Il recupero in difesa di Zapata Così si gioca da Atalanta

Il recupero in difesa di Zapata  Così si gioca da Atalanta
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«Ricorda: tra Zapata e Petagna c’è uno sport di differenza». La battuta di un ex calciatore che conosce benissimo le dinamiche del mondo pallonaro è lo spot più bello per capire fino in fondo che il nuovo calcio di Gasperini a Bergamo ha bisogno di tempo per dare i suoi frutti. In particolare, per quello che abbiamo visto fino ad oggi, l’emblema di quanto sia necessario lavorare duro per vedere presto dei risultati è proprio il centravanti colombiano arrivato dalla Sampdoria: i valori, se li hai, prima o poi vengono fuori.

 

 

A secco in campionato, questione di tempo. Duvan Zapata ha giocato finora tutte le undici partite ufficiali della Dea. Qualche volta è partito dalla panchina, altre invece ha giocato dall’inizio e le prestazioni sono state altalenanti. In campionato non ha ancora trovato la via della rete, ma in casa della Roma e del Milan ha offerto prestazioni da urlo. All’Olimpico è suo il palo da cui nasce la rete di Castagne, a Milano è suo l’assist per Gomez che pareggia e c’è ancora lui al tiro quando Donnarumma deve compiere un mezzo miracolo prima del 2-2 di Rigoni.

Il tempo è il miglior alleato del numero 91 colombiano, con Gasperini devi lavorare ogni giorno per capire fino in fondo i movimenti e senza entrare troppo in discorsi tattici approfonditi è chiaro che lui stia studiando per essere pronto il prima possibile. Non è solo uno di profondità, non è solo uno che viene incontro, ma è un centravanti che ha tante buone caratteristiche che deve solo mettere “a bolla” rispetto alle richieste del tecnico, ai movimenti dei compagni e all’atteggiamento complessivo di squadra.

 

 

 

Tira sempre, quando lotta è decisivo. Il punto centrale del ragionamento però si chiama atteggiamento. Domenica a San Siro è sceso in campo dopo il riposo e il suo impatto sulla squadra è stato devastante. Al primo pallone toccato spalle alla porta, ha superato Musacchio di potenza e si è liberato al tiro: queste sono le azioni che mancavano a Petagna e che invece lui dimostra di avere. Sempre in tema di potenza, la giocata che fece su Manolas a Roma (palla lunga e scatto travolgente) è molto simile per approccio e certifica come sia necessario solo trovare il modo di metterlo in moto.

Pretendere tutto subito sarebbe sbagliato, ma se nel frattempo arrivano prestazioni gagliarde e generose come l’ultima a San Siro ne siamo tutti molto felici. Certo, a ben guardare anche con il Cagliari (è con lui che Srna battaglia nella famosa occasione del rigore non dato alla fine) e Spal (sua la prima e unica conclusione pericolosa di tutto il primo tempo con quel colpo di testa su assist di Gosens) si è fatto vedere in zona gol, ma mentre in quelle due partite è parso un corpo estraneo rispetto alla squadra contro Roma e Milan si è fatto vedere.

 

 

Che bello quel recupero nel finale su Suso. A dimostrazione di come per fare breccia nel cuore dei tifosi bergamaschi prima di tutto ci devi mettere impegno e sudore, sul risultato di 2-1 e con la squadra in proiezione offensiva domenica a San Siro c’è stato un episodio che ha strappato applausi. Dopo un fallo non fischiato su Ilicic di Biglia, Zapata è partito dal limite dell’area di rigore del Milan e dopo oltre 70 metri di scatto è andato ad anticipare Suso al limite dell’area della Dea.

Un’azione molto significativa, uno scatto che normalmente ti aspetti da uno come de Roon e che invece è arrivato da uno degli ultimi arrivati. Dopo poco, lo stesso Zapata era in area a concludere verso Donnarumma con Rigoni che ha insaccato il 2-2. Queste sono le giocate che esaltano il pubblico di Bergamo, si possono perdere o vincere tutte le partite, ma indipendentemente dal risultato finale Bergamo e la sua gente hanno prima di tutto bisogno di vedere questo spirito. In attesa dei gol, che certamente arriveranno.

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