La posta degli amori sfigati Ama la Dea quanto te: un romantico

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Cara Alba,
Ti scrivo mentre alla mie spalle va la televisione. Ed è già un miracolo, nel senso che ciò vuol dire che lui, almeno questa volta, è qui e non là. Là dove? Là al seguito della «mia Atalanta», come dice sempre. Perché la nostra non è una storia d’amore, è un ménage à trois tra me, lui e l’Atalanta. Che non sarebbe un problema se solo ciò non significasse dover sempre e comunque sacrificare ogni nostro momento libero in favore di quella squadra di pallone. A te lo posso dire, tanto dubito ti legga (sul Bergamopost legge solo l’altro matto come lui, Fabio Gennari): quando i tedeschi hanno eliminato l’Atalanta dall’Europa, ho esultato. Basta vivere i giovedì con l’ansia di saperlo in giro, a Reggio Emilia o chissà dove per il continente, fino a notte fonda. Ovviamente me la sono tenuta per me, questa gioia. Perché un po’ me ne vergogno. Ma anche adesso, mentre lui insulta non so bene chi e non so bene cosa in una semifinale di non ho capito quale torneo in cui, però, all’Atalanta non sta andando benissimo, mi pare di intuire dai suoi mugugni, io un po’ godo. Sono gelosa, insomma. Di quella gelosia stupida, lo so, perché è stupido essere gelose di una squadra di calcio, no? Sarà che l’Atalanta è una Dea, come dice lui...
Un abbraccio,
Laura

 

Cara Laura,
in molti casi essere gelose della squadra di calcio è decisamente più intelligente che essere gelose di un’altra donna. Nessuna suggestione, nessun beneficio del dubbio, nessun nascondiglio. In questo caso, la fedeltà ad un’altra è palese, sfacciata. E non hai armi, né difese, non c’è seduzione che tu possa tentare per rubare spazio alla Dea. Guarda, appunto, Gennari: è un livello di fedeltà che non conosce crisi, uno spettacolo eternamente suggestivo. «Il vero calcio rientra nell’epica», diceva Gianni Brera. La tua storia mi fa viene in mente Paul, protagonista tifosissimo dell’Arsenal di Febbre a 90, romanzo di Nick Hornby, in perenne lotta con la sua fidanzata Sarah. Lei lo rimprovera di essere un ragazzino, di avere gli stessi desideri di quando era solo un bambino, a differenza dei suoi, che si sono evoluti, sono cambiati. E lui le risponde: «Così si è persa una parte di te, perché tutti dovrebbero continuare a volere una cosa che hanno sempre voluto». Credo che questo sia lo spirito del tifo: un desiderio infinito, inesauribile, uguale da sempre, bello come appena nato. Dunque, ho una buona notizia: stai con un romantico. Ama te e l’Atalanta, solo che conosce lei da più tempo.
Alba

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