La posta degli amori sfigati Tranquilla, le lacrime finiscono

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Cara Alba,
Scrivo a te perché so che se no scriverei a lui. Senza alcun buon esito, tra l’altro. Lui visualizzerebbe e non risponderebbe, io mi abbatterei e passerei i prossimi giorni a lagnarmi con chiunque. Poi accetterei una buona volta uno degli inviti fuori a cena che ricevo di solito (non me la sto menando, è pura cronaca), mi vestirei da figa con la convinzione che sì, sarà quello l’uomo giusto per dimenticarmi di lui, mi farei attendere un po’ ma non troppo, il giusto, sfodererei tutto il mio fascino e ascolterei noiosi aneddoti di chissà quale lavoro e chissà quale vita, per poi finire a pensare che anche questo non è come lui, che ci dovrebbe essere lui al posto suo, ma lui non c’è, non mi vuole, inizierei a piangere, diventerei acida, mi farei riportare subito a casa, mi fionderei a letto ancora vestita e truccata, piangerei ore e ore abbracciando il cuscino che non profuma più di lui da settimane dopo quell’unica notte, finalmente mi addormenterei per poi svegliarmi con il mal di testa, schifata da me stessa, dalla mi stupidità. Tutto questo per un inutile messaggio. Che quindi non scrivo e non scriverò. O forse dovrei scrivergli?
Rosanna

 

Cara Rosanna,
la triste verità è che un amore sfigato funziona perché ci sono poche, pochissime strategie più efficaci dell’indifferenza. Non fare niente è la regola fondamentale, l’opinione universalmente condivisa, il consiglio più inflazionato. Gli scrivo? No. Lo chiamo? No. Cosa faccio? Stai ferma. In amore non vince chi fugge, ma chi non fa nulla. Non c’è niente di più seducente dello zero, di qualcuno che si comporta come se il messaggio non fosse arrivato. Arrossire di mortificazione, però, è un momento. La civetteria più elementare come la dignità più severa all’inizio, e poi il semplice fatto che le lacrime finiscono, che in ufficio non puoi piangere, che senza spesa non si sopravvive, sono la medicina. Riempirsi le giornate e le notti di uomini un tanto al chilo in questi momenti è controproducente: sono ridotti a termini di paragone, uno vale l’altro. Quindi, che fare? Quello che stai già facendo: consuma il tuo pacchetto di lacrime (a ogni amore ne è assegnato uno d’ufficio). La stanchezza è una buona notizia, l’inizio della fine. Tutti gli amori non corrisposti finiscono in un «risolino di stupore, di essercela tanto presa» (Aldo Busi). La parte più bella: qualche mese dopo, quando ti piace un altro.
Alba

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