Dopo anni di linciaggi mediatici

«Assolti, il fatto non sussiste» E allora lunga vita agli ultrà

«Assolti, il fatto non sussiste» E allora lunga vita agli ultrà
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Prima notizia. La Curva Nord non è un'associazione per delinquere, parola del Tribunale di Bergamo.

Secondo notizia: lo stesso Tribunale di Bergamo, collegio giudicante presieduto da Giovanni Petillo, ha assolto gli ultrà atalantini Claudio "Bocia" Galimberti, Luca Valota, Guliano Cotenni, Davide Pasini, Andrea Piconese e Andrea Quadri dall'accusa di associazione a delinquere. Il pubblico ministero aveva chiesto 6 anni e 4 mesi per Galimberti; 3 anni e 8 mesi per gli altri imputati, ad eccezione di Quadri, per il quale era stata richiesta l'assoluzione.

Terza notizia: l'assoluzione è stata decisa perché il fatto non sussiste. Secondo l'accusa, invece, sotto processo era finita «un'associazione armata perché sassi, bastoni e mazze sono armi. E dunque va contestava l'aggravante del quarto comma dell'articolo 41».

Quarta notizia: «Semplicemente, pacatamente, serenamente», come ha twittato la Curva Nord, «assolti perché il fatto non sussiste». Sei parole per spazzare via anni di melma e di gogne, di linciaggi mediatici e di pregiudizi stereotipati che hanno leso la vita e l'immagine degli interessati, dell'Atalanta e di Bergamo. Come se appartenere al mondo ultrà nerazzuro equivalesse a portare sulla fronte una lettera scarlatta. Come se fosse sinonimo di una sentina di nefandezze e di brutture. E soltanto una eccezionale capacità di resistere a tutto, di essere più forti di tutto, ha consentito di rimanere in piedi a chi doveva finire lungo disteso, annientato da una martellante campagna di provvedimenti che non stavano né in cielo né in terra.

Poiché la vita è anche memoria, vogliamo ricordare la chiusura del Baretto per quattro partite interne consecutive, decretata nella stagione 2014-2015 ricorrendo a una norma in vigore durante il fascismo? O il bando dei tifosi atalantini, ai quali, sempre nella stagione 2014-215, venne proibito di seguire la squadra per tre mesi? O l'inverecondo balletto che precedette l'ultima partita interna con il Chievo, stagione 2015-2016, con le restrizioni d'accesso alla Curva Nord per motivi di ordine pubblico revocate in extremis dopo un'autentica rivolta d'opinione? E ancora: voglia parlare dell'inchiesta "Mai una gioia", addì 7 marzo 2017, quando radio, tv e web, di primo mattino bombardarono con la notizia degli ultrà bergamaschi spacciatori, estorsori e rapinatori, al punto che, alle ore 11, il questore di Bergamo si sentì in dovere di affermare, in apertura di conferenze stampa che «l'indagine di cui vi stiamo parlando è un'indagine sullo spaccio. Lì nasce e lì finisce. C'è coinvolto anche un piccolo gruppo di tifosi, ma non scambiamo le due cose. I tifosi sono tanti, l'Atalanta sta vivendo una stagione incredibile e i tifosi si stanno comportando benissimo. Non stiamo quindi parlando di tifosi, ma di un'operazione contro spacciatori e assuntori di sostanze stupefacenti»?

Naturalmente, il circuito della disinformazione si è ben guardato dal riparare ai devastanti danni d'immagine inflitti a un'intera tifoseria, a una squadra, a una città che, invece, grazie all'Atalanta ha calamitato le attenzioni nazionali e internazionali e ha meritato gli applausi che arrivano da ogni dove. Grazie all'Atalanta, allo storico quarto posto, al ritorno in Europa dopo 26 anni, al modello esemplare di gestione della società, all'operazione stadio, al comportamento di un pubblico piacevolmente sconvolto da un exploit sportivo che ha già lanciato in orbita la campagna abbonamenti. Grazie ai tifosi della Curva Nord che, dopo il 7-1 di San Siro, si sono presentati in massa a Zingonia per accogliere la squadra come se i sette gol all'Inter li avesse dati e non li avesse presi. Grazie ai tifosi della Curva Nord che, in questi anni hanno onorato la propria passione e il proprio sostegno all'Atalanta, con una serie di iniziative di solidarietà e di generosità, di cui hanno perso il conto anche i loro detrattori. Lunga vita agli ultrà.

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