendere queste dinamiche e maturare la scelta. Non tutti lo concludono, può accadere che uno si renda conto che non è questa la vita che cerca. Noi siamo felici di accogliere tutti, ma la decisione ultima spetta al singolo nucleo. Però nel momento in cui riesci a mettere in comune la tua vita e quella dei tuoi figli, condividendo tempo, ideali e compromessi, nel bene e nel male, condividere anche i soldi diventa poca cosa».

La storia della Cascina. Cascina Solidale Terra Buona si trova in via Puccini. In origine era un vecchio cascinale dove si lavorava il latte; si sviluppava su due piani, dal 2006 è stato aggiunto il terzo. È di proprietà dell’opera pia Zilioli, come tutto il villaggio solidale circostante composto dal centro diurno disabili della cooperativa La Fenice, la scuola materna statale, il cortile di Ozanam della San Vincenzo e le casette popolari o a canone moderato. In accordo con la Curia di Bergamo, il Comune di Nembro e l’associazione Mondo di Comunità e Famiglia, è stato possibile far partire l’esperienza di abitazione collaborativa. Al momento ci sono sei famiglie, con una media di tre figli ciascuna, che fanno parte dell’associazione. In più ci sono quattro spazi dedicati all’accoglienza, ovvero famiglie che stanno vivendo dei momenti di fragilità temporanea e si fermano per qualche tempo. In totale circa quaranta persone.

Articolo pubblicato sul BergamoPost cartaceo del 5 ottobre 2018

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