Milan-Atalanta, due opposti che si sfidano per l'Europa

Milan-Atalanta, due opposti che si sfidano per l'Europa
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Milan-Atalanta è una sfida che mette di fronte due filosofie diverse e due modi opposti di fare calcio. Chiaramente la dimensione e il blasone delle società a confronto non è lo stesso, ma un minimo di ragionamento si può e si deve fare, non foss’altro per quello che è successo nel recente passato quando il destino di una (l’Atalanta) è stato in bilico fino all'ultimo perché l’altra (il Milan) ha giocato una partita assurda con la Uefa, figlia della gestione economico-finanziaria del club nel recente passato.

 

 

Milan: il fine giustifica i mezzi. La politica rossonera delle ultime stagioni è stata organizzata in un verso solo: faccio un certo tipo di mercato per costruire una squadra che raggiunga la qualificazione alla Champions in modo da garantirmi gli introiti per sistemare il club. Una sorta di investimento a rischio sul futuro, considerando la competizione elevatissima per i primi posti che valgono la partecipazione al torneo più importante e con buona pace di tutti quei regolamenti e del Fair Play Finanziario che alla fine rimane una bella favoletta sulla bocca di tutti ma poi viene puntualmente aggirato. In questo momento, il Milan sta partecipando all’Europa League perché il Tas di Losanna ha rimandato alla Uefa la sanzione che escludeva i rossoneri dalle coppe vista la scellerata gestione del triennio 2014-2016. Le cose, l’anno scorso, non sono per nulla migliorate (spendi centinaia di milioni per raggiungere un misero sesto posto), eppure la nuova proprietà sembra aver cancellato regolamenti infranti e buchi enormi di bilancio con buona pace di chi, invece, partecipa alle competizioni cercando di tenere i conti in ordine. Il fine giustifica i mezzi, sembra di capire. E ai tifosi del Milan interessa (pare) solo che il Milan torni grande. Il come non importa.

Atalanta: i mezzi per arrivare all’obiettivo. Il modus operandi dei dirigenti atalantini è diametralmente opposto e si basa su una solidità che guarda con ottimismo al futuro. L’Atalanta ha un fatturato di 147 milioni di euro, investe cifre importanti nel settore giovanile e, grazie al lavoro di Gasperini, ha a disposizione un polmone di risorse che permette di assorbire un’operazione da oltre 40 milioni di euro come la ristrutturazione dello stadio senza dover mai imporsi di raggiungere le coppe per ripagarlo. Già, perché per non avere problemi basta restare in Serie A: se anche l’anno prossimo dovesse capitare di non andare in Europa League, lo stadio verrà comunque ristrutturato. I costi che ha l’Atalanta oggi sono alti rispetto al passato, ma c’è una solidità finanziaria che i Percassi hanno costruito negli anni e che rappresenta una forza incredibile. Zingonia è un gioiello, l’acquisto dello stadio rappresenta qualcosa di unico e fondamentale per il futuro e poi c’è il gruppo che è composto da giocatori importanti con un allenatore che ha un contratto lungo. Resta solo da fare calcio, senza inventarsi nulla ma tornando a fare quello che si è visto con grande continuità nelle ultime due stagioni.

 

 

Le radici contro gli investitori. Alla base di tutto c’è anche una differenza enorme nella proprietà delle due società. L’Atalanta è di una famiglia di Bergamo che conosce, vive, apprezza, alimenta e sogna insieme a una piazza intera. Una tradizione che si tramanda di padre in figlio. Se sei di Bergamo e vivi Bergamo, capisci perfettamente quanto la passione della gente sia un valore imprescindibile per continuare a gestire nel migliore dei modi una società che non vince come le grandi ma che viene seguita con un trasporto che le grandi si sognano. Al Milan è diverso: prima, con Berlusconi, un minimo di paragone si poteva pure fare ma adesso che il timone è in mano a un fondo di investimenti estero è chiaro che ci sia una percezione della piazza molto diversa. I rossoneri sono una società con tifosi in tutto il mondo ma certi valori non sono di certo ritrovabili: il Milan di Sacchi, tanto per fare un esempio, ha fatto innamorare il mondo ma dietro quella squadra formidabile c’erano la passione e la lungimiranza di un presidente che per trent'anni ha contribuito a far diventare quella rossonera una delle migliori società del mondo. Un altro calcio, un altro mondo: Milan e Atalanta sono su due pianeti diversi.

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