Tu chiamale se vuoi... emozioni

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Tu chiamale se vuoi... emozioni. Già, una montagna di emozioni, quella che abbiamo vissuto in questo appena trascorso fine settimana. Roba da fa venire la pelle d'oca, da far salire le lacrime agli occhi anche a omaccioni dall'aria tutt'altro che tenera, eppure piegati da sentimenti che urlano dentro e battono dentro il cuore con la percussione dura di una tamburo africano.

Totti se ne va ed è delirio puro il vederlo acclamato come un gladiatore di altri tempi dopo cinque lustri di gloriose battaglie, il piccolo, sparuto Crotone vince e sa farlo giocando un calcio spettacolare che magicamente lo conferma nella massima serie, la Dea sventola la sua bandiera da un olimpico quarto posto. Commozione allo stato assoluto per tutti indistintamente, senza limiti generazionali, al di là di qualsiasi differenza sociale, etnica, oltre le ragioni di parte: una marea di sentimenti trasversale che ha colpito nell'anima ognuno, perfino il più tiepido.

Totti, l’addio e le lacrime. Certo la scenografia di Totti che lascia ha un che di epico, le stesse musiche sono state scelte per fare la fortuna dei venditori di fazzoletti, ma quelle immagini resteranno impresse per sempre nella memoria perché chiudono il cerchio attorno a un campione che prima di tutto è stato un uomo in mezzo alla sua gente. E Francesco Totti è sempre stato amato dai suoi in maniera viscerale e stimato dagli avversari per le sue qualità intrinseche e per una fedeltà alla maglia che non è più di questi tempi.

Lo hanno aiutato la sua espressione franca, un viso aperto e l'aria alla Pietro Germi: ecco, la fortuna di Totti, oltre al fatto di essere stato un fuoriclasse dello sport, sta anche nell'essere una icona di una Roma che non c'è più, quella raccontata da una commedia all'italiana in cui l'umorismo si fondeva col dramma. Il viso di Totti avrebbe potuto essere quello del 'ferroviere' e avrebbe lo stesso conquistato tutti.

Un eroe popolare il cui addio ha fatto piangere uno stadio intero, applaudito per l'ultima volta da una folla impressionante tra cui abbiamo scorto tantissimi grandi del mondo dello spettacolo. E la festa di popolo è esplosa anche tra le strade della cittadina calabrese all'ombra di Pitagora, celebrando una squadra che con uno sforzo titanico ha ricordato come la storia di Davide e Golia non sia soltanto un mito.

L’immensa Atalanta. Ma cosa dire della immensa storia di quest'anno di Atalanta? Non è un errore, la voglio chiamare così, la Dea, perché rivivendo con tutto il suo carattere di amazzone ha regalato ai suoi 'devoti' sensazioni forse dimenticate da troppo tempo. Una magia corale cui hanno partecipato tutti: giocatori, società e allenatore. Senza contare un pubblico di tifosi che non ha mai smesso di sostenere la loro Dea in ogni istante. Momenti di gloria all'Azzurri d'Italia e di lacrime, intrise di gioia e addii. Giulio Migliaccio e Cristian Raimondi hanno, come suol dirsi, deciso di appendere le scarpette al chiodo, ma la loro impronta non sarà mai cancellata dall'erba dello stadio. E poi ancora una miriade di emozioni, una girandola di impressioni al momento della sfilata delle maglie europee, con le firme di tutti i protagonisti che hanno reso possibile l'opera. Un turbine di sentimenti fatti di profonda gratitudine, una voglia immensa di festeggiare e 'incendiare' case, vicoli e palazzi con fiaccole e mortaretti. Una notte da sogno. Tu chiamale se vuoi... emozioni.

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