L'Atalanta cantata da Vasco È tutto come nelle favole

L'Atalanta cantata da Vasco È tutto come nelle favole
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Ci sono delle canzoni che, incredibilmente, riportano subito alla mente un evento. Un ricordo. Un fatto che ti tocca dentro e ti regala emozioni. Sono giorni incredibili quelli che stanno vivendo i tifosi atalantini, la storia si sta scrivendo e noi tutti ci siamo dentro. Fino al collo. Prima l’aggiudicazione dello stadio, poi l’Atalanta in Europa, poi un mercato intelligente, poi il rinnovo del Papu, il ritiro senza intoppi, la trasferta di Altach contro il Borussia, l’acquisto dello stadio con la firma di ieri. Tutto questo con gli abbonamenti che volano, de Roon che alla fine arriverà (ne sono certo) e un legame sempre più forte tra la squadra, la società e la città: come nelle favole, come recita il bellissimo striscione realizzato da Simone, Chiara e dal loro papà Andrea Arnoldi, che ce lo ha gentilmente mandato via mail. Proprio così, Come nelle favole, in corsivo perché è il titolo di una canzone di Vasco Rossi. I gusti musicali sono personali e magari non è la canzone preferita di molti, ma è innegabile che un pezzo come questo sembra cucito addosso ai tifosi atalantini. Ascoltatelo bene, alcuni passaggi sono da pelle d’oca se li pensate in salsa orobica: c’è dentro l’essenza atalantina, poesia pura per chi ha l’Atalanta che scorre nelle vene.

 

 

«Quello che potremmo fare io e te, non lo puoi neanche credere». L’Atalanta e la sua gente sono una cosa sola. Si abusa di questo concetto un po’ in tutta Italia ma da nessuna parte c’è un legame così forte, viscerale, sincero e disinteressato per la propria squadra come ai piedi di Città Alta. È amore vero, totale e incondizionato. Adesso che i social hanno completamente abbattuto le distanze e i tempi di risposta, è ancora più facile capire gli umori della piazza e il concetto che esprime questo frammento del testo di Vasco Rossi è clamorosamente atalantino. Quando un giocatore, un allenatore o un dirigente arrivano a Bergamo vengono investiti da una scarica di adrenalina che nessuno può capire fino a quando non la prova. Giocare nell’Atalanta è bello non solo perché adesso c’è l’Europa o perché si è quarti in classifica. Durante un’intervista, parlando con Freuler ci siamo soffermati sulla presenza nerazzurra ad Altach. Il discorso si è spostato sulla prossima Europa League e c’è una domanda che il ragazzo ci ha posto e che ci ha colpito: «Loro vengono sempre, vero?». Si parlava di come gli atalantini riescano ad abbattere le distanze e non manchino mai. I giocatori lo sanno, lo sentono e ne beneficiano. Forse non vinceremo mai uno scudetto, in futuro arriveranno momenti difficili, ma non c’è nulla che spaventi la gente dell’Atalanta. E questo è stupendo. Quel «non lo puoi neanche credere» cantato da Vasco Rossi è per tutti quelli che pensano sia una squadra di calcio e basta, undici ragazzi viziati che corrono dietro ad un pallone. Non avete capito nulla, forse non potrete mai capirlo. L’Atalanta è qualcosa di magico, lo capisce solo chi lo vive e raccontarlo è una fortuna vera.

«A crescere bambini, avere dei vicini». È la storia dell’Atalanta di ieri e di oggi. Sono anni che a Zingonia si crescono bambini che poi prendono la loro strada nel mondo del calcio. Da professionisti, certo, ma anche e soprattutto da uomini veri. C’è un modello nato con Favini ormai conosciuto in tutto il mondo, un progetto che ricomincia ogni estate e finisce a maggio inoltrato: un ciclo continuo, linfa vitale per un sistema calcistico che aspetta capitali e riempie i giornali mentre qui, nella piccola Bergamo, si lavora sodo per sfornare campioni. Da ieri, ufficialmente, abbiamo anche dei vicini. Quella che è sempre stata casa nostra, adesso lo è diventata pure nelle carte che contano. L’Atalanta Bergamasca Calcio è proprietaria dello stadio di Bergamo, quindi la prossima volta che si entrerà nell’impianto di viale Giulio Cesare sarà da padroni di casa. Fuori dall’ufficio del notaio Fahrat, alle 9 della mattina ,non c’era nessun giornalista a parte noi di BergamoPost. E quando è arrivato Luca Percassi con il suo zainetto multicolore e il solito sguardo semplice accompagnato da un sorriso, non sembrava di essere a pochi minuti da una firma storica. Il fatto che quella firma l’abbia impressa il figlio del presidente è ancora più significativo. Sul documento forse più importante dei 110 anni di storia atalantina ci sono nome e cognome di quello che probabilmente sarà il condottiero della Dea nel futuro: tutto questo si chiama continuità.

 

 

«Come nelle favole». Ebbene sì, come nelle favole. La cavalcata europea, il giorno dei giorni contro il Milan e la qualificazione matematica, la torciata che ha incendiato le Mura Venete e quella cartolina di felicità assoluta e totale inviata al mondo pallonaro fatto solo di soldi cinesi e trasferimenti storici. L’Atalanta e la sua gente vivono una favola, il 25 agosto non ci sembrerà vero di essere a Montecarlo per assistere ai sorteggi e quando da quell’urna uscirà il nome “Atalanta Bergamasca Calcio” sarà bellissimo. Come nelle favole, però, aspettiamo anche il lieto fine. Che ha un solo nome: Marten de Roon. Ciclicamente altri giornali raccontano di come il giocatore sia vicino, poi lontano, poi quasi sfumato, poi praticamente fatto, ecc ecc… La nostra posizione è sempre stata la stessa: Marten de Roon è l’unico vero obiettivo della Dea per chiudere con il botto una campagna trasferimenti molto importante.
La volontà del giocatore è risaputa, dall’Inghilterra arrivano segnali di come il canale sia sempre apertissimo e quei messaggi con scritto “ci vediamo presto” ormai sono una piacevole costante. Aspettiamo e vediamo quando tutto si concretizzerà, adesso non è importante verificare ogni spiffero, bisogna solo aspettare e crederci: il lieto fine arriva, come nelle Favole.

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