I criticoni ci hanno rotto C'è solo da essere felici

I criticoni ci hanno rotto C'è solo da essere felici
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Equilibrio, amici nerazzurri. Ci vuole equilibrio. La giornata di campionato si è chiusa lunedì sera con il successo per 2-1 della Roma sul Bologna. I capitolini ora sono tre punti avanti rispetto all’Atalanta, ma scorrendo i risultati (e soprattutto le prestazioni) del fine settimana ci sono un paio di considerazioni che meritano di essere fatte. Con una sottolineatura: se non siete pronti a volare alti con i sogni, consapevoli del fatto che se andasse tutto male non ci sono recriminazioni da fare, l’asticella forse è meglio non alzarla.

 

 

Grandi possibilità, nessun obbligo. L’Atalanta è sesta in classifica, quindi in Europa League. Con una semifinale di Coppa Italia da giocare (e il ritorno a Bergamo) per un traguardo come la finale di Roma che sarebbe qualcosa di storico. In campionato la Dea ha perso con il Milan con tre gol presi su tre tiri in porta e una prestazione dei rossoneri molto gagliarda sul piano fisico. La Roma ha vinto dopo un primo tempo in cui meritava di stare sotto almeno 3-0 contro il Bologna (terz’ultima), la Lazio, zeppa di ricambi di qualità, ha perso a Genova, la Fiorentina ha vinto a Ferrara con un episodio Var giusto ma controverso e il Torino ha messo il bus davanti alla porta (venti tiri del Napoli) strappando lo 0-0. Ah, dimenticavamo: la Sampdoria ha perso anche a Milano dopo aver perso in casa con il Frosinone.

Ogni settimana la classifica può cambiare, ci sono pochi punti e sempre meno squadre coinvolte (Sassuolo e Parma ormai sono staccate), ma qui sembra che la sconfitta della Dea sia una catastrofe. Lo stadio applaude, ma c’è pure una minoranza che inizia a farsi prendere dal panico di non arrivare in Europa. Ma come? Cosa ci tocca sentire? Amici nerazzurri, l’Atalanta può fare qualcosa di grande ed è giusto crederci fino alla fine ma non c’è nessun obbligo. Altri se non arrivano in Champions League possono dichiarare il fallimento, noi al massimo ci avremo provato regalandoci mesi di emozioni incredibili. Il punto di vista è opposto e non esserne felici è illogico. Nessuno gioca per perdere, ma scendere in campo per vincere accettando di non farcela è un cambio di mentalità che ormai va considerato.

 

 

Il male peggiore? La dietrologia. «Nel linguaggio giornalistico, la ricerca, talvolta ossessiva e cervellotica, nell'interpretazione o nell'analisi di fatti, eventi o comportamenti, spec. politici, di quanto "sta dietro", cioè dei motivi veri o presunti che li hanno determinati o che essi nascondono”. In questi giorni si sente parlare di mancanza di alternative, di Gasperini che inserendo Kulusevski avrebbe mandato segnali alla società e di una squadra inadeguata “se quelli davanti non stanno bene fino alla fine». Signori, tutti siamo consapevoli del fatto che se dietro a Ilicic, Gomez e Zapata avessimo almeno un paio di giocatori «forti, pronti, disponibili a stare in panchina, che quando entrano segnano» sarebbe tutto semplice. Come se trovarli fosse un gioco da ragazzi.

Oggi, fare questi discorsi è tanto inutile quanto dannoso. Facciamo i conti alla fine, se uno dei tre davanti avrà problemi o calerà commenteremo quello che è successo, ma se non succede? Se Barrow torna quello dell’anno scorso? Gasperini a inizio stagione lo considerava il titolare. Se Kulusevski esplode come a Zingonia tutti pensano? Il mister è con i giovani che ha fatto miracoli sportivi. La verità è che l’Atalanta aveva puntato forte Defrel, impossibile, e ha deciso di fare con i ragazzi di casa. Rigoni è forte ma è andato via, come mai? Tre come Zapata, Ilicic e Gomez l’Atalanta non li trova mai sul mercato a gennaio disposti a non giocare (perché con questi in campo, un cambio non gioca mai). Guardiamo tutti avanti, godiamoci il momento senza vaneggiare e affrontiamo tutto con la felicità vera del sogno che stiamo vivendo.

 

 

Gli altri applaudono, alcuni dei nostri mugugnano. Uno dei paradossi più incredibili è che i non atalantini sono divisi in due categorie. C’è chi applaude e invidia una realtà che tutti dovrebbero prendere a modello e chi addirittura gode delle sconfitte perché almeno si smette di parlare di squadra rivelazione. Avete capito? Rosicano di brutto. Questo succede fuori Bergamo e dovrebbe essere un monito per chi invece critica al primo passo falso. Il calcio è opinabile e per questo tutti devono essere liberi di gioire o imprecare come meglio credono, ma dopo aver fatto decantare un po’ le emozioni del momento si guarda la realtà e bisogna essere felici.

Siamo piccoli rispetto alle altre con cui combattiamo eppure ce la giochiamo sempre. Abbiamo meno mezzi e non perché i Percassi stanno nella piscina di lingotti a fare il bagno nei guadagni nerazzurri, ma perché la nostra dimensione è quella: possiamo fare grandi risultati ma non perdiamo la misura. E a questo proposito, chiudiamo con una provocazione: dai pensieri di esonero del Gasp, siamo arrivati quarti. Poi settimi e alla splendida serata di Dortmund con semifinale di Coppa Italia persa con la Juve. Ora siamo a ridosso della Champions, vicini all’Europa League e in semifinale di Coppa Italia. Con lo stadio che a breve inizierà la trasformazione: se conquistiamo il quarto posto, la prossima stagione tocca puntare allo Scudetto? Sarebbe un altro salto in alto con le emozioni, a patto che nessuno storca il naso nel caso arrivassimo “solo” secondi...

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