«Atalanta modello da seguire» (poi però nessuno lo segue)

«Atalanta modello da seguire» (poi però nessuno lo segue)
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L’Atalanta è un modello, ma in Italia arrivano nelle prime posizioni squadre che hanno buchi nel bilancio come crateri. Lo spettacolo del calcio è qualcosa di trasversale e seguitissimo dai tifosi ma intanto, tra spezzatino tv e costo dei biglietti, seguirlo diventa difficilissimo. E ancora, i settori giovanili sono una grande risorsa però è ancora la Dea a essere avanti anni luce rispetto agli altri. Venerdì scorso, alla vigilia della gara contro il Parma, la sede di Confindustria Bergamo ha ospitato un evento interessante sul modello di business nel calcio di Atalanta. Il presidente Antonio Percassi e l’amministratore delegato della Lega di serie A, Marco Brunelli, sono stati moderati dal giornalista di Sky Fabio Caressa e la discussione ha toccato diversi temi.

 

 

Modello Atalanta, esempio da imitare. «Il bilancio dell’anno scorso è di 147 milioni di euro con utile di circa 27 milioni. Quest’anno ci aspettiamo ancora un buon risultato, siamo soddisfatti». Il numero uno della Dea, Antonio Percassi, ha confermato davanti alla platea di Confindustria i numeri incredibili del bilancio orobico, ma se da una parte per noi che viviamo non ci sono novità di rilievo, è quantomeno incredibile rilevare come la Lega di Serie A da una parte si complimenti per una gestione oculata come quella orobica e dall’altra non abbia una strategia per obbligare tutti a comportarsi nello stesso modo.

Abbiamo chiesto conto di come sia possibile evitare che l’Atalanta e il Milan giochino per lo stesso obiettivo con oltre 300 milioni di euro di differenza nei bilanci (+147 l’Atalanta, -160 milioni i rossoneri) e nessuno faccia nulla e la risposta è stata questa: «In un sistema aperto come quello del calcio – ha detto Brunelli – non abbiamo molti strumenti per intervenire. Ci sono le regole, ma non va sempre tutto per il verso giusto. Servirebbe un sistema come la NBA americana». Parole, parole, parole e intanto Percassi ha ribadito: «Di certo noi siamo stati molto penalizzati quest’estate con il discorso dei preliminari».

 

 

Spettacolo, eventi, prodotto calcio. A conferma che in certe situazioni i bei discorsi sono spesso lontani anni luce dalla realtà, durante la serata si è parlato di come la Lega sta cercando di mettere in atto una serie di iniziative per valorizzare il prodotto calcio. «In Spagna – ha detto ancora Brunelli – la partita tra Barcellona e Real Madrid è un evento che ambasciatori della Liga portano in giro per il mondo e valorizzano in ogni situazione». Tutto vero, peccato che in Italia per andare a vedere una partita spesso servono 30 euro di biglietti in stadi dove si prende l’acqua e con settori chiusi per la scarsa partecipazione.

 

Si parla molto di stadi, del modello Atalanta e del nuovo progetto che prenderà il via al termine della prossima estate, ma chi sta ai vertici del calcio sottolinea come «ci sono poche differenze tra l’operazione fatta dall’Atalanta e la concessione da 99 anni che hanno invece portato avanti Udinese e Juventus». Peccato che da una parte ci sia l’alienazione di un bene pubblico a favore di un privato con una serie di passaggi burocratici da far accapponare la pelle e dall’altra no. Il presidente Percassi, sull’argomento, ha detto anche che «l’accesso al Credito Sportivo dovrebbe essere molto più semplice» come a dire: non tutti hanno la forza di 120 milioni di cessioni per mettere in conto 40 milioni di euro per l’impianto. Sono le basi dell’economia.

 

 

Settore giovanile: Atalanta prima per distacco. Uno degli aspetti più interessanti della serata ha riguardato il modello del settore giovanile atalantino. «I nostri sponsor più importanti sono realtà della provincia di livello internazionale, tutti sono stati affascinati e si sono avvicinati al calcio grazie anche alla nostra politica sui giovani: ci crediamo molto, è qualcosa che ti permette di crescere sempre ed è per questo che facciamo continui investimenti anche sulle strutture». Il pubblico, Caressa e Brunelli hanno applaudito e magnificato una situazione da imitare che tuttavia non trova molti esempi simili ai massimi livelli.

Spendere nella formazione dei ragazzi non è come prenderli già formati, cambiano completamente le premesse e anche se il risultato è magari di avere squadre forti nei campionati degli adolescenti l’Atalanta porta avanti ormai da decenni un’idea di crescita e di formazione che sarebbe davvero una super vittoria per tutto il calcio italiano. Insomma, in due ore di incontro in Confindustria si è capito ancora meglio un concetto: l’Atalanta è un modello di ottima economia e gestione applicata al calcio, ma per imitarlo servono tempo, idee e progettazione. Ai massimi livelli, probabilmente, preferiscono altre strade molto più veloci: tanto finché nessuno mette paletti che problemi ci sono?

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