Intervista doppia a due tifosi partenopei

«Noi terroni, voi polentoni» Il sorriso di Ciro e Gigi, napoletani

«Noi terroni, voi polentoni» Il sorriso di Ciro e Gigi, napoletani
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Ciro e Gigi sono due amici, napoletani e tifosi del Napoli. Vivono in provincia di Bergamo, quindi conoscono molto bene la realtà sportiva bergamasca e l’attaccamento della gente alla Dea. Nel giorno di Atalanta-Napoli, sfida caricata di tensioni inutili da chi giudica e scrive senza conoscere ciò di cui parla, ho pensato di fare cinque domande a due "rivali" che nella nostra terra ci vivono e che conoscono il nostro stadio. Le loro parole sono schiette, sincere. Andare allo stadio di Bergamo non è una passeggiata per chi non è di questa terra e non tifa Atalanta, ma tra quello che è e quello che vogliono far sembrare c’è di mezzo il mare. Premessa doverosa: le risposte che vedete sono quelle che Ciro e Gigi hanno dato. Nulla è stato addolcito, si tratta del loro pensiero e merita rispetto. Ed è bello leggere come loro stessi, da napoletani e tifosi azzurri, parlino di sfottò e non di razzismo. Perché di questo si deve parlare. Nella speranza che questa sera si possa commentare solo una bella partita, aggiungo solo una cosa: il gol di Mertens che ha deciso la sfida dell’anno scorso era irregolare!

 

[Ciro, a sinistra, e il nostro Fabio Gennari]

 

Cosa pensi della polemica nata dopo le parole di Ancelotti?

Gigi: «Le dichiarazioni fatte da Ancelotti sui cori razzisti non erano indirizzate ai soli tifosi dell’Atalanta ma, in modo generale, a tutti i tifosi, napoletani compresi. Sono d’accordo con lui sul sospendere le partite quando vengono fatti dei cori razzisti per il colore della pelle o di grande gravità: una cosa sono gli sfottò del tipo “Odio Napoli” o “Noi non siamo napoletani”, un’altra cosa è augurare una catastrofe parlando del Vesuvio. In passato, a seguito di tale calamità, ci sono state delle vittime e fare un coro dicendo: “Vesuvio lavali col fuoco” vuol dire augurarsi la morte di qualcuno, cosa assolutamente antisportiva».

Ciro: «Partiamo dal presupposto che mister Carletto non è mai banale e che son quasi sempre d'accordo su quello che dice e con la sua filosofia. Credo che il suo sia stato più un suggerimento, un invito alla civiltà figlio anche dalla sua esperienza in tutti i maggiori campionati europei. Altrove, dove ha lavorato, son state debellate piaghe ben peggiori, il tutto in favore dello spettacolo. Sono assolutamente d'accordo sul fatto che non sia giusto dover subire per novanta minuti, o anche solo per parte di questi, insulti e/o cori che sostanzialmente non c'entrano nulla con il calcio e mi permetto di pensare che si riferisse in particolar modo a quello che è successo e che succede quasi sempre soprattutto con i tifosi di quella "squadra" (la Juventus, ndr), che come ben sai non riesco nemmeno a nominare!».

 

Lo stadio di Bergamo è uno stadio razzista o soltanto sportivamente ostile?

G.: «Lo stadio di Bergamo, attualmente, è molto ostile. Sia chiaro, la popolazione bergamasca è assolutamente cordiale e benevola, ma andare a vedere una partita in un settore dello stadio al di fuori da quello ospiti, con la maglia della squadra avversaria, è decisamente complicato. Mi auguro che un giorno, negli stadi di tutta Italia, si possa entrare senza preoccuparsi di cosa indossare per la paura di essere insultato o aggredito».

C.: «Anche qui se ne potrebbero dire di cose... Per esperienza personale dico che sicuramente lo stadio di Bergamo, per un tifoso partenopeo, non è proprio il posto più ospitale di questo mondo, ma così come tanti altri stadi d'Italia. Da tifoso passionale come sono, penso sia più attaccamento al senso di appartenenza e di legame con il territorio, di certo non razzismo: non ho mai avuto questa sensazione. Diciamo che ho visto e vissuto di meglio ma anche di peggio. E comunque, per non sbagliare, vado sempre con un mio amico bergamasco e atalantino».

 

[Il tifoso partenopeo Gigi]

 

Napoletano tifoso del Napoli a Bergamo: hai mai avuto problemi?

G.: «Da due anni faccio parte di un Napoli Club che si chiama “Bergamo Azzurra”. Oltre a occuparsi della parte sportiva del Napoli, il club si occupa anche di varie attività culturali della nostra città. La sede dove ci incontriamo per guardare le partite e per discutere di varie iniziative è un bar situato nel centro di Bergamo, accanto a un locale frequentato da tifosi dell’Atalanta. A volte la visione delle partite del Napoli avviene in contemporanea con quelle dell’Atalanta e in tali occasioni non abbiamo mai avuto alcuna discussione con gli altri tifosi. Aggiungo che più volte sono andato in giro a Bergamo indossando la mia tuta del Napoli senza aver alcun tipo di problema con nessuno».

C.: «Assolutamente no. Dopo tredici anni che sono qui dico tranquillamente che ho quasi più amici bergamaschi. Non tutti sono atalantini purtroppo, ma d'altronde nessuno è perfetto. Questa partita per me è diventata come un derby. Nutro anche molta simpatia per la Dea, a eccezione di quelle due o più partite l'anno in cui ci si incrocia. Mi capita spesso di essere in giro con abbigliamento "azzurro" e devo dire che fino ad ora non ho mai avuto problemi».

 

Se ti dico: "Tu sei un terrone, noi siamo polentoni", ti senti offeso?

G.: «Personalmente no, perché so bene chi sono e da dove vengo, ma so perfettamente che queste parole vengono spesso usate per disprezzare, quindi capisco chi si offende sentendosele dire».

C.: «Offeso? E per cosa? Per quanto mi riguarda, dato il mio profondissimo senso di appartenenza e di legame con la mia terra, è solo un motivo di grande orgoglio, anche quando talvolta mi è stato detto con evidente disprezzo».

 

 

Che partita ti aspetti?

G.: «Dal punto di vista del calcio giocato, mi aspetto da parte dell‘Atalanta una partita dura in quanto la squadra del Gasp negli ultimi anni in casa ha messo sempre in difficoltà le grandi squadre. Dal punto di vista ambientale, da parte dei tifosi dell’Atalanta mi auguro che gli sfottò rimangano quelli scritti nella lettera postata dai tifosi della Curva qualche giorno fa su Facebook. Se così sarà e non verrà fatto alcun coro ove viene inneggiato il Vesuvio, gli farò un grande applauso».

C.: «Bella domanda… Come sempre mi aspetto quella battaglia sportiva che in questi ultimi anni ha contraddistinto le sfide contro un'Atalanta agguerritissima. Questa cosa non credo debba più sorprendere visto che anno dopo anno state diventando una solida realtà e anche questa stagione, non fosse stato per la difficile partenza derivata dall'inaspettato colpo di scena dell'eliminazione in Europa League, avreste avuto sicuramente qualche punto in più. Di sicuro non mi aspetto una passeggiata, poi noi solitamente siamo bravi a tirar fuori il meglio da tutte le avversarie. Spero che finisca nel modo migliore per noi e che domani sia io a sfotterti!».

 

Non contento della bella chiacchierata, l’amico Ciro ci tiene a chiudere con questo pensiero: «Riallacciandomi a quello che poi era il senso di questa conversazione, dico che lo sfottò non solo non va eliminato ma anzi va "protetto". Se mi canti "Noi non siamo napoletani" mi sembra ovvio; "Odio Napoli" è questione di gusti; quelli che mi fanno schifo sono le offese o i riferimenti a tragedie, ai morti o peggio ancora a giocatori solo per il colore della pelle. "Lavali col fuoco"? Pensa che uno dei miei prossimi tatuaggi sarà il Vesuvio con la scritta "Wash Me"! A me fanno tenerezza quelli che dalla Campania o da altre regioni del Sud vanno a cantarlo in certi "stadium". In quel caso ti rendi conto che si tratta solo persone ignoranti. Sono a sfavore dell'interruzione della gara, ma un inasprimento delle sanzioni per determinati atteggiamenti non guasterebbe, anche se piuttosto che la società dovrebbero essere puniti i colpevoli».

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