Quello del bomber, in realtà non è un vero problema

Quello del bomber, in realtà non è un vero problema
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Petagna, Cornelius, Barrow e le stranezze degli attacchi degli altri. Sembra il titolo di un romanzo a sfondo nerazzurro e invece è un tranquillo pourparler che ci aiuta a passare il tempo in attesa della prima storica trasferta dell’Atalanta a Benevento. L’ultimo turno di campionato ha regalato tanti 0-0; il tema principale è ovviamente il rendimento delle punte ma, come sempre, non c’è una regola che dimostri come avere un bomber in attacco equivalga a numeri da urlo. Ci sono conferme, certo, ma anche clamorose smentite.

 

 

Petagna, Cornelius e Barrow: una poltrona per tre. In casa Atalanta, il ruolo di centravanti possono attualmente ricoprirlo in tre. Il titolare è senza dubbio Andrea Petagna: il numero 29 triestino non segna molto ma la sua capacità di creare gioco è ormai arcinota. Alle sue spalle, per alcuni tratti della stagione è addirittura sembrato che il danese Cornelius potesse proporsi come alternativa primaria, ma gli acciacchi fisici ne hanno condizionato il rendimento. Intendiamoci: uno che tra poche settimane sarà in Russia a difendere i colori della propria Nazionale non è una pippa; magari non è un campione, ma di certo ha dei valori. L’ultimo arrivato è Musa Barrow: il centravanti gambiano della Primavera stava vivendo una grande stagione con i ragazzi della Primavera ma ormai è in pianta stabile nella rosa della prima squadra e contro l’Inter ha esordito da titolare. Le sue veloci leve e il passo rapido gli permettono di essere una valida alternativa anche sull’esterno e, attualmente, la scelta migliore per Benevento (ma non solo) sembra essere Barrow e Gomez ai lati di Petagna, con Cornelius da recuperare e Ilicic che dovrebbe essere a disposizione per Atalanta-Genoa di domenica prossima.

I 47 gol dell’Atalanta hanno un valore enorme. Scorrendo la classifica di Serie A si scoprono dettagli molto interessanti che confermano (se mai ce ne fosse bisogno) quanto incida molto di più una manovra aggressiva rispetto alla presenza di un bomber. Detto che la Dea ha mandato in gol 13 giocatori diversi, stupisce vedere come Milan (43 gol) e Fiorentina (44) siano dietro alla Dea in tema di reti realizzate. Eppure, queste compagini possono vantare la presenza di gente come Kalinic, Cutrone, Andrè Silva, Simeone e Thereau nel ruolo che a Bergamo è di Petagna. L’Inter (con Icardi) e la Roma (con Dzeko) hanno segnato “appena” 50 gol, stesso bottino per la Sampdoria che pure schiera Quagliarella e Zapata, mentre il Torino di Belotti ha messo a segno un gol in meno (46) rispetto al tanto vituperato attacco atalantino. Si può sempre fare meglio, di certo l’anno prossimo è auspicabile l’arrivo di un attaccante di livello, ma è innegabile come la presenza di un grande attaccante sia tante volte ininfluente rispetto al totale dei gol fatti. La Lazio (75 gol fatti) e la Juventus (77 reti) fanno ovviamente eccezione, così come il Napoli (66 reti) che comunque è parecchio distanziato.

 

 

Attenzione, ora conta averne molti che possono segnare. Da più parti si legge che in questi momenti vengono fuori i valori dei singoli, ma i fatti stanno dimostrando che è fondamentale avere tante soluzioni piuttosto che una bocca da fuoco sola, anche se di livello superiore. Chiaramente, se Icardi torna a fare l’Icardi, per dire, le partite alla fine vanno in una certa direzione, ma quando capita che l'attaccante si trovi innanzi il Caldara di turno, ecco che tutto viene vanificato da prestazioni ai limiti dell’irritante e la squadra non tira mai in porta. L’Atalanta ha la fortuna di aver distribuito i 47 gol su 13 giocatori, che diventano 15 se si aggiungono le coppe. Ci sono tante opzioni per trovare la via della rete e visto che ormai la squadra è così ben rodata e amalgamata, in questo momento è fondamentale stringersi attorno al gruppo e tenere duro. I giocatori sono stanchi e dopo 44 partite ufficiali sarebbe folle il contrario: mancano poche partite e tutto è ancora aperto. Iniziamo a vincere a Benevento, chi segna è davvero l’ultimo dei problemi.

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